Top & Flop * Martedì 4 giugno 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l'indomani.

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TOP

Enrico Coppotelli

Enrico Coppotelli

Competente, silenzioso, centro di gravità di un sistema di relazioni sociali che va oltre i confini del sindacato. Enrico Coppotelli è da oggi il Segretario Generale Regionale della Cisl. Basta dare uno sguardo, anche distrattamente, ai messaggi di congratulazioni ed auguri, per capire la caratura del personaggio. Da Furlan a Zingaretti, fino a Buschini ed Aurigemma. E la scalata non è ancora terminata.

Peraltro la carriera di Coppotelli si inserisce nel solco della continuità di un sindacato che ha saputo esprimere negli anni, in provincia di Frosinone, uomini come Romano Fratarcangeli e Pietro Maceroni. In un momento politicamente delicato come quello attuale, la presenza di Enrico Coppotelli ai tavoli regionali è un valore aggiunto. Non soltanto per la Ciociaria.

Però… quel ragazzo ne ha fatta di strada.

Daniela Bianchi

Daniela Bianchi

Nella vicenda della scuola sovranista alla Certosa di Trisulti l’ex consigliere regionale ha avuto sempre la stessa posizione, sin dall’inizio. Anche quando non si potevano evitare critiche al governo di centrosinistra che aveva dato il via all’intera operazione.

In queste ore Daniela Bianchi lo ha ricordato con eleganza. Con un messaggio subliminale neppure tanto criptato per la verità. Nel senso che si può fare politica anche senza avere una carica, che la “battaglia” sulla Certosa come sede di una scuola sovranista è prima di tutto culturale.

D’altronde la Bianchi era una fedelissima di Nicola Zingaretti quando l’attuale segretario nazionale del Pd si presentò per la prima volta alla carica di presidente della Regione. E infatti fu eletta perché stava nel listino. Così come ha sostenuto Zingaretti un anno e mezzo fa, scendendo in campo nella civica di Massimiliano Smeriglio, pur sapendo che la sua sarebbe stata una candidatura di servizio. Ha dimostrato di saper perdere ma anche si saper vincere.

È un personaggio “scomodo” anche per la sua coalizione. Ma sul pezzo c’è sempre, spesso prima. A volte ritornano.

FLOP

Giuseppe G. Petrarcone

Giuseppe G. Petrarcone

Per uno che ha ricoperto per due volte la carica di sindaco di un Comune importante come Cassino “maledire” il Partito Democratico in questo modo e in questo momento non è il massimo. (leggi qui La scomunica di Petrarcone: «Maledetto il Pd ed i suoi antenati»). Magari gli anatemi potevano essere lanciati quando il maggior partito della sinistra italiana lo ha sostenuto, perfino la volta scorsa, quando Francesco Scalia e Antonio Pompeo ne appoggiarono la candidatura pur sapendo che si sarebbe trasformata in uno scontro con l’area di Francesco De Angelis e Mauro Buschini. E lo fecero pur sapendo che una parte delle responsabilità per quella rottura era proprio di Petrarcone.

O poteva rinfacciare tutto la sera della prima riunione in cui si doveva decidere il candidato a sindaco di Cassino. Senza aprire per niente la discussione. Sbattendo in faccia al Pd i propri errori e gridandogli “Arrangiatevi, io non ci penso proprio a candidarmi per voi“.

Dire oggi che non sosterrà Enzo Salera, dirlo dopo che il Pd in quella riunione gli ha detto che doveva farsi da parte, soprattutto dopo essere rimasto fuori dal ballottaggio, trasmette la sensazione di una voglia di rivalsa o di vera e propria vendetta politica. Non c’era bisogno neppure di dirlo che non avrebbe votato per Salera.

Invece lo ha voluto rimarcare nel momento della sconfitta. Rischiando di apparire come la volpe di fronte all’uva rimasta troppo in alto.

Giovanni Tria

Foto: © Stefano Strani

Il ministro dell’Economia ha detto oggi che non c’è bisogno di sforare se l’Italia cresce. Sembra, o meglio vuol far sembrare di essere Alice nel paese delle meraviglie. Il punto è che nessuno si meraviglia. Dove cresce l’Italia? Stretto nella morsa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non è riuscito in un anno ad imporsi una sola volta nell’ottica del rispetto delle regole europee. In realtà il Governo di Giuseppe Conte (ammesso che duri) non avrà altra strada che quella di una “stangata” nei confronti delle famiglie e dei cittadini. Mai l’Italia era stata così isolata come in questo momento.

Delle due l’una: o Tria “sposa” per intero la linea pentaleghista (e allora non serve far finta di convincersi che in fondo è giusto così) o si dimette.

Tertium non datur. Decrescita infelice.