Top e Flop, i protagonisti di venerdì 24 febbraio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 24 febbraio 2023.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 24 febbraio 2023.

TOP

WALTER MAURIELLO

Walter Mauriello

A volte il buonsenso arriva come una benedizione perché non ha i toni alti del sapere di nicchia ma ha tutto il sapere di quei toni concreti che in Italia dal Marinismo in poi abbiamo messo nel cassetto gettando via la chiave.

Quello del Superbonus è un problema serio perché da un lato mette i conti di un Governo che ha uscite per 105 miliardi e non ha di che sostenerle. E dall’altro quelli di 100mila lavoratori e 25 mila aziende che sull’edilizia post covid ci hanno scommesso tutto in punta di Pnrr. Insomma, è la classica situazione su cui serviva, serve e servirà il buonsenso che non sta di casa in petto ai talebani delle tesi contrapposte. Al di là di chi abbia in tasca quella con la ragione migliore a farle da ancella.

E quel particolare tipo di buonsenso lo ha invocato uno che invece sembrava rassegnatamente votato alle iperboli, su cui ricredersi quindi è atto genuino. Il presidente nazionale di Meritocrazia Italia Walter Mauriello ha messo in fila i concetti talmente bene ed in maniera tanto semplice che ci si chiede come sia stato possibile che sul tema di specie ci si sia accapigliati come gazze idrofobe per giorni.

Il senso è che “non è giusto né opportuno che per modificare una legge, salvaguardandola dalle speculazioni, si giunga ad una interruzione brusca”. Perciò, senza “accolli” di colpa a governi precedenti o mistica da mobilitazione generale a guastare il sanguegli impegni siano rispettati e i problemi risolti al più presto. Le soluzioni ci sono: servono la volontà ed il coraggio di realizzarle“.

E quindi? “Il Governo dovrebbe regolare una fase di transizione sbloccando i crediti già ceduti, certificando i lavori da eseguire con un attestato valevole per le imprese ai fini della dichiarazione dei redditi, creando un fondo ad hoc per le ristrutturazioni che comportino un miglioramento del 50% dell’isolamento termico e 100% di quello estetico degli edifici, e agevolando i condomini con mutui a 10 anni senza interessi”.

Non è la soluzione perfetta ma pare decisamente quella migliore fra le tante sciorinate in questi giorni, e Mauriello l’ha incasellata con meno di 80 parole.

Tesi, antitesi, sintesi.

MAURIZIO CIANFROCCA

Maurizio Cianfrocca

Tutto ciò che non strozza, alla fine ingrassa: non sbaglia la saggezza contadina. Ieri sera si è riunito il Consiglio Comunale di Alatri: uno stress test per il centrodestra guidato dal sindaco Maurizio Cianfrocca. Messo sotto pressione dalla richiesta di Fratelli d’Italia che reclamava un riequilibrio della giunta. E dalle parole dell’ex presidente della Provincia Antonello Iannarilli che aveva annunciato “archiviate le Regionali, ora sono tornato. Mi occuperò del Comune: ci sono mote cose che non vanno”. (Leggi qui: Doppio terremoto ad Alatri: Cianfrocca in bilico).

Una prova del fuoco quella di ieri perché a quegli attacchi era seguito un documento con il quale la maggioranza e la giunta ribadivano il loro appoggio incondizionato al sindaco. Firmato da tutti: tranne Iannarilli ed il consigliere Gianluca Borrelli transitato in FdI appena prima delle Regionali (Leggi qui: La maggioranza blinda Cianfrocca: “Noi siamo con te”).

E senza quei due voti, il rapporto tra maggioranza e opposizione passa da 10-6 ad un rischioso 8-8 che rende decisiva ogni presenza ed impone anche il voto del sindaco. (Leggi qui: Maggioranza con il fiatone, il Pd affonda il colpo).

Il consiglio comunale di ieri sera è stato acceso, infuocato. Con interventi di Iannarilli molto critici nei confronti del sindaco Maurizio Cianfrocca. Tanto che l’ex deputato ha votato con la minoranza una serie di Ordini del Giorno. E Borrelli? assente per buona parte della discussione: si è collegato da remoto intorno alle 23.30 per poi scollegarsi verso la mezzanotte.

Al termine dello show il sindaco Maurizio Cianfrocca ha superato indenne l’esame: tutti i punti proposti dalla maggioranza sono stati approvati. Con un voto compatto e unanime dei Consiglieri che avevano ribadito la loro fiducia. «Queste situazioni sono utili perché rinsaldano e fortificano l’alleanza, siamo più compatti di prima» ha commentato ieri sera il vicesindaco Roberto Addesse.

Sindaco senza stress.

