La rabbia e il razzismo

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Quanto accaduto a Torre Maura a Roma mette a nudo la disperazione dei cittadini nella palude delle periferie italiane, dove non c’è ombra di politiche di integrazione. Ma nella nostra società è stata altresì sdoganata e legittimata l’intolleranza. La verità è che nessuno governa il fenomeno.

I fatti di Torre Maura a Roma evidenziano lo straordinario malessere che si vive nelle periferie italiane. Parliamo di un quartiere enorme, nel quale vivono 270.000 persone. Come una città italiana medio-grande.

La protesta della gente in strada ha certamente assunto toni inaccettabili e violenti. C’è di tutto: dalla disperazione all’intolleranza. Fino al razzismo. Ma è la disperazione a campeggiare, perché nelle periferie italiane chi ha la responsabilità di amministrare la cosa pubblica (dal Governo ai Comuni) non interviene da tanto tempo. E quindi poi non può presentarsi, come è successo a Roma, soltanto quando si tratta di trasferire dei cittadini in un centro di accoglienza. Senza peraltro avvertire nessuno, senza coinvolgere la popolazione, senza cercare appunto di governare il fenomeno.

Nelle periferie italiane si vive quotidianamente la difficoltà di “campare”, di pagare i mutui e le bollette, di immaginare un futuro per i propri figli, di avere dei servizi all’altezza della situazione. A Torre Maura ci sono anche esempi di integrazione e di solidarietà, cancellati però dalla violenta protesta in strada.

Detto questo, possiamo continuare a ripeterci che non si tratta di razzismo, ma sappiamo bene che non è così. L’Italia è cambiata, l’intolleranza ha preso il posto della solidarietà. Le persone che erano state trasferite a Torre Maura non avevano fatto nulla. Vedere i panini calpestati e sentire quelle frasi testimonia come nel Paese certi sentimenti siano stati in un qualche modo sdoganati, perfino legittimati.

Quei bambini e quei ragazzi rom che, terrorizzati, hanno vissuto quei momenti, come faranno ad immaginare un futuro da italiani, anche se sono nati in Italia?

Bisogna interrogarsi a fondo su quello che oggi è il “sentiment” prevalente in Italia. Dove una stragrande maggioranza di italiani vive ordinarie situazioni di precarietà, non avendo alcun sussidio dallo Stato. Nessun aiuto.

E allora quando l’Amministrazione Pubblica, in tutte le sue articolazioni, continua a “scaricare” ogni tipo di problema nelle periferie, è chiaro che può succedere di tutto. Esasperazione dunque. E rabbia. Ma nell’Italia 2019 c’è pure una forte dose di razzismo. Slogan come “aiutiamoli a casa loro” sono delle bugie neppure pietose: “casa loro” sono i lager in Libia.

C’è poi un altro aspetto, più strettamente locale, che riguarda l’Amministrazione di Roma, guidata dalla sindaca Virginia Raggi. Quello che accade nella Capitale in termini di disservizi è sotto gli occhi di tutti: le stazioni chiuse della metropolitana, la difficoltà quotidiana di smaltire i rifiuti.

E la mancanza di vere politiche di integrazione. C’è anche questo.