Top e Flop, i protagonisti di venerdì 26 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 26 maggio 2023

TOP

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Francesco Lollobrigida (Foto Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

A dimostrazione del fatto che quando ognuno fa il suo mestiere e nessuno esonda su ambiti che poco gli toccano va tutto bene c’è la figura di Francesco Lollobrigida, forse il ministro più bistrattato degli ultimi decenni di storia repubblicana. Tanto bistrattato che, dove non lo cazziano gli avversari politici, i suoi alleati quanto meno lo difendono con difficoltà o lo ignorano.

Vero che è che intorno a Lollobrigida è nata tutta una mistica stramba per cui, essendo “cognato” di Giorgia Meloni e presiedendo un ministero che nell’Italia post Giolittiana è stato sempre guardato con sufficienza borghese, la sua posizione è in gran parte farlocca. E di sicuro quando Lollobrigida svolge i compiti senza prendere altri quaderni le cose le fa e le fa bene.

Come sul caro pasta, ad esempio, dove il titolare dell’Agricoltura ha deciso di mettersi in scia a Mister Prezzi, Commissione di allerta rapida ed Antitrust e dopo segnali inquietanti. Nel range mensile i ricarichi dei prezzi dal campo alla tavola superano quota +550%. Il Codacons ha anche inviato un esposto all’Autorità per la concorrenza e all’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, istituito presso il Masaf).

Lo scopo è indagare su un fatto che ormai non gode più del credito aperto dalla crisi innescata con la guerra della Russia all’Ucraina. I dati su cui Lollobrigida ha deciso di indagare sono squadernati in un report Codacons che è diventato esposto ufficiale: Il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo scorso anno, mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell’inflazione.

E si tratta di “una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del ministero del Made in Italy variano per la pasta da 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo, mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola”.

Lollo si impegna.

MASSIMILIANO QUADRINI

Massimiliano Quadrini

Difficile che alle donne non piacciano i fiori. Ma Ada Luz Márquez, attrice iberica dalla breve ma intensa attività cinematografica, chiedeva che non gliene regalassero. Nonostante per lei avessero un immensa bellezza. Non li voleva perché erano recisi: “Non accetto più niente, nella mia vita, che non abbia radici”. Isola del Liri è una città che ha subito il taglio delle sue radici.

Furono le truppe Garibaldine a segnare la fine di un’epoca. Portando via, come bottino di guerra, i macchinari che consentivano la produzione della pregiatissima carta per la quale Isola del Liri ed i suoi lavoratori erano celebri nel mondo. Nel 1860 dalla città sulle cascate partiva la carta che raggiungeva Londra per la stampa del Times. Isola aveva teatri per i lavoratori, asili nido, società di mutuo soccorso: era una perla industriale nel sud dell’Europa.

Il 25 maggio 2023 è stata la Giornata Nazionale della Bioeconomia. E per l’occasione Isola del Liri ha ospitato il 54° Congresso annuale dell’industria cartaria italiana. La scelta non è certo casuale. Isola del Liri è un simbolo: di una terra ferita, di un fiore industriale reciso, di una violenza economica e politica che ha abusato del sud condannandolo a decenni di ritardo sul Nord.

Quel congresso è un evento che viene svolto ogni anno in una diversa città italiana, privilegiando proprio territori a vocazione cartaria. La carta è un esempio di bioeconomia circolare perché ha saputo coniugare sostenibilità con impiego di materie prime rinnovabili e riciclo dei prodotti a fine vita.

E la riflessione non poteva quindi che avvenire nella Città Fabbrica per eccellenza. Per ricordare a tutti che i fiori non vanno recisi. Nemmeno quelli industriali. E se a dirlo al posto di Ada Luz Márquez è il sindaco Massimiliano Quadrini va bene lo stesso. Perché lei si rivolgeva agli animi sensibili. Lui a quelli che devono decidere il futuro industriale.

Ditelo con i fiori… di carta.

