Top & Flop * Giovedì 12 settembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MARIO DRAGHI

Ancora una volta ha messo mano al “bazooka”. E lo ha fatto, come ha sottolineato l’Huffington Post, “senza curarsi dei sempre più numerosi economisti scettici sull’efficacia di una ulteriore iniezione di liquidità, delle preoccupazioni delle banche i cui margini sono schiacciati dai tassi bassi, di alcuni governatori Ue manifestamente ostili e delle buone intenzioni dei governi europei che dopo il risultato delle elezioni e il cambio di governo in Italia sembrano divenuti tutti più collaborativi ed europeisti”. 

Mario Draghi

Nel penultimo consiglio direttivo della Bce sotto la sua guida, Mario Draghi ha varato un nuovo programma di quantitative easing (Qe), che prevede l’acquisto di bond per 20 miliardi di euro al mese e partirà a novembre. Gli acquisti di bond decisi oggi con il nuovo programma “dureranno tutto il periodo necessario a rafforzare l’impatto accomodante dei tassi” e il consiglio direttivo si aspetta che “finiscano poco prima rispetto a quando la Bce inizierà ad alzare i tassi”. L’annuncio delle nuove misure ha fatto volare i prezzi dei metalli preziosi. Facendo anche correre i bond sovrani europei.

Lo spread tra il Btp e il Bund ha chiuso in netto calo sotto i 140 punti base, dopo le nuove misure di stimolo varate oggi dalla Bce. Ha detto Draghi: “La decisione presa oggi con il pacchetto di misure della Bce riflette un’inflazione che continua ad essere al di sotto dell’obiettivo del 2%, le informazioni in arrivo indicano una debolezza dell’economia dell’Eurozona più protratta, importanti rischi al ribasso e un’inflazione debole“. 

Nel nanismo di una politica europea che non riesce ad andare oltre gli stereotipi sull’immigrazione, Mario Draghi in questi anni ha fatto politica monetaria da solo, salvando il Vecchio Continente più volte dal tracollo. Non è un caso che sia l’unico che Donald Trump teme davvero. Supermario.

VINCENZO SPADAFORA

Il nuovo Ministro dello Sport sta scalando i salotti romani (quelli che contano davvero) alla velocità della luce. È l’uomo delle cene riservate, quello che ha fatto rompere il ghiaccio tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Grande mediatore, preferisce non apparire, ma ormai è venuto allo scoperto.

Il ministro Vincenzo Spadafora

Ma chi è il nuovo cardinale Richelieu in quota Cinque Stelle? La Repubblica ha ricostruito il curriculum. In questo modo: “Nato ad Afragola, provincia di Napoli, conterraneo e amico di Luigi Di Maio, Spadafora debutta nella politica nel 1998 come segretario particolare dell’allora presidente della Regione Campania Andrea Losco, dell’Udeur. Poi si avvicina ai Verdi lavorando nella segreteria di Alfonso Pecoraro Scanio. Ma il salto avviene nel 2006 quando col governo Prodi diventa capo segreteria di Francesco Rutelli, ministro dei Beni Culturali. Due anni dopo diventa presidente di Unicef Italia“.

“Ma già ventenne, finito il liceo, Spadafora aveva operato per l’Unicef come missionario laico: viaggia in Sierra Leone, Guinea Bissau e Ruanda. E in questi anni nascono anche anche i rapporti col Vaticano. In particolare con don Ottavio de Bertolis, “il mio padre spirituale“, dice in più di un’intervista. Finita l’esperienza con Rutelli prosegue la sua ascesa politica. Contribuisce a far nascere il movimento giovanile della Margherita, ha tempo di avvicinarsi a Italia Futura, il movimento ideato da Luca Cordero di Montezemolo. Nel 2011 è istituita la figura in Italia del Garante per l’Infanzia, ruolo che ricopre grazie anche alla stima che si guadagna da parte di Mara Carfagna, allora ministra alle Pari Opportunità del governo Berlusconi”.

Non è finita: “Nel 2016 conclusa l’esperienza nell’Authority la sua storia politica incrocia M5S  e diventa stretto collaboratore di Luigi Di Maio, di cui diventa responsabile delle relazioni istituzionali: lo accompagna in alcuni appuntamenti all’estero come  all’Università di Harvard, a Londra nell’aprile 2016 nel “pranzo con i vertici della Trilateral” e in Israele”.

Alle elezioni politiche del 2018 viene candidato dal Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale di Casoria che vince con il 59,4%, venendo quindi eletto deputato. Il resto è storia recente. La mia vita come un film.

FLOP

NICOLA ZINGARETTI

Forse dovrebbe smetterla di inseguire in questo modo i Cinque Stelle. Anche perché il segretario del Pd non era affatto convinto della necessità di un governo con i pentastellati. Adesso non fa che ripetere che è fondamentale un’alleanza politica tra Pd e Cinque Stelle in vista delle regionali.

Nicola Zingaretti Foto Daniele Stefanini © Imagoeconomica

Oggi Dario Franceschini lo ha ribadito in un’intervista a La Repubblica. I Cinque Stelle si sono affrettati a chiudere ogni spazio. E Manlio Di Stefano ad Affaritaliani.it ha affermato: “Abbiamo già detto chiaramente che non è possibile per noi, non è previsto dal nostro statuto e non c’è nessuna volontà di farlo. Quindi l’argomento per noi non esiste nemmeno.  Non ci sono deroghe. Il nostro statuto, recentemente modificato, parla di alleanze possibili solo in via sperimentale con liste civiche”.

E se il Pd provasse a prendersi gli elettori dei Cinque Stelle? In fondo era questo l’obiettivo di Zingaretti quando fu eletto segretario. Inseguire le alleanze in questo modo rischia di indebolirlo. Il troppo storpia.

MARA CARFAGNA

Alla fine la vicepresidente della Camera è rimasta in Forza Italia. Forse. Designata coordinatore nazionale in coabitazione con Giovanni Toti, aveva reagito con orgoglio quando Silvio Berlusconi aveva fatto saltare il tavolo riportando tutto nella sua orbita. Poi però alla fine della fiera è rimasta negli “azzurri”.

Mara Carfagna

Negli ultimi giorni ha detto che capiva la piazza sovranista, ma che il dna di Forza Italia è diverso. E che comunque il Partito non avrebbe sbagliato ad inviare una propria delegazione. In piazza. Quindi ha spiegato che è stato un errore inseguire Salvini perché il centrodestra è concetto diverso dal sovranismo. Il problema è capire intanto dove si colloca oggi Forza Italia.

Poi sarebbe interessante capire la posizione della Carfagna all’interno di quel che resta di Forza Italia. Mara smarrita.