FLOP

SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi

Ripensarci è lecito. Soprattutto negli affari. L’errore è avere solo pensato di ingranare la marcia ed avviare l’iter per la vendita del quotidiano Il Giornale. Alla quale ieri Silvio Berlusconi ha imposto lo stop. Lo ha fatto con il suo metodo e nel suo stile: ha sollevato il telefono, chiamato il management e detto “Bloccate tutto, il Giornale è mio”.

È il segnale che Berlusconi vuole continuare a fare politica. E vuole continuare a contare in politica. Perché la vendita di un giornale è la cosa più saggia che un imprenditore avveduto possa fare: ha costi insostenibili, trasformarli in aziende editoriali è stato un passaggio obbligato ma denso di utopia in un mercato come quello italiano che detiene il record europeo degli analfabeti funzionali (sanno leggere ma non capiscono cosa leggono) e degli analfabeti di ritorno (hanno imparato a leggere ma lo hanno dimenticato).

Infatti tutto il resto della famiglia Berlusconi vuole disfarsi del Giornale. Per la stessa ragione per cui gli Agnelli (non due poveracci) si stanno togliendo dai conti Repubblica.

È per questo che le televisioni hanno il loro ruolo: in un paese di analfabeti (funzionali e di ritorno) la tv propina la sua verità senza dover compiere lo sforzo né di leggere né di pensare.

Ma la tv non fa opinione. Il Cavaliere se n’è reso conto dopo avere sentito i calci rifilati nei suoi stinchi da Zelenski. Perché l’opinione si fa con il pensiero e con il ragionamento. E sotto questo aspetto la tv è passiva. Il giornale invece è attivo: lì stanno le idee alla base dei ragionamenti. Quei due calci e quelle chiacchiere vacue con cui hanno provato a difenderlo in tv hanno fatto capire a Berlusconi perché Indro Montanelli era un mito a 9 colonne e mai ci fu un montanelli del tubo catodico.

Per questo ha sollevato il telefono ed ordinato “Bloccate la vendita”. Ma il solo fatto di averla pensata possibile è imperdonabile.

Bentornato Cavaliere.

GIANFRANCO PASQUINO

Gianfranco Pasquino (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Le pasquinate di Roma avevano tre doni: erano argute ma sagge, lievi ma grevi e piene di buon senso. Spesso in rima baciata contro gli alvei al di là di Ponte Milvio e Castel Sant’Angelo. I lazzi satirici che si contrapponevano al potere papale avevano il dono di sbeffeggiare i chierici potenti e a volte di percularli quando da decaduti volevano rimettersi in arcione. Come certi cardinali piombati in disgrazia o altissimi prelati pronti ad arruffianarsi la nuova mano con l’anello piscatorio.

O come Gianfranco Fini che, secondo un altro Pasquino, il politologo di Bologna, sarebbe tornato in tv giusto giusto per spuntare un’occhiata benevolente e magari un incarico dalla “papessa” Giorgia Meloni. La tesi è suggestiva ma decisamente forzata. Per il professore emerito di Scienza della Politica all’Università di Bologna il “ritorno di Fini sulla scena pubblica” ha una ragione tattica.

E la diagnosi si completa con uno ieratico: “Fini non può tornare in politica da solo, per farlo qualcuno dovrebbe chiamarlo. Potrebbe essere interesse di Meloni recepire la manifestazione d’interesse“. A quel punto la domanda scatta secca: ma Fini che aspirazioni ha o avrebbe? “Meloni ha il potere di nominarlo in incarichi importanti, magari in qualche commissione, o azienda partecipata, o in Rai“. Insomma, è un po’ come se avendo un sindaco il potere di nominarlo addetto stampa un tizio andasse in piazza a dire che quel sindaco è l’Amministratore Ottimo Masssimo Perfetto dopo essere rimasto a casa per mesi a fare i Sudoku.

Come lettura è apparsa un po’ provincialotta e per due motivi. Il primo è legato a Meloni: la premier è troppo scaltra per investire il suo ex Mentore di un ruolo che rimandi anche alla sola idea di dover pagare una “cambiale ideologica”, con Lollobrigida al governo i bonus di familismo se li è già giocati tutti. La seconda è legata a Fini: l’ex leader di An è ancora troppo leader in pectore per fare il mendicante di incarichi con la sua ex pupilla passando per un vecchio saggio che ha bisogno della sua crosta di formaggio.

Pasquino de Roma” lo avrebbe capito e al più avrebbe motteggiato sui padri che pagano pegno ai figli discoli ma scafati, Pasquino di Bologna l’ha messa giù come la sua città: dotta ma didascalica. E secondo noi non ci ha neanche preso.

Appena rispuntano… tac.