Nella tragedia de La Monna una luce: il sogno dell’integrazione

Da Vico nel Lazio un messaggio diretto al leader della Lega, Matteo Salvini e a tutti gli ‘xenofobi’ giacca e cravatta ‘made in Italy’, lo manda in queste ore il sindaco Claudio Guerriero.

 

In maniera indiretta il primo cittadino di Vico pare voler dire: i nostri extracomunitari qui a Vico nel Lazio sono un vero valore. E’ proprio così. Il paesino adagiato ai piedi del La Monna non ne vuole sapere di assistere impassibile alla tragedia che ha colpito – per mano delinquenziale, perché l’autocombustione è una barzelletta – la Regina degli Ernici.

 

Vico nel Lazio si è rimboccato le maniche. In testa il sindaco. Del quale magari politicamente si potrà essere in contrasto su tutto ma gli va dato atto che in questi giorni ha dimostrato ai signori sindaci del Nord cosa vuole dire essere un sindaco di periferia, di quelli che magari non prendono nemmeno l’indennità. Anche a costo di mettere a repentaglio la sua salute. Perché Claudio Guerriero nei giorni scorsi, con le fiamme e il fumo davanti agli occhi ha avuto un malore. E’ stato ricoverato in ospedale ad Altri ma dopo le prime cure ha firmato l’uscita. Per tornare là, al capezzale de La Monna. Per cercare di salvare il salvabile.

 

Il primo cittadino, alla vigilia di Ferragosto si è messo alla guida di un gruppo di persone – e tra questi diversi immigrati ospitati in paese dallo scorso mese di ottobre da una Coop di Milano – ed ha raggiunto i focolai che, a macchia di leopardo, stanno dilaniando la Storia ed una riserva verde di inestimabile valore.

 

Sembra piangere La Monna, drammaticamente ferita ma dolcemente silenziosa nel suo dolore. E si dispera Vico nel Lazio. Che da domenica scorsa vive con lo sguardo rivolto su quei pendii di una bellezza mozzafiato e che da domani non saranno più l’oro vero di un borgo tra i più belli dell’intera Ciociaria.

 

Tutto è partito domenica 6 agosto. Alle ore 11.40 qualcuno nota un incendio in località Sensana, a due passi dal Camposanto vecchio. E’ la zona alle spalle della cinta dalle torri merlate del paese, verso La Monna. Una zona verdissima, un’oasi naturale meta di pascoli. Ma anche meta di delinquenti travisati da escursionisti. Immediatamente allertato il sindaco. In pochi minuti intervengono Protezione Civile e Vigili del Fuoco. Ma altrettanto da subito ci si è resi conto che sarebbe stato necessario altro. Servivano i mezzi aerei. In una Ciociaria che nel frattempo stava andando al rogo sarebbe stato come vincere un terno al lotto averli tutti là in tempo reale. Vico nel Lazio si preparava a soffrire.

 

I mezzi aerei, i famosi Canadair, possono essere chiamati solamente attraverso il ‘decreto Dos’. In sostanza c’è un direttore delle operazioni di spegnimento che, dalla cabina di regia dei Vigili del Fuoco, chiede l’intervento dei mezzi aerei. Ma quel ritardo che senza ombra di smentita si può definire fisiologico – mentre in quelle stesse ore il combinato disposto delle altissime temperature e una banda di delinquenti organizzati stava facendo scempio de La Monna – oggi si sta pagando a caro prezzo.

 

Il primo, vero intervento, è stato attivato infatti alle 15 della stessa domenica. Nel frattempo l’incendio aveva raggiunto vaste dimensioni. Era già arrivato in zona Fontanili ed improvvisamente è ‘schizzato’ verso l’alto, verso le pendici de La Monna. Alle 20 i mezzi aerei hanno sospeso le operazioni per la sopraggiunta oscurità ma fuoco e fumo hanno continuato a devastare i fianchi della Regina degli Ernici. Durante la notte le fiamme si sono propagate fino ad arrivare in cima (1.951 metri). E’ iniziato il calvario che ancora oggi, alla vigilia di Ferragosto, devasta una storia millenaria e strazia il cuore delle popolazioni che vivono sul versante ciociaro e su quello abruzzese. Tanti i focolai che covano sotto gli strati di foglie e che fino ad oggi ancora è impossibile domare anche con gli interventi aerei.

 

Canadair (che fanno carico nello specchio d’acqua di fronte Fondi e che in 22’ sono sulla montagna) ed elicotteri (che a loro volta attingono al bacino della cartiera di Guarcino) – impegno senza soluzioni di continuità, va detto per dovere di cronaca – non sempre sono potuti intervenire perché inviati in soccorso di zone abitate. E così l’incendio de La Monna non è mai stato affrontato veramente di petto. Negli ultimi tre giorni si è deciso di far intervenire squadre a terra composte da volontari della Protezione Civile e richiedenti asilo. In barba a Matteo Salvini ed agli xenofobi di casa nostra. I mezzi aerei continuano ad intervenire purtroppo solo se liberi, anche se nell’ultimo fine settimana si sono intensificati i ‘raids’ sulle fiamme.

 

Ah, e la politica ciociara? Diciamo che ha brillato per assenza, fatte poche eccezioni. Il sindaco Guerriero – in nomen omen – è in costante contatto con gli assessori regionali Buschini (è stato visto a Vico anche in occasione della ricorrenza del Santo patrono, esattamente la settimana precedente il divampare del primo incendio) e la Bianchi. C’è stato anche un sopralluogo dello stesso Buschini. