Top & Flop * Lunedì 26 agosto 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

GIUSEPPE CONTE

In pochi giorni ha saputo “reinventarsi”. Sul piano della comunicazione, prima che politico. E su questo deve ringraziare Rocco Casalino.

Giuseppe Conte © Imagoeconomica

Matteo Salvini lo aveva messo all’angolo e sembrava non avere via di scampo. Poi con il discorso al Senato Giuseppe Conte ha ribaltato la situazione, diventando il leader dei Cinque Stelle prima che il candidato premier da confermare.

La sponda di Beppe Grillo è stata decisiva, ma il professore di diritto se l’è giocata benissimo perfino sul terreno internazionale. Alla fine resta a Palazzo Chigi e in più è il capo vero del Movimento Cinque Stelle. Infine, i pentastellati sono tornati a salire nei sondaggi dopo più di un anno.

Conte 2, la vendetta.

NICOLA ZINGARETTI

Ha riportato il Partito Democratico al Governo e lo ha fatto in una condizione non semplice, perché al proprio interno ha dovuto fronteggiare un autentico fuoriclasse senza regole come Matteo Renzi.

Zingaretti e Di Maio

Il segretario Dem sta lavorando ad un accordo di legislatura e ha già cambiato le parole d’ordine dell’esecutivo. Nessuno parla più di immigrazione e di lotta all’Europa. Si parla invece di ambiente e di economia. In più sta lavorando ad un patto di desistenza con i Cinque Stelle in vista delle regionali in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Calabria e, forse, Lazio.

Certamente ha dovuto far cadere il veto su Giuseppe Conte, ma i Democrat avranno ministeri importanti. Nella sostanza il Pd torna a dettare l’agenda di Governo nel Paese. MazZinga.

FLOP

MATTEO SALVINI

L’otto agosto scorso era l’uomo forte della politica italiana: ministro dell’Interno, vicepremier e leader della Lega. Ha pensato di potersi prendere tutto, aprendo la crisi, chiedendo pieni poteri agli italiani e presentando una mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte. Lo ha fatto forte dei sondaggi che davano il Carroccio al 39%. Ma non ha calcolato i rischi.

Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Ha sottovalutato Giuseppe Conte, non ha proprio visto Matteo Renzi, ha creduto che i Cinque Stelle potessero sbriciolarsi. Adesso si ritrova con la prospettiva di un lungo periodo all’opposizione. E dovrà dire a molti esponenti del suo Partito che non ci sono più ministeri, sottosegretariati e posti chiave. Non sarà facile neppure tornare in un alveo di centrodestra, come gli hanno fatto chiaramente capire sia Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) che Silvio Berlusconi (Forza Italia).

Ha fatto un discorso di “pancia”, attaccando Pd e Cinque Stelle. Ma forse un’autocritica sarebbe stata opportuna, considerando che ha sbagliato tutte le mosse.

Tafazzista.

LUIGI DI MAIO

Esattamente come un anno e mezzo fa. Quando a Palazzo Chigi voleva andarci lui e invece la Lega impose una soluzione diversa: Giuseppe Conte. Stavolta la scelta l’ha imposta Beppe Grillo, quando ha detto al capo politico del Movimento Cinque Stelle che l’unica scelta era quella di Conte.

Conte e Di Maio © Imagoeconomica

L’obiettivo di Luigi Di Maio è adesso quello della sopravvivenza politica. Probabilmente resterà vicepresidente del consiglio, forse manterrà la guida di un ministero. Magari continuerà ad essere perfino il capo del Movimento. Formalmente. Ma il grande sconfitto di questa crisi è proprio lui, che aveva fatto del tandem con Salvini il proprio cavallo di battaglia. Ha dovuto ingoiare il rospo.

Ma ormai è abituato a incassare sconfitte con il sorriso sulle labbra. Scavalcato.

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