Toti e Abbruzzese pronti all’addio: «Autonomia per tutte le regioni»

Toti in serata conferma il rinnovamento del centrodestra proseguirà comunque, con o senza Forza Italia». Il tema dell'autonomia: «deve interessare tutte le regioni». Abbruzzese: «Non potevamo stare immobili mentre la barca affondava»

Tutto è pronto. Questione di poco. Le truppe di Giovanni Toti sono pronte a scendere in campo. Ed a dare vita a quella lenta scissione da Forza Italia che ormai è nei fatti. (leggi qui Forza Italia, avanti verso la scissione: Abbruzzese, «il sogno si avvera»). Non arrivano notizie confortanti da Golasecca in provincia di Varese, dove in serata il governatore della Liguria ha partecipato alla festa della Lega. Gli domandano come andrà il ‘tavolo delle regole‘ di Forza Italia convocato per giovedì: Giovanni Toti risponde «Auspico bene, penso non bene».

Il rinnovamento del centrodestra prosegue «zoppicando» dice Toti. Ma a lui poco importa, perché «il rinnovamento del centrodestra proseguirà comunque, con o senza Forza Italia».

Gli chiedono se si tornerà al vecchio centrodestra, il presidente ligure spiega che «c’è bisogno di un centrodestra nuovo, coerente ai bisogni di questo Paese del 2019, che non abbia nostalgia del passato ma con il coraggio di fare un passo avanti tutti insieme per costruire un’offerta politica che duri per i prossimi vent’anni e finalmente dia ai cittadini quelle risposte che servono ovvero grandi opere, attenzione per le imprese, crescita del Pil, formazione, occupazione e finalmente autonomia».

Il termine è sdoganato. Anche la nuova formazione di Toti è per l’autonomia. «Credo che l’autonomia debba interessare tutte le regioni – prosegue Toti – non solo al Nord ma anche al Sud. Trovo poco convincenti le paure che il Movimento 5 stelle talvolta agita sul fatto che il Paese si dividerà in serie A e serie B: questo Paese è già così, ma non certo per l’autonomia che non c’è mai stata».

Chi non si preoccupa per il tema dell’Autonomia è Mario Abbruzzese. Seguirà Giovanni Toti insieme a tutto il gruppo “Laboratorio Lazio Per Il Cambiamento”. Con lui ci sono il capogruppo alla Pisana Antonello Aurigemma, presidente della commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli, l’ex vice presidente d’Aula Adriano Palozzi.

Ma appena la notizia è stata lanciata su Alessioporcu.it (leggi qui Forza Italia, avanti verso la scissione: Abbruzzese, «il sogno si avvera») la discussione sui social si è fatta feroce. Dall’una e dall’altra parte: chi accusa Diu tradimento, chi accusa di opportunismo.

Mario Abbruzzese tenta di disinnescare le polemiche. E dice: «Qui nessuno scappa, tant’è che ci stiamo battendo all’interno del nostro Partito per invertire una tendenza che ci ha visti protagonisti nel recente passato, ma che oggi ci vede non più attrattivi all’interno dello scenario politico italiano ed Europeo».

Il problema è esattamente quello dei numeri. Sono loro ad avere ragione. Sempre. Soprattutto in politica. «Non si può assistere ad un declino costante e non prendere una decisione, ma soprattutto non possiamo evidenziare che negli ultimi 10 anni si sia passati dal 40% al 5% senza che nessuno abbia mai fatto un’analisi politica seria, assumendosi le proprie responsabilità».

Nonostante quel crollo, Mario Abbruzzese evidenzia che tutti sono rimasti al loro posto in Forza Italia. Ma non sono disposti a rimanere immobili mentre la barca affonda: «È evidente che il cerchio magico che oggi governa Forza Italia vada cambiato e sostituito con regole democratiche, aggregando e coinvolgendo tutta la classe dirigente del nostro partito attraverso il confronto di idee e la partecipazione di tutti i territori».

L’ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio chiede a Silvio Berlusconi di svolgere il ruolo di “padre nobile” e spianare la strada al rinnovamento. Ma è convinto che non accadrà. Perché «Il cerchio magico pensa di curare un tumore all’ultimo stadio con una aspirina, farmaco adatto magari per un raffreddore, noi non non ci stiamo!».

Quello che prenderà le mosse nei prossimi giorni non sarà un nuovo Partito. All’inizio sarà un movimento politico. Il cui perimetro di gioco però è ben definito: «un perimetro politico di gioco, chiaro, credibile e di centro destra. Noi vogliamo essere alleati affidabili della “Lega” rappresentata da Matteo Salvini e di “Fratelli d’Italia” rappresentata da Giorgia Meloni, senza essere accusati di trasformismo».

Insomma, per Abbruzzese non si tratta di un abbandono. Quello lo hanno messo in atto gran parte dei quadri dirigenti nell’indifferenza totale. Per questo «Forza Italia necessita di uno scossone, di un cortocircuito per poter trasmettere quel messaggio di novità e soprattutto per poter riaggregare quei milioni di elettori che oggi preferiscono non votarci o ancor peggio non recarsi alle urne».

Le prossime ore saranno fondamentali.