Top e Flop, i protagonisti di venerdì 19 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 19 maggio 2023

TOP

LUIGI DI MAIO

Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica

A suo tempo ha avuto la capacità tipica dei sottomarini hunter-killer che solcavano i mari nei primi anni 2000: si è inabissato ed è scomparso dai sonar senza neanche fare snorkeling. Luigi Di Maio ha vissuto una parabola discendente di gradiente terrificante a partire dalla fine del governo Draghi in cui era ministro degli Esteri.

Aveva deciso di essere l’anti-Conte dall’interno ed ha perso senza riuscire a sabotare la nuova leadership che tendeva già allora a prendere distanze chilometriche dalla linea dell’esecutivo sulle armi all’Ucraina. Ha fondato un suo partito che ha vissuto la vita effimera delle farfalle. E che nell’andare a fondo alle elezioni del 25 settembre scorso si è portato anche lui, che aveva abbandonato la vita politica attiva. E addirittura aveva cancellato i suoi account social.

Dopo mesi di silenzio e ludibrio c’è stata la sua resurrezione, prima ventilata, poi pubblicizzata e poi realizzata per step graduali. Che sono culminati con la “presa di possesso ufficiale” delle ore scorse che introduce al primo giorno di lavoro del primo giugno per un incarico biennale. Ad essa aveva fatto da “intro” la nomina ufficiale di lunedì 15 maggio, quando il Consiglio Ue aveva indicato ufficialmente Luigi Di Maio come rappresentante speciale per il Golfo.

La nomina dell’ex ministro degli Esteri non era stata gradita quando se ne era parlato. E lo era stata ancor meno quando si era andati sul concreto. Basti pensare che l’attuale ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva chiosato una lunga sequela di opposizioni con un blando e scettico “è una libera scelta dell’Alto RappresentanteJosep Borrell. La Lega ha fatto di più ed ha parlato di scelta definita “politicamente oltraggiosa“. Matteo Salvini ci ha messo poi il suo solito carico da mille: “Di Maio andrà a rappresentare, forse, l’Italia nel Golfo… Non a nome mio, non a nome vostro, e non a nome del governo in carica“.

Il dato però è un altro: Luigi Di Maio è stato capace di coltivare rapporti internazionali tali da verniciare la sua persona con una patina di inossidabilità temporanea con cui è riuscito a portare a meta le sue aspirazioni di ministro finito ed aspirante leader neanche mai cominciato, ed in questo è stato bravo a tacere e bravissimo a tessere.

Ed in politica queste sono qualità, piaccia o meno.

Micidiale.

STEFANO CECCARELLI

Stefano Ceccarelli

Fino a qualche anno fa era questione di sensibilità. Ammantata con uno sciocco scialle di radical chic contrapposto alla rude evidenza delle cose quotidiane delle quali si riteneva fosse invece prioritario occuparsi. E quando nacque in Italia il primo Partito a matrice ambientalista, i Verdi, venne preso come una simpatica alternativa sulla quale puntare per fare i primi dispetti ai Partiti tradizionali della I Repubblica. La cui lessatura era in corso ma loro continuavano a negare l’evidenza.

Invece il tema dell’ambientalismo era dannatamente prioritario, maledettamente centrale ed urgente. Cominciamo ad accorgercene solo ora che a finire lessati, lentamente siamo noi. Ora che gli scienziati dicono che siamo già al punto di non ritorno e ci avviamo allegramente verso il prossimo traguardo. Quello oltre il quale la presenza umana non sarà più compatibile con le condizioni del pianeta Terra.

Invece Stefano Ceccarelli e Legambiente lo avevano capito da prima. Molto prima. Ed incuranti tanto dei negazionisti quanto degli scettici hanno continuato nella loro missione. Che ora li porta ad intervenire su un nuovo fronte: le api e gli insetti impollinatori sono in pericolo. Complici la crisi climatica, la siccità, le ondate di calore, gli eventi estremi e l’utilizzo dei pesticidi in agricoltura. La loro esistenza è messa fortemente in discussione. E senza le api – è opinione comune – la vita sul Pianeta è destinata ad un rapido declino.

Molti apicoltori lo scorso anno si sono dovuti spostare in aree montane, portando razioni di soccorso e acqua negli alveari già nei primi giorni di agosto. Nonostante questo, molte delle api non hanno superato l’estate. Così Legambiente ha fatto partire la campagna Save The Queen. Ha installato oltre 100 Bee hotel in tutta Italia, piazzandone tre anche a Frosinone. Per favorire la nidificazione delle api solitarie in 108 piccoli rifugi di biodiversità, posizionando i Bee hotel in luoghi strategici e dal forte valore simbolico – come aree periferiche o parchi urbani – in cui favorire il ripopolamento delle api e degli impollinatori, coinvolgendo anche le amministrazioni locali.

E cercando di far capire anche a noi che questo mondo si sta lentamente lessando, mentre noi ci siamo dentro e pensiamo che sia soltanto piacevole tepore.

