Top & Flop * Venerdì 16 agosto 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

In questa pazza crisi di Ferragosto la situazione cambia almeno cinque volte al giorno. Davvero può succedere di tutto. Anche che Matteo Salvini, pur di non andare all’opposizione, dia il via libera al ritiro della mozione di sfiducia nei confronti di Giuseppe Conte, aprendo la strada ad un Governo guidato da Luigi Di Maio. D’altronde Lucia Annunziata lo ha detto chiaramente: la soluzione più semplice a questa crisi resta la pace tra Lega e Cinque Stelle. In ogni caso però la situazione è cambiata e niente sarebbe più come prima.

TOP 

MATTEO RENZI

Ancora una volta in anticipo, su tutti. A dimostrazione che il Rottamatore è tornato, comunque vada a finire questa crisi. Prima ha affondato il colpo nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini. Dicendo: “Matteo Salvini si è impaurito, può succedere di tutto. La Lega in questo momento è pronta a concedere qualunque cosa ai Cinque Stelle, anche la presidenza del Consiglio. Salvini sente scivolarsi via la poltrona e sa che solo con il potere potrà avere ancora un (breve) futuro. Il Capitano si è impaurito di brutto. E dunque offre tutto a Di Maio. Scene da far impallidire il calciomercato”.

Zingaretti e Renzi

A Luigi Di Maio naturalmente, mentre Giuseppe Conte verrebbe nominato Commissario Europeo. In questo modo Renzi ha detto che il re (Salvini) è nudo, che non è imbattibile, che nel momento di difficoltà ha perso la bussola, che sta sbandando paurosamente. Potrebbe ritirare la mozione di sfiducia, non si è dimesso, non ha fatto dimettere i suoi ministri. Potrebbe addirittura aprire ad un rimpastone in stile democristiano. Nelle stesso ore Graziano Del Rio, capogruppo Dem alla Camera, diceva che servirebbe un patto alla tedesca per salvare l’Italia, evitando l’aumento dell’Iva. Tra Pd e Cinque Stelle. E perfino Nicola Zingaretti per la prima volta è apparso possibilista.

Ma proprio in quel momento Renzi ha aperto un ulteriore fronte. Spiegando: “Siamo pronti a un Governo istituzionale per salvare le famiglie dall’aumento dell’Iva e per evitare che l’Italia sia isolata in Europa. E siamo ancora più pronti a fare un’opposizione ancora più dura se grillini e leghisti si rimetteranno insieme per una banale esigenza di poltrone”.

Messaggio chiaro a Luigi Di Maio e mano tesa a Nicola Zingaretti. Un capolavoro. Come Messi e Ronaldo insieme.

SERGIO MATTARELLA

Sa che prima o poi la palla arriverà a lui. Perché se anche Giuseppe Conte non dovesse più dimettersi, se anche Luigi Di Maio e Matteo Salvini dovessero fare pace come nemmeno Ridge e Brooke a Beautiful, comunque il rimpasto di governo passerebbe per il Quirinale.

Sergio Mattarella

Sergio Mattarella ha scelto il silenzio, ma non significa che non si stia muovendo. Al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega) ha fatto filtrare un certo stupore (è un eufemismo) per alcune mosse di Salvini. Intanto sta guardando anche a quelli che potrebbero essere gli scenari nel caso di elezioni anticipate. Il centrodestra, per la prima volta nella storia, potrebbe avere la maggioranza per eleggere il Capo dello Stato. Uno scenario che non fa impazzire il presidente della Repubblica (preoccupato della matrice antifascista), il quale vuole capire bene anche le intenzioni dei Cinque Stelle e del Partito Democratico. In tutti gli scenari possibili.

Nel frattempo la stella polare resta la Costituzione. Gigante.

FLOP

MATTEO SALVINI

Pensavamo fosse a metà tra Goldrake e William Wallace, invece  è semplicemente un misto tra il pragmatismo democristiano e la volontà umana di non perdere posizioni di potere.

Matteo Salvini

L’attacco di Matteo Renzi in Parlamento ha fatto scoprire il lato normale del Capitano, mettendone a nudo diversi limiti sul versante della strategia e perfino della tattica. Se davvero non dovesse più sfiduciare Giuseppe Conte e dare il via libera ad un Governo Di Maio, allora inizierebbe per lui una fase complicatissima all’interno della Lega. Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti potrebbero decidere di guidare un’area interna diversa, spezzando il monolitismo del Carroccio salviniano. E chissà che Umberto Bossi Bobo Maroni non possano cercare perlomeno un richiamo agli antichi valori padani. Tra i quali non c’era, perlomeno alle origini, la necessità di stare attaccati alle poltrone. “La Lega ce l’ha duro”, urlava Bossi. Ora sarà pure scomparso il Nord dal simbolo, ma insomma i valori di Pontida erano diversi.

Fatto sta che Salvini ha scoperto la paura di perdere. E ne è rimasto terrorizzato. Traumatizzato politicamente.

LUIGI DI MAIO

Il solo fatto di aver ripreso il dialogo con la Lega dimostra che Luigi Di Maio è pronto a tutto pur di restare al Governo. Minimo come vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Massimo come presidente del Consiglio, sostenuto proprio da quel Matteo Salvini del quale ha detto “peste e corna” fino a pochissime ore fa: “Salvini è pentito, ma ormai la frittata è fatta”.

Luigi Di Maio

Una sola cosa: Beppe Grillo, Davide Casaleggio, ma anche Roberto Fico e Alessandro Di Battista cosa farebbero se si palesasse l’opportunità di Gigino Di Maio a Palazzo Chigi? Perlomeno un “passaggio” su Rousseau lo farebbero? Perché in un caso del genere i Cinque Stelle potrebbero pure restare al governo per la consiliatura, ma davvero si sarebbero venduti l’anima al diavolo. Tanto varrebbe indicare come premier Rocco Casalino, perlomeno conosce benissimo i meccanismi del Grande Fratello.

Eppure Luigi Di Maio ci sta pensando. Aridateci il Bagaglino.

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