Traditori e affaristi infiltrati in Comune: l’addio al veleno di D’Alessandro

Traditori, chiedevano 'Per me che ci sta?', è il cancro della politica: conferenza stampa d'addio al veleno per il sindaco Carlo Maria D'Alessandro dopo le dimissioni in massa rassegnate ieri.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

«Io il mattino andavo in municipio e domandavo ‘Che c’è da fare questa mattina?’ Altri invece venivano in municipio e domandavano ‘Oggi per me che ci sta?’». Carlo Maria D’Alessandro si congeda togliendosi dalle scarpe i sassolini che lo hanno accompagnato durante questi due anni e 8 mesi in cui ha tentato di governare la città.

Li estrae nel corso della conferenza stampa riunita a mezzogiorno nella Sala Restagno del municipio. Ventiquattrore dopo le dimissioni in massa che hanno determinato la caduta della sua amministrazione. E la fine della sua esperienza da sindaco. (leggi qui Bye bye Carlo Maria: dimissioni in massa. Fine del governo D’Alessandro).

Traditori, cancro della politica

Sbatte i pugni sul tavolo. Alza la voce. Sfoga l’amarezza. Grida al tradimento. «Sono vittima di un tradimento. Spacciato come un atto di coraggio. Non si può affidare Cassino a persone che hanno obiettivi clientelari».

Non basta. «Queste persone sono il cancro della politica: perché non lavorano per il bene della città».

Ce l’ha innanzitutto con i quattro dissidenti. Con la capogruppo di Forza Italia Rossella Chiusaroli, con il presidente del Consiglio Comunale Dino Secondino, con il presidente di Commissione Gianluca Tartaglia, con il coordinatore di Noi con l’Italia Antonio Valente. Sono quelli della maggioranza che ieri hanno firmato le dimissioni in massa insieme agli undici dell’opposizione. Ribaltando i ruoli ed il tavolo.

«È la prima volta che un sindaco viene sfiduciato dal suo presidente del Consiglio Comunale. Pensavo di avere al mio fianco persone serie, invece tutto si è basato sugli interessi personali».

Ma ce l’ha anche con la Lega, che aveva vinto le elezioni insieme a lui. E che poi si è defilata. È diventata la sua spina nel fianco, uscendo dalla maggioranza e logorandolo giorno dopo giorno. Ce l’ha con Carmelo Palombo, suo vicesindaco leghista e coordinatore provinciale del Carroccio, che per mesi non ha voluto sentire ragioni e non è rientrato.

Facevano ostruzione su tutto

Ce l’ha con quelli della sua maggioranza che non hanno firmato le dimissioni ma gli hanno reso una salita al Calvario i due anni e otto mesi di amministrazione finiti ieri.

Pensa a tutta questa gente Carlo Maria D’Alessandro mentre sbatte i pugni sul tavolo in sala restano e urla «Hanno fatto ostruzione su tutto. Sono stato messo sotto scacco con l’accusa della mancata condivisione. In realtà era altro. Qui bisogna capire cosa si intende per condivisione: se è un obiettivo comune oppure un obiettivo personale».

Si riferisce al Piano di Rigenerazione Urbana. Perché è chiaro che sia quella la mina sulla quale è saltato tutto. Non la condivisione, non gli assessorati. Il piano che doveva trasformare il volto della città, partendo dalle zone ormai degradate. Troppi interessi? Il sindaco si limita a dire «Auguro al mio successore di riuscire ad approvarlo, quel Piano. Io sono stato messo sotto scacco. A me lo hanno impedito: facendo ostruzione su tutto». Una frase che legittima i dubbi, dal momento che il sindaco sfiduciato è un direttore del Catasto, tra quelli più premiati per i risultati raggiunti.

Conti puliti dopo 70 anni

Sbatte ancora i pugni e urla quando rivendica il merito dell’operazione che ha portato al dissesto. «Abbiamo ripulito i conti del Comune, le casse ora sono trasparenti per la prima volta in 70 anni. Abbiamo accertato 120 milioni di euro di pregresso consolidato e ci siamo assunti la responsabilità di portarlo alla luce. Ora una sentenza dice che non è giusto spalmare questi debiti sulle generazioni future. Benissimo. Allora qualcuno si prepari a pagare».

Ha una cosa in particolare sullo stomaco: il bilancio ripulito e che doveva essere attuato. «È nella mia stanza!!!» urla Carlo Maria D’Alessandro. «Chi ha fatto cadere la mia amministrazione è un traditore perché dopo il dissesto, l’approvazione del Bilancio Stabilmente Riequilibrato è un obbligo morale verso la città. Senza quel documento Cassino non può ripartire».

Le croci

Elenca le cose fatte e quelle che lascia. Soprattutto elenca le croci che gli hanno messo sulle spalle e che non è disposto a portare.

Una di queste è il Teatro Manzoni. «Smettiamo di dire che ho chiuso il Teatro Manzoni: è chiuso dal 2015, lo hanno bloccato i Vigili del Fuoco. Io ho prorogato le autorizzazioni per un anno nella speranza che i gestori facessero i lavori con cui trasformare quella sala polivalente in un teatro. Non lo hanno fatto».

Un’altra è l’Historiale. «Ma cosa speravate si potesse riaprire, se c’è la moquette saltata ed i controsoffitti sono per terra? È così dal 2014: si erano portati via tutto. I funzionari della Regione non vedono l’ora di riaprirlo: auguri. Io volevo spostare la biblioteca comunale nella struttura accanto, per creare un polo della cultura».

Gli intrighi di Forza Italia

Una chiave di lettura vuole che Carlo Maria D’Alessandro sia il primo regalo alla Lega fatto da un Claudio Fazzone in perenne lotta con Mario Abbruzzese, per il controllo regionale di Forza Italia.

È possibile. Ma una vulgata assicura che lunedì mattina, prima che iniziasse la raccolta delle firme, il coordinatore regionale Claudio Fazzone abbia telefonato a Rossella Chiusaroli dicendole «Se puoi, sposta almeno di qualche ora. Dammi il tempo per vedere se ci sono altri margini. Fai tutto il possibile per evitare questa caduta. Fallo solo se è indispensabile».

Nel corso della Conferenza, il direttore de L’Inchiesta Stefano Di Scanno lo domanda al sindaco: si sente vittima degli intrighi regionali di Forza Italia? «Io mi sento solo vittima di un tradimento».

Pensa di ricandidarsi

E adesso cosa fa? Sta pensando di ricandidarsi. A chi glielo domanda, non lo nega. Non dice ‘No, mi è bastata’. Invece risponde «Lasciatemi il tempo per pensarci, insieme alle persone che mi sono state fedeli fino alla fine ed alla mia famiglia».

Cosa lo spinge a farlo? Non lo ha capito che la politica non è per gli ingegneri, strappati alle loro scrivanie e sbattuti a governare una politica fatta di equilibri instabili, convergenze parallele, manuali Cencelli, che nulla hanno a che spartire con codici e precisione?

«A quelli della società civile dico: scendete in campo. Per l’amor di Dio scendete in politica e spazzate via questa massa traditori del mandato elettorale. Invito le persone per bene a scendere in campo. Solo così, a maggio, questo modo di fare politica potrà essere messo da parte. Solo in questo modo potremo spazzare via i poltronisti, il cancro della politica, persone che non lavorano per la città».