Top & Flop * Mercoledì 4 settembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

PAOLA DE MICHELI

Parte da un indubbio vantaggio. Nel Governo va a sedere sulla poltrona che è stata occupata fino a poche ore fa da Danilo Toninelli. Sarà difficile fare peggio.

Paola De Micheli

Per il resto Paola De Micheli, vicesegretaria del Pd, nuova ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, si conferma una che inizia a giocare soltanto quando il gioco si fa davvero duro. Politicamente arriva alla ribalta come fedelissima di Pierluigi Bersani. Sostiene convintamente Enrico Letta, poi fa parte del Governo presieduto da Matteo Renzi come sottosegretaria all’Economia. Successivamente Paolo Gentiloni la sceglie come commissaria per la ricostruzione nelle zone terremotate del Centro Italia. Con Nicola Zingaretti si schiera senza se e senza ma e diventa la responsabile della campagna elettorale per le primarie.

Nella politica italiana non è semplice per nessuno restare ai vertici per tanto tempo e, soprattutto, quando cambiano i leader. Per una donna poi è ancora più complicato. Ma PaolA De Micheli è una “tostissima” e la sensazione è che non intende fermarsi qui. Ambiziosa.

MASSIMO D’ALEMA

Non a caso lo chiamavano “Baffino”. In un’intervista al Corriere della Sera Massimo D’Alema ha effettuato questa analisi: «Il M5S, che aveva vinto le elezioni ma non era autosufficiente in Parlamento, aveva individuato nell’alleanza col Pd lo sbocco naturale di quell’impasse. Quella prospettiva si era arenata di fronte alla scelta sbagliata del Pd di chiamarsi fuori e di consentire, quindi, che si formasse una maggioranza parlamentare tra M5S e Lega».

Massimo D’Alema

«Quell’alleanza gialloverde era stata un ripiego; il ribaltone politico di cui molti parlano oggi, in realtà, era avvenuto allora. A causa della scelta del Pd, quindi, si è perso un anno e si è consentito che la destra diventasse molto più forte. Oggi le cose saranno forse più difficili e mi rendo conto che c’è voluto coraggio da parte del nuovo leader del Pd. Ma si è imboccata una strada che era naturale fin dall’inizio».

Traduzione dal politichese (comunque divino): bravo Nicola Zingaretti per il coraggio. A causa di Matteo Renzi si è perso un anno. Spietato.

LUIGI DI MAIO

Dopo tanti Flop arriva anche per lui il momento da Top. Nella costruzione del nuovo governo ha dovuto ingoiare tantissimi rospi (e qualcuno, per mandarlo giù, c’è voluto l’intervento di Beppe Grillo): via da Palazzo Chigi, via dal ministero dell’Interno, via dall’elenco la sua proposta di fare Di Battista ministro degli Esteri.

Luigi Di Maio © Imagoeconomica Sara Minelli

Ma all’ultimo giro di carte è riuscito a riprendersi la conduzione politica della partita. A Palazzo Chigi manda un suo uomo di fiducia, Riccardo Fraccaro, a fare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Che è un ruolo chiave dal momento in cui non ci sono più i vice premier. Ai ministeri ha piazzato tutti uomini della sua area: nessun incarico è andato all’ala di Fico e Lombardi. Non solo: nella divisione si è tenuto tutti i ministeri di ‘spesa’ ed ha lasciato al Pd quelli in cui occorre l’impegno politico.

Ha evitato in questo modo di affondare sotto l’inda del ribaltone. In sella.

FLOP

GIORGIA MELONI

La leader di Fratelli d’Italia ha letto così la giornata politica odierna: «Il M5S si accontenta di placare la sua fame di poltrone aumentando i ministeri e mantenendo il dicastero del Lavoro per poter fare propaganda con provvedimenti inutili come il Reddito di cittadinanza, ma lascia tutto il vero potere nelle mani del Pd, un partito che gli italiani hanno ripetutamente e sonoramente bocciato in tutte le competizioni elettorali».

Giorgi Meloni © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

«A partire dall’economia fino ad arrivare all’immigrazione, questo governo farà l’esatto contrario di ciò che la maggioranza degli italiani chiede ma in compenso le consorterie di mezza Europa stanno già festeggiando».

Tutto giusto dal suo punto di vista. Ci sta. Poi però ha annunciato una manifestazione a Montecitorio per lunedì prossimo, per chiedere elezioni subito. Ma è plausibile pensare che il Capo dello Stato possa mandare il Paese alle urne dopo aver appena fatto nascere un Governo?

La propaganda fa parte della politica, ma a volte sarebbe meglio rinunciare. Effetto annuncio.

EX MINISTRI A 5 STELLE

Danilo Toninelli, Elisabetta Trenta, Beatrice Lezzi, Giulia Grillo. Tutti ex ministri, tutti del Movimento Cinque Stelle. Tutti sacrificati sull’altare del nuovo accordo con il Partito Democratico. Rimpiangeranno l’intesa con la Lega? Lo vedremo.

Danilo Toninelli

Intanto però hanno dimostrato spirito di squadra non facendo alcuna polemica. Resta il fatto che i ringraziamenti di rito, le parole di circostanza sul lavoro fatto e la passione messa in campo lasciano il tempo che trovano.

Specialmente perché arrivano da Luigi Di Maio, che al Governo è rimasto come ministro degli esteri. Sedotti e abbandonati.