Top e Flop, i protagonisti di venerdì 14 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 14 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 14 aprile 2023

TOP

IL PONTE SULLO STRETTO

Pei Minshan

Delle opere dell’ingegno umano noi di solito valutiamo due cose: bellezza e difficoltà: Siamo abituati ai parametri dei canoni classici ed ogni cosa la giudichiamo secondo un metro che è la misura massima della redditività estetica e logica di un’opera a tre dimensioni.

Col tempo poi, specie dopo la Riforma e la Rivoluzione industriale, abbiamo aggiunto parametri: la funzionalità e le capacità di attrarre economia. Ecco, da questo punto di vista il Ponte sullo Stretto di Messina pare essere definitivamente uscito dallo scomodo ruolo di “opera totem”, simbolo di un riscatto meridionale che non passa certo per quella campata o icona di una parte politica che non si “riscatterà” certo a suon di calcestruzzo.

No, il ponte è diventata un’opera concreta che sa di lavoro, denaro, investimenti ed opportunità di sviluppo, anche passando per la globalizzazione. La riprova? Non c’è solo Webuild interessata e coinvolta nella costruzione, non ci sono solo appetiti spagnoli, ma addirittura cinesi.

Premessa: quando si parla di costruzioni e di Cina si allude al Paese Titano del settore. E non è un caso che il colosso cinese China Communications Construction Company (CCCC), terzo big mondiale delle costruzioni, sia fra quelli che vogliono realizzare l’opera.

Pei Minshan, deputy general manager, ingegnere civile specializzato in ponti, lo ha spiegato bene. “Abbiamo appreso che il decreto del 16 marzo del Consiglio dei ministri italiano è stato firmato. Il che consente l’immediata ripresa della progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Sappiamo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha emesso un avviso in cui si afferma che il progetto del ponte utilizzerà il piano tecnico del 2011 e realizzerà il ponte strallato (cioè sospeso, con l’impalcatura retta da una serie di cavi ancorati a piloni di sostegno, ndr) più ampio al mondo, ben 3,2 chilometri”.

Poi il manager la butta giù di fino: “Un piano adeguato ai più recenti standard tecnologici, di sicurezza e ambientali. In qualità di più grande società di progettazione e costruzione di ponti al mondo, CCCC è sicuramente molto interessata all’implementazione del progetto. Speriamo di poter utilizzare la nostra tecnologia già collaudata nella costruzione di altri due ponti simili per contribuire a promuovere lo sviluppo economico e l’integrazione nel Sud e nel Nord dell’Italia”.

E se anche la Cina guarda allo stretto con gli unici appetiti della Cina che ci piacciono forse la strada è quella giusta. Strada fra due terre e sopra il mare più azzurro del mondo.

Campata fra Roma e Pechino.

MAURO BUSCHINI

Rilassato, sorridente, con un buco in meno alla cinta e qualche tono di colorito in più: il Mauro Buschini apparso ieri sera in tv nulla ha da spartire con il Mauro Buschini visto in occasione del suo addio alla Presidenza del Consiglio Regionale e meno ancora con quello che decideva di lasciare la prima linea per passare allo Stato maggiore.

La presidenza di Egaf non è una gita in campagna nella quale bivaccare. Perché significa andare ad interrompere percorsi, rompere equilibri, sotterrare schemi definiti. Ed imporre a tutti un unico modello di raccolta dei rifiuti. Un po’ quello che accadde con la nascita della gestione unificata delle risorse idriche. Dove ogni Comune aveva trovato il suo modus vivendi con il consorzio di riferimento: c’erano intere comunità che nemmeno avevano il contatore dell’acqua. Qui c’è da mettere insieme chi sta iniziando a fare la differenziata e chi sta già al codice a barre per il tanto butti e tanto paghi.

Fatto è che la nuova esperienza di Buschini lo tiene lontano dai veleni e dalle trappole della politica attiva e lo pone su un piano amministrativo. Nel quale la capacità di relazione politica ed ancora più di mediazione è fondamentale per mettere d’accordo tutti. Se sarà capace lo diranno i risultati che porterà.

I primi passi sono concreti. Se riuscirà a centrare la percentuale di differenziata provinciale potrà anche far scattare la clausola che renderà del tutto inutile lo stabilimento Saf di Colfelice. Tra un po’ di mesi si inizieranno a vedere le cose. Ma nel frattempo si rivede una persona alla quale sono tornati sorriso, colorito e voglia di fare.

Bentornato.

