Top & Flop * Mercoledì 5 giugno 2019

Top & Flop di giovedì 6 giugno 2019. La paralisi di Zingaretti non è incapacità di decidere ma strategica attesa. Nessun altro sindaco della Lega in Italia può permettersi di dire e fare ciò che Ottaviani sta facendo su moschea e Lazio Pride. L'Europa ci boccia e nell'elenco delle catastrofi mette Qota 100 di Durigon. L'eloquente silenzio di Fardelli

TOP

Nicola Ottaviani

Qualche altro sindaco della Lega in Italia, da Bolzano a Lampedusa, potrebbe permettersi di affrontare contemporaneamente due questioni come il Lazio Pride e la costruzione di una moschea? La risposta è nessuno. Il sindaco di Frosinone sta facendo letteralmente impazzire il Carroccio. Dal momento dell’adesione ufficiale a Montecitorio, quando mostrò il logo di Movimento Italia, fregandosene dei consigli di non farlo.

Nicola Ottaviani

Poi da Movimento Italia ha preso le distanze (formalmente) lo stesso giorno del “battesimo”, in quel di Fiuggi, località che ha una certa storia per quel che riguarda i passaggi politici (la nascita di Alleanza Nazionale). Però Ottaviani non si è fermato: celebrazioni in grande stile del 25 aprile e poi del 2 giugno.

Sulla moschea non effettuerà alcun passo indietro: si farà in viale America Latina, nonostante le proteste del suo stesso Partito, di Fratelli d’Italia e perfino del Partito Democratico.

Infine, il Gay Pride: indipendentemente dal percorso, lui l’evento non soltanto lo organizzerà. Lo garantirà. Anche se non lo condivide per quanto riguarda il tipo di manifestazione vera e propria. Immarcabile.

Nicola Zingaretti

Sono passati tre mesi dall’elezione a leader nazionale del Partito Democratico e ancora non ha nominato la segreteria politica. Il bicchiere mezzo vuoto suggerirebbe di classificare questo ritardo come incapacità di decidere o come sostanziale paralisi per non turbare l’equilibrio tra le varie correnti.

Nicola Zingaretti

In realtà il bicchiere è mezzo pieno. Nicola Zingaretti vuole aspettare di capire se si andrà ad elezioni in autunno oppure no. Perché nel primo caso dovrà nominare una segreteria politica di attacco, nella quale troverebbero sicuramente posto anche Carlo Calenda ed esponenti renziani. Nel secondo caso, invece, Zingaretti potrà dedicare più tempo al processo di ricostruzione del Pd secondo il modello Piazza Grande e magari indicare anche dei “pontieri” nei confronti dell’ala del Movimento Cinque Stelle che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico.

Il risultato delle Europee va letto con attenzione: i voti reali non sono aumentati, mentre è cresciuta la percentuale per via dell’alto tasso di astensione e del crollo dei Cinque Stelle. In sostanza l’attendismo di Zingaretti è pura strategia e comunque è riuscito a tenere insieme il Partito, compresa  l’area di Renzi. Va pure aggiunto che tutto sommato la tattica del pop corn dell’ex rottamatore ha funzionato nei confronti dei Cinque Stelle.

Ora Zingaretti non sa se avrà tempo a disposizione anche per le patatine. Fatalista.

FLOP

Claudio Durigon

Nella lettera dell’Unione Europea che paventa la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia si fa riferimento in modo forte al fatto che il rallentamento economico “spiega solo in parte l’ampio gap nel rispetto della regola del debito”.

Foto: © Imagoeconomica – Stefano Carofei

Il punto vero sul quale si focalizza l’attenzione è il rallentamento su alcune riforme che avevano favorito la crescita in passato. In primis quella sulle pensioni. Il riferimento è a “Quota 100”, fortemente voluta dalla Lega di Matteo Salvini e, in particolare, dal sottosegretario Claudio Durigon. Ora, al di là del terrore dei Cinque Stelle per un ritorno anticipato alle urne e al conseguente istinto di sopravvivenza di Luigi Di Maio, è evidente che la bocciatura forte è per la misura simbolo della Lega. Quota 100 appunto.

L’Ue scrive anche che le recenti “misure, con il trend demografico avverso, capovolgono in parte gli effetti positivi delle riforme pensionistiche del passato e indeboliscono la sostenibilità a lungo termine delle finanze”. Poi naturalmente c’è pure “l’aumento dei tassi di interesse dei titoli di Stato osservato nel 2018 e nel 2019”. Si parla dello spread.

La Lega ignorerà la lettera, ma il fatto è che l’Italia rischia di andare a sbattere, con uno scenario peggiore della Grecia. Alla fine il consenso elettorale è mobile e la curva potrebbe abbassarsi. Il fatto è però che ad essere bocciata è stata Quota 100. La punta di diamante di Durigon. Italexit.

Marino Fardelli

A forza di barcamenarsi, di non scegliere, di cercare di fiutare il vento, l’ex segretario cittadino del Partito Democratico di Cassino si è trovato spiazzato, fuori dal ballottaggio e legato al destino di Giuseppe Golini Petrarcone, che però il sindaco lo ha già fatto due volte.

Marino Fardelli

Se poi domenica sera Enzo Salera dovesse conquistare la fascia tricolore portando il centrosinistra alla vittoria, allora il “suicidio politico” sarebbe perfetto. Da consigliere regionale non aveva sbagliato una mossa fin quando però si era fidato delle intuizioni e delle scelte dell’ex senatore Francesco Scalia. Poi ha cercato di rappresentare una sorta di centro di gravità permanente mentre i Dem andavano in una direzione opposta. Quella indicata peraltro da Nicola Zingaretti, del quale Fardelli era stato un fedelissimo.

Seguire troppi pifferai magici ha i suoi effetti collaterali negativi. Nessuno ricorda più le battaglie per far cadere l’Amministrazione D’Alessandro. E allo stesso tempo oggi è assordante il suo silenzio: non ha pronunciato una sola sillaba in favore del candidato sindaco del Partito in cui fino ad un mese fa ha militato ed è stato segretario. Come se il ballottaggio non lo riguardasse. Il silenzio, in questo caso, è omissione. Peccato politico tanto quanto le opere. Un silenzio eloquente. Come quello di Salvatore Fontana, Iole Falese, Bruno Scittarelli, Massimiliano Mignanelli. Caduta libera.