FLOP

IVAN SCALFAROTTO

Ivan Scalfarotto (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Come in tutte le telenovelas che si rispettino accanto ai due o tre attori protagonisti e battutisti robotizzati ci sono sempre due o tre “co-starring” che se la giocano di massa in copioni striminziti. Sono i classici copioni in cui “Pedro” e “Estrella” lottano contro il male e si amano a suon di frasi secche, basiche e a volte irritanti, da quanto sono stereotipate.

Ecco, neanche nella telenovela fra Matteo Renzi e Carlo Calenda mancano i co protagonisti che un tanto al chilo dicono la loro su come è andata, su come andrà e sul perché è andata proprio così. Ivan Scalfarotto, che di Renzi è uno dei ciambellani maestri, questo suo ruolo non se lo dimentica mai. E ha aggiunto un’altra puntata.

Credo che i contenuti siano gli stessi, ed è su questo che è nato il Terzo Polo, ma il problema non sono certo i contenuti. Le questioni aperte sono altre: la prima sono le prospettive future, la seconda è la fiducia reciproca. Calenda ha detto a Ballarò che non faremo le Europee insieme“. Insomma, si tratta di una recriminazione sul fatto che il leader di Azione a sua volta ha mandato un altro segnale al suo ex alleato ed “amico” di Rignano. E il senatore Iv ha (ri)detto la sua sulla diatriba dei gruppi parlamentari di Italia Viva-Azione.

Io ho sin qui lavorato molto bene con i colleghi di Azione nel gruppo al Senato e continuerei davvero molto volentieri a lavorare con loro (anche per onorare l’impegno che abbiano preso con gli elettori) ma diventa difficile se non c’è fiducia interpersonale, se ci sono frequenti attacchi”. E’ tutto vero, ma non sarebbe meglio a questo punto trovare una volta per tutta una strada, comune, maestra per ognuno o traversa per tutti e poi chiuderla con un comunicato definitivo?

Le telenovelas durano centinaia di puntate, ma hanno sempre lo stesso pubblico e quel pubblico non sono gli italiani blanditi per mesi con lo slogan della concretezza proprio da chi oggi concreto non lo è più.

Supponente.

LUCIA ANNUNZIATA

Lucia Annunziata in studio con Nicola Zingaretti

Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni. Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale Governo, né sui contenuti, né sui metodi”: a Lucia Annunziata non si può dire che manchi la coerenza. E nemmeno la preparazione. Non condivide nulla dell’attuale Governo e coerentemente lascia la Rai.

Più coerente di lei fu, a suo tempo, Bruno Vespa. Che disse con chiarezza: «Il mio editore di riferimento è il Parlamento, di cui la Democrazia Cristiana rappresenta il Partito di maggioranza». E lì non ci si arriva perché si è bravi. Fino ad oggi ci si è arrivati perché capaci di interpretare e sintetizzare in un Tg quella che è la linea dell’editore. Né più né meno di quanto accade in tutte le testate.

Infatti, non si arriva lì per concorso. Non ci arrivò Vespa, non c’è arrivato nessun altro prima e dopo di lui, non c’è arrivata nemmeno Lucia Annunziata.

Ora è semplicemente cambiato l’editore di riferimento. E le linee guida per le testate. Nè più né meno di quando Rai Uno era feudo democristiano, Rai Due apparteneva al riformismo socialista, Rai Tre era la Tele Kabul del Partito Comunista. Per alcuni era lottizzazione, per i più disillusi era solo pluralismo: ognuno si guardava il Tg nel quale più si riconosceva.

E pure per le assunzioni, funzionava alla stessa maniera: un democristiano, un socialista, un comunista, uno che lavorasse per tutti e quattro.

A Lucia Annunziata va riconosciuta una indiscutibile bravura professionale. Che stava lì perché funzionale ad un modo di vedere le cose e di raccontare il Paese. Ora il Paese ha cambiato pubblico. E sulle reti pubbliche sarà diversa la narrazione. Per lo stesso, identico principio che ha portato lei in quella prestigiosa posizione.

Si volta pagina.