Tornano centrodestra e centrosinistra, ma c’è la variabile Renzi

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Matteo Salvini: “Chi governa con il Pd, poi non potrà farlo con noi”. E la coalizione si ricompatta. Tra Cinque Stelle e Pd prove di un’intesa anche elettorale e in prospettiva. Mentre l’ex Rottamatore non ha rinunciato all’idea di mettersi in proprio.

In queste ore di trattative tra il Pd e i Cinque Stelle sono tutti molti attivi. Come racconta il quotidiano La Repubblica, l’idea di provare a mettere su un esecutivo diverso sarebbe nata da una lunga telefonata tra il segretario Dem Nicola Zingaretti e il guru dei Cinque Stelle Davide Casaleggio. Ma sono tutti molti attivi, soprattutto Roberta Lombardi, capogruppo pentastellato alla Regione Lazio, quella governata da Zingaretti. E in un’intervista telefonica a Formiche.net il deputato pentastellato Luca Frusone invita anche a guardare ad altri esponenti nella Lega, come Giancarlo Giorgetti, più affidabile di Salvini a suo giudizio.

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Si stanno però ricostruendo gli schieramenti di un tempo. Se questo accadrà si passerà da un tripolarismo ad un bipolarismo. Da una parte c’è il centrodestra, forte e maggioritario secondo i sondaggi nel Paese. Matteo Salvini, leader della Lega, ha detto alla coalizione in modo chiaro che chi governa con il Pd non potrà poi farlo con il centrodestra. Messaggio rivolto a Forza Italia, dal momento che nei giorni scorsi Gianni Letta stava cercando spazi affinché anche gli “azzurri” facessero parte di una maggioranza Ursula.

Non è un caso che nelle ore scorse il vicepresidente nazionale del Partito Antonio Tajani sia tornato a farsi sentire, dicendo a Radio Anch’ioL’accordo prefigurato da Prodi è Pd-M5s e mi sembra un asse indigeribile, che non porterebbe alcun risultato. Il governo giallorosso sarebbe di fatto una brutta copia del governo gialloverde. La situazione peggiorerebbe, come si potrebbero mettere d’accordo sull’immigrazione, sulla Tav? Sarebbe un governo pieno di contraddizioni. L’Italia non ha bisogno di una politica di sinistra che faccia aumentare le tasse“. 

Si riparte dal centrodestra, dallo schema classico, pure differente nelle proporzioni: Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ci sarà pure Giovanni Toti, anche se bisognerà vedere come, dal momento che il veto di Silvio Berlusconi è totale.

L’intesa tra Pd e Cinque Stelle, qualora si concretizzasse, non potrebbe essere soltanto di Governo. Specialmente se destinata ad andare avanti fino al 2023. Potrebbe avere effetti pure sulle alleanze elettorali. Si voterà in Regioni importanti come l’Emilia Romagna, l’Umbria e la Calabria.

Renzi e Zingaretti

Resta la variabile Matteo Renzi. Le certezze sono le seguenti: voterà e farà votare dai gruppi parlamentari la fiducia ad un Governo giallorosso, non farà parte dell’esecutivo, non ha rinunciato all’idea di poter formare un suo Partito. Sempre nell’alveo del centrosinistra, ma più spostato verso il centro, con un credo liberale e moderato. Certamente una scissione indebolirebbe il Pd di Zingaretti, anche nei rapporti con i Cinque Stelle. Sono questi i temi del prossimo futuro.