A rischio estinzione.

FLOP

CORRADO FORMIGLI

Corrado Formigli a Piazzapulita su La7

Sulla moglie di Cesare non c’è sospetto. E nemmeno su Corrado Formigli. La sua onestà intellettuale è inattaccabile: ha un’opinione e non la nasconde. Che sia condivisibile o meno è altra faccenda e dipende dalla diversa sensibilità di ognuno. Ma che sia il primo a difendere lo spazio per le opinioni diverse dalla sua è una certezza.

E nemmeno sulla sua correttezza professionale c’è margine di discussione. Formigli è un modo di vedere le cose e di raccontarle da quel punto di vista. Se sei disposto al confronto ci vai. Se non ti va, rinunci. Ma a prescindere dalla posizione, nessuno può negare che i punti di vista che propone e come li propone siano il più delle volte intelligenti, interessanti, originali.

Proprio per questo stupisce il servizio andato in onda ieri sera sul sindaco di Anagni Daniele Natalia. Mostrando un video con il comizio finale di venerdì scorso alla presenza del governatore del Lazio Francesco Rocca. Le immagini mostrano Natalia che porta la mano al petto durante l’inno italiano. E poi allunga il braccio per salutare la piazza muovendolo poi da destra a sinistra. Ma chi mostra il servizio lo propone poi ‘alla moviola’ si vede il braccio teso per un secondo e sostiene che fosse un saluto romano.

Sono sconcertato – ha commentato ieri sera il sindaco – di fronte alla mistificazione messa in atto questa sera da Piazza Pulita su La7. E sono stupito da come un serio professionista, intellettualmente onesto quale ritengo Corrado Formigli possa essersi prestato a questa montatura. Arrivare a fare il Var sul video di un comizio con tanto di fermo immagine mentre ho il braccio teso verso la piazza per non più di un secondo, per sostenere che abbia fatto un saluto fascista, è falso oltre che offensivo. Per la mia persona, per la mia comunità, per gli anagnini democratici e per la nostra storia antifascista”.

Se voleva essere un assist è stato un boomerang. Del quale il primo a lamentarsi dovrebbe essere Alessandro Cardinali, avversario di Natalia nel turno di ballottaggio: non ha bisogno di questi ‘aiutini’ per affrontare la sfida. Perché la differenza tra i due progetti è chiara, evidente: quello di Natalia è per la prosecuzione del percorso, quello di Cardinali per un cambiamento di rotta. Vincerà il più convincente. I cittadini di Anagni sono in grado di valutare: non hanno bisogno del Var per decidere.

Autogol in diretta.

EUGENIA ROCCELLA

Eugenia Roccella (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Il Grande Equivoco Furbo che ha portato recentemente Giorgia Meloni a tenere di fatto un comizio con il Papa di fianco ed il mainstream a dibattere per settimane su un tema è nato a Milano e prevedeva tutt’altro argomento. All’epoca giunse una comunicazione delle Prefetture che inibiva la registrazione anagrafica dei figli di coppie omogenitoriali. E per qualche giorno si parlò delle “mani legate” di Beppe Sala, sindaco notoriamente prog che aveva dovuto “digerire” un rospo per lui amarissimo.

Da allora e con grazia volpina l’asse della discussione era stato spostato gradualmente sul tema, parallelo, contiguo ma differente, dell’utero in affitto. E da lì era stata tutta un’escalation di affermazioni, dibattiti, post e trasmissioni tv a tema su quell’argomento. Il tutto fino all’acmè della faccenda, cioè al fatto che la premier era andata in endorsement tattico con Papa Francesco. Ed aveva toccato il tema avendo a fianco il più grosso sparring del pianeta sulla natalità ortodossa.

A traino poi c’erano state le esternazioni della ministra per la Famiglia e la natalità Eugenia Roccella. Che essendo concettualmente recidiva ed incline a scodinzolare su temi fortificati dai numeri dell’esecutivo è tornata random sulla faccenda. Come? Così: “L’utero in affitto è lesivo della dignità della donna e dei diritti fondamentali dei bambini, e in Italia è reato ormai da molti anni. Solo che non è mai stato realmente perseguito, perché si va all’estero a praticarlo con la certezza che tornati qui non succeda niente“.

Insomma, a distanza di tempo sufficiente per aver fatto sedimentare la faccenda la ministra ha voluto per forza commentare l’intervento della premier Meloni agli Stati Generali della Natalità. Ed ha rammentato: “All’esame del Parlamento c’è la proposta di renderlo perseguibile anche se commesso all’estero. Tutto questo è importante anche per non svilire la maternità, non ridurla a un bene di mercato“.

E se è vero che di certi nodi al fazzoletto proprio non ce n’è bisogno è il caso di dire che quello della Roccella forse di nodi ne ha un po’ troppi. Troppi e annodati troppo male.

Colonnella.

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