Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.
TOP
GIUSEPPE CONTE
Non presiederà il Conte bis, ma il Conte due. Anzi, forse negli ultimi quindici mesi ha guidato il Conte zero. Il professore di Diritto domani mattina riceverà dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’incarico di provare a formare un nuovo Governo.
Anzi un Governo nuovo, con una maggioranza completamente diversa. Non solo: lui adesso è il leader del Movimento Cinque Stelle, cosa che diciotto mesi fa non era. Adesso lui è l’anti Salvini, anche e soprattutto agli occhi dei leader mondiali che non hanno mai sopportato il leader della Lega. Basta vedere le reazioni di Donald Trump, Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Questo naturalmente accresce in modo enorme le sue responsabilità. Ma a gennaio 2018 chi avrebbe mai profetizzato a Giuseppe Conte un futuro politico del genere?
E’ come quando Peter Parker ha scoperto di essere diventato diventato un supereroe. Uomo Ragno.
NICOLA ZINGARETTI
Ha riportato il Partito Democratico al Governo, a nemmeno sei mesi dal suo insediamento come segretario politico. Lo ha fatto portando a termine un’operazione politica alla quale non credeva (e non crede), dopo essere stato scavalcato da un certo Matteo Renzi. (leggi qui Zingaretti, il compagno segretario che tenne unito il Pd)
Al termine della relazione alla Direzione Nazionale, i gruppi parlamentari gli hanno tributato una standing ovation. (leggi qui Tutto pronto per il rush finale: in serata il nome del premier) Ha messo fuori gioco il leader della Lega Matteo Salvini e pesantemente ridimensionato il capo dei Cinque Stelle Luigi Di Maio. Un’operazione simile a quella effettuata da Massimo D’Alema quando a Gallipoli raggiunse un accordo con Umberto Bossi e Rocco Buttiglione. Mandando all’opposizione Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Ma Zingaretti è andato oltre perché ha fatto tutto questo mantenendo la barra a sinistra.
Infatti nel Governo entrerà anche Liberi e Uguali. Una manovra sovietica. Breznev.
FLOP
LUIGI DI MAIO
Al ventesimo e ultimo giorno della crisi ha finalmente tirato fuori l’orgoglio e detto le cose come stanno. Lui avrebbe preferito ricucire con la Lega di Matteo Salvini, lui non vuole un’intesa con il Partito Democratico. (leggi qui Il grimaldello della piattaforma Rousseau e leggi anche qui Se alla fine è Luigi Di Maio a far saltare la trattativa).
Inoltre considera profondamente ingiusto essere sacrificato come capro espiatorio. Perché è così che andrà a finire: Beppe Grillo ha cambiato cavallo in corsa, puntando su Giuseppe Conte dopo aver visto una risalita del Movimento nei sondaggi. In realtà Luigi Di Maio con i Cinque Stelle non c’entra nulla. L’errore fatale è stato quello di accettare di sostenere posizioni non sue. Compreso l’endorsement a Conte. Triturato.
BEPPE GRILLO
Forse pensa di essere a Fantastico 6, 7, 8, 9 e 10. Invece è l’unico leader del partito che il 4 marzo 2018 ha ottenuto la maggioranza relativa.
Oggi, non appena Luigi Di Maio aveva bevuto per intero la cicuta dando il via libera al Governo Conte due con il Partito Democratico, lui ha “postato” la linea: ai ministeri solo tecnici, i politici dovranno accontentarsi al massimo dei sottosegretariati. Ha nuovamente cambiato le carte in tavola. L’Italia resta comunque la terza economia europea. La stabilità politica è fondamentale. Beppe Grillo invece continua a destabilizzare il quadro politico. Meglio il comico. Il politico non fa ridere.