Top & Flop * Lunedì 2 settembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

BEPPE GRILLO

Se oggi il voto degli iscritti del Movimento Cinque Stelle darà il via libera al governo giallorosso, allora Beppe Grillo sarà il vero vincitore di questa fase politica. Ha preso in mano la situazione sin dall’inizio, incoronando Giuseppe Conte e mettendo all’angolo Luigi Di Maio.

Beppe Grillo

Ma il capolavoro lo ha fatto qualche giorno fa quando ha detto: «Ci abbrutiamo con le scalette, il posto, i 10 punti, i 20 punti. Invece dobbiamo riprogettare tutto». Stoccata a Di Maio. Poi l’appello “al Pd, alla base dei ragazzi del Pd”: «È il vostro momento, abbiamo un’occasione unica, cerchiamo di compattare i pensieri, di sognare a 10 anni, una piccola visione. Abbiamo un’immensa offerta di tecnologia. La politica deve scegliere che strada prendere».

Ha spostato la prospettiva in avanti e infatti dal Partito Democratico Nicola Zingaretti ha colto il senso profondo dell’esternazione di Grillo. Il fondatore dei Cinque Stelle pensa ad un nuovo fronte progressista. Viene in mente quando, al comizio di chiusura delle europee del 2014, Gianroberto Casaleggio richiamò la figura di Enrico Berlinguer.

Per far capire che il punto di partenza e di approdo dei Cinque Stelle era … a sinistra. Visionario.

DARIO FRANCESCHINI

La classe non è acqua, specialmente quando in campo entra un cavallo di razza. Uno che ha studiato la politica nella scuola democristiana, uno che è stato accanto ai migliori.

Dario Franceschini

Dario Franceschini, leader di AreaDem, ha fiutato il momento giusto quando ha spiegato: «Per una volta Beppe Grillo è stato convincente. Una sfida così importante per il futuro di tutti non si blocca per un problema di “posti”. Serve generosità. Per riuscire a andare avanti allora cominciamo a eliminare entrambi i posti da vicepremier». E’ stato questo il passaggio decisivo che ha sbloccato la situazione in casa Democrat. Non è semplice in un Partito nel quale ci sono esponenti del calibro di Matteo Renzi e Nicola Zingaretti ritagliarsi degli spazi importanti.

Dario Franceschini riesce a farlo perché sa cogliere alla perfezione l’attimo fuggente. Carpe diem.

VASCO ROSSI

«C’è chi dice no lo dico io: i politici devono mettere giù le mani dalle mie canzoni! Che imparino a usare parole originali loro e a non strumentalizzare la musica !! C’è chi usa le mie canzoni per le sue campagne politiche e di opinione».

Vasco Rossi

Lo ha scritto su Instagram Vasco Rossi. Oggi il senatore M5S Gianluigi Paragone aveva usato la vecchia hit del Blasco per introdurre il video con cui annunciava il suo No nel voto sulla piattaforma Rousseau sulla possibilità di un governo 5 Stelle-Pd. Ha spiegato Vasco Rossi: «Voglio sia chiaro che io non autorizzo nessuno a farlo e per quello che mi è possibile cerco di impedirlo! Tanto meno si può pensare che io sia d’accordo con le opinioni di chi usa le mia musica per chiarire le sue idee confuse».

Ora si capisce perché Vasco Rossi è uno che continua a sognare una vista spericolata. Il suo altolà alla politica è da applausi. Vado al massimo.

FLOP

SILVIO BERLUSCONI

La bomba l’ha sganciata su Facebook il senatore del Movimento Cinque Stelle Gianluigi Paragone. Scrivendo: «C’è una pattuglia di senatori berlusconiani guidati da Gianni Letta pronta a votare sì all’occorrenza e stabilmente dalla manovra in avanti».

Silvio Berlusconi

Indipendentemente da come andrà a finire, una sensazione politica forte c’è. E cioè che Silvio Berlusconi sta valutando con attenzione il da farsi, anche nella prospettiva di un eventuale soccorso “azzurro” al Governo nel caso dovessero mancare dei voti. Anche e soprattutto in considerazione del fatto che della cosiddetta “maggioranza Ursula” fa parte pure Forza Italia. Quello che sorprende però è un’altra cosa. Le percentuali di Forza Italia nei sondaggi continuano a precipitare. E Silvio Berlusconi non riesce ad arginare l’esodo di molti esponenti “azzurri” verso Cambiamo di Giovanni Toti.

Se davvero una pattuglia di senatori forzisti fosse pronta a sostenere il Governo, perché allora non lo fa Berlusconi allo scoperto? Evitando di perdere ulteriori pezzi e appeal politico? Poche idee ma confuse.

DI MAIO-DI BATTISTA-FICO

«Devo dire che personalmente la sensazione avuta è che mentre noi passavamo giornate a lavorare sul programma qualcun altro le passava a colpire me. Invidio il loro tempo, perché io tutto questo tempo di pensare agli altri non ce l’ho. In questi giorni si è fatto un gran parlare del tema della vicepresidenza e si è detto che la trattativa si è bloccata per questo. Ma non è vero, tanto è vero che i tavoli sul programma sono andati avanti. Il concetto era semplice: Giuseppe Conte era un premier super partes, per questa ragione se ci fosse stato un vicepremier del Pd era giusto ci fosse anche un vicepremier del M5S, così che avessero pari rappresentanza».

Di Maio e Di Battista

Stavolta la “pezza a colori” di Luigi Di Maio non ha funzionato. Perché alla fine i fatti dicono che il capo politico dei Cinque Stelle ha dovuto ingoiare il “rospone” del passo indietro come vicepremier. Ma non è il solo astro cadente dei Cinque Stelle. Sono letteralmente scomparsi anche Alessandro Di Battista e Roberto Fico.

Beppe Grillo si è preso tutta la scena. Le giovani promesse restano tali. Ridimensionati.