Top & Flop * Mercoledì 3 luglio 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

DAVID SASSOLI

L’ex mezzobusto del Tg1 succede ad Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento Europeo. Lo fa con 345 voti, che sono un biglietto da visita eccellente a Strasburgo e Bruxelles.

DAVID SASSOLI Foto: © Imagoeconomica, Michel CHRISTEN

Esponente di spicco del Partito Democratico, in Ciociaria è molto noto. (leggi qui Quel giorno che Antonetti insegnò a Sassoli come si mangia Ciociaro). E infatti lo hanno sostenuto sempre tutti: Simone Costanzo, Francesco De Angelis, Francesco Scalia, Mauro Buschini, Antonio Pompeo. Nel discorso di insediamento ha toccato le corde dell’orgoglio. Dicendo: «Non siamo un incidente della Storia ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi».

Poi ha aggiunto: «Sull’immigrazione c’è troppo scaricabarile fra governi e ogni volta che accade qualcosa siamo impreparati e si ricomincia daccapo. E’ arrivato il momento di discutere la riforma del Regolamento di Dublino che quest’Aula, a stragrande maggioranza, ha già proposto nella scorsa legislatura: lo dovete ai cittadini europei che chiedono più solidarietà fra gli stati membri; e lo dovete alla povera gente, per quel senso di umanità che non vogliamo smarrire».

Nell’isolamento dell’Italia pentaleghista e nel dominio franco-tedesco sui vertici della Commissione Europea e della Bce, David Sassoli rappresenta anche un sussulto dei Democrat di Nicola Zingaretti.

Lui ha fatto tutto benissimo, vincendo con stile. Istituzionale.

ANTONIO TAJANI

Se David Sassoli ha vinto con stile, Antonio Tajani ha ceduto il testimone con classe. Ma la sua avventura in Europa continua e la sensazione è che possano aprirsi spazi importante nel Ppe. Ma intanto, libero da impegni e ruoli istituzionali, Antonio Tajani dirà la sua all’interno di Forza Italia.

Intanto resta un fedelissimo di Silvio Berlusconi, ma potrebbe decidere di giocare di sponda con Claudio Fazzone, senatore e coordinatore regionale degli “azzurri”. La partita interna sarà lunga e logorante. Con Giovanni Toti che in sostanza può rappresentare il nord del Paese e con Mara Carfagna che interpreta la visione del sud. In più c’è l’outsider Mariastella Gelmini. Nel solito contesto da “divide et impera” che da sempre caratterizza il modus operandi di Berlusconi, Tajani si muove benissimo. E alla fine potrebbe dare una “zampata” comunque decisiva.

L’addio alla presidenze dell’europarlamento, in ogni caso, è stato da applausi. A volte ritornano.

FLOP

LORETO MARCELLI

Il Consiglio Regionale del Lazio, presieduto da Mauro Buschini, ha approvato a maggioranza la mozione per dare sostegno alla richiesta di alcuni sindaci della provincia di Frosinone di convocare un tavolo ministeriale con i vertici di Fiat Chrysler Automobilies (Fca) sullo stato di crisi dello stabilimento di Cassino Plant. (leggi qui Fca, ultimatum al Ministero: «O convoca l’azienda o lo farà la Regione Lazio»)

Il documento, oltre che da Buschini, è stato firmato pure da altri due consiglieri regionali della provincia di Frosinone, Sara Battisti (Pd) e Pasquale Ciacciarelli (Forza Italia). La mozione riporta nelle premesse i numeri della crisi del settore automobilistico e, in particolare, del gruppo Fca, dovuta anche all’introduzione del cosiddetto Ecobonus del Governo. Tra i dati negativi, il calo dell’11% delle immatricolazioni nel primo semestre del 2019; il dimezzamento delle vendite del marchio Alfa Romeo nello stesso periodo. E la perdita di 1.400 posti di lavoro nello stabilimento di Piedimonte San Germano negli ultimi tre anni (da 5.100 a 3.700 dipendenti).

Serviva una prova di unità, ma il Movimento Cinque Stelle naturalmente si è differenziato e ha chiesto la votazione del documento per parti separate. Valentina Corrado e Loreto Marcelli hanno spiegato che non sono state condivise alcune premesse né il primo punto del dispositivo. Loreto Marcelli, eletto in provincia di Frosinone, ha detto che la mozione è «insufficiente e strumentale sia nel metodo che nel merito ed anche anacronistica, o fuori tempo massimo, considerate le attuali politiche perseguite su scala mondiale ed inerenti la produzione e incentivazione di motori a sempre più ridotto impatto ambientale e contenimento dell’inquinamento». Ma per i Cinque Stelle ha un senso la logica della politica territoriale e del gioco di squadra?

Intanto segna un record: è il primo a guadagnare per due volte consecutive il… flop. Doppietta (di autogol).

MATTEO SALVINI

Carola Rackete, la comandante della Sea Watch ha agito nell’«adempimento di un dovere di soccorso, il quale non si esaurisce nella mera presa a bordo dei profughi ma nella loro conduzione fino al più vicino porto sicuro». È questa la frase più significativa nelle 13 pagine dell’ordinanza della gip di Agrigento Alessandra Vella.

Provvedimento con il quale la Capitana è stata scarcerata, visto che la magistratura non ha convalidato l’arresto operato nella notte di sabato 29 giugno. L’ordinanza, oltre a ricostruire gli avvenimenti, dice che Carola Rackete non ha infranto la legge in nessuna delle fasi del salvataggio, neppure quando ha fatto ingresso a forza nel porto di Lampedusa.

Foto: © Imagoeconomica

Una figuraccia per il Governo italiano e, in particolare, per il vicepremier, ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini. L’ordinanza cita le fonti sulle quali bisogna basare il giudizio: intanto l’articolo 117 della Costituzione, che obbliga le leggi italiane a uniformarsi agli obblighi sottoscritti in sede internazionale. Poi la Convenzione sul diritto del mare (Montego Bay 1982), la convenzione che impone il dovere di prestare assistenza a persone in pericolo (Londra 1974), la convenzione sulle zone Sar (Amburgo 1979). Infine due leggi italiane, l’articolo 1158 del Codice della Navigazione (che sanziona le omissioni di soccorso) e una disposizione del ‘98 in base alla quale «lo straniero giunto in territorio nazionale a seguito di salvataggio in mare deve essere presso appositi punti di crisi».

E Salvini? Nessuna autocritica. Ha detto: «Una decisione vergognosa. La scarcerazione mi provoca tanta rabbia e tanta vicinanza agli uomini e alla donne in divisa. Una scelta incredibile con motivazioni incredibili. Nessuno mi toglie dalla testa che quella di Agrigento è una sentenza politica».

Come se il diritto non esistesse. Da un Capitano ci si aspetta di più. C’è solo una… Capitana.

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