FLOP

SALVATORE FONTANA

Salvatore Fontana

Nelle ore scorse è stato raggiunto da un provvedimento che in pratica gli ha ordinato di non dormire a Cassino e non occuparsi delle sue aziende: lo sospettano d’avere indotto l’allora presidente della Commissione Lavori Pubblici Tommaso Marrocco a corrompere il sindaco Enzo Salera in modo da fargli pilotare in una direzione precisa una gara d’appalto (Marrocco rifiutò, Salera denunciò); di avere realizzato la trasformazione del Mercato Coperto impiegando una concessione edilizia scaduta. Sugli aspetti giudiziari non è questa la sede per fare considerazioni: a ciascuno il suo, toccherà ai procuratori dell’accusa e della difesa dimostrarne solidità e fragilità.

È sul piano politico ed amministrativo che invece qualche riflessione è opportuna. L’indagine rischia di svelare una parte della città tanto nascosta quanto pericolosa. Non è un caso che la Guardia di Finanza abbia indicato al magistrato un totale di 17 nomi coinvolti a vario titolo in questa indagine. Ed è chiara la ragione: il palazzo dell’ex Mercato Coperto si trova in ciò che oggi è il pieno centro cittadino e se quella trasformazione è avvenuta in maniera abusiva non è possibile che nessuno se ne sia accorto. Le imprese non lavoravano di notte per sparire all’alba. Ergo: se le accuse sono fondate significa che a Cassino esiste una rete di complicità ramificata, diffusa, profonda, nel tessuto amministrativo.

Sul piano politico è un modello di confronto a finire sotto la lente dei magistrati. E non è lo scontro dialettico, passionale, acceso che in politica ci può stare. Ma la sua superfetazione. Finalizzata a condizionare in maniera criminale le scelte amministrative.

Salvatore Fontana oltre un anno fa annunciò l’addio alla politica: disse che non si riconosceva più nell’attuale modello di confronto. Poi face un passo indietro. Salvo dimettersi, per le stesse ragioni, qualche mese più tardi. Legittime le dimissioni, legittimo il ripensamento, legittima la rinuncia definitiva. Ma fino a ieri è rimasto Segretario provinciale di Italia Viva: in quella veste avrebbe potuto e dovuto promuovere un dibattito a viso aperto sulla deriva in corso e sul modo di confrontarsi. Ribadendo i limiti del legittimamente consentito, del politicamente ammesso, dell’eticamente inaccettabile. Forse avrebbe evitato la gazzarra avvenuta nel corso dell’ultima seduta consiliare.

A prescindere dalle indagini.

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Nulla quaestio su grinta e ruvidezza d’approccio, ma il rodaggio è finito e adesso serve di più, molto di più. Se c’è una cosa che nessuno può imputare ad Elly Schlein ad un mese dalla sua elezione a segretaria del PD quella è la tigna con cui la stessa ha marcato praticamente su ogni punto il governo Meloni.

All’esecutivo in carica la Schlein non gliene ha mandata buona praticamente una, diventando una specie di tarlo stakanovista ficcato giusto al centro dell’armadione di destra centro che sta a Palazzzo Chigi. E la Schlein ha roso come nessuno. Lo ha fatto perché è bravissima a farlo e perché per quello è stata scelta e lo ha fatto per contrappunto diretto con le precedenti gestioni del Nazareno, per lo più comode e piacione.

Tuttavia resta un fatto empirico: la Schlein finora ha difettato di programmazione e proprio su quella i suoi predecessori, non certo animali da ring, rischiano di entrare nel novero nostalgico di tempi andati via con malinconia.

Spieghiamola: un Partito di peso specifico come il Pd non potrà mai essere solo e soltanto un covo di sanculotti che con l’etica in punta di picca vanno all’assalto della Bastiglia governativa.

Piaccia o meno il Pd è strumento organico di ciò che l’Italia si propone di essere per il futuro. E per ricoprire appieno questo ruolo c’è bisogno di programmare e dare una rotta che non sia quella che porta alla prossima barricata. Ecco, lì Schlein finora si è dimostrata debole in netto ossimoro con una veemenza argomentativa che è bella ma non sufficiente.

La radicalizzazione che aveva portato a traino sondaggi molto più lusinghieri è per gran parte valore effimero e caduco. E se la Segretaria non dovesse cominciare a spuntare iniziative politiche nel recinto del Parlamento andrà via via a diventare il discrimine fra quello che il nuovo Pd avrebbe potuto essere e quello che è diventato effettivamente. E nelle storie fighe o quanto meno in quelle che sui libri stanno nelle pagine più consunte ha sempre contato di più chi è sopravvissuto alla ghigliottina di chi l’ha manovrata per far cadere teste.

Anche perché di solito chi la manovrava poi ha dovuto poggiare la sua, di testa, sul ceppo.

Dopo la luna di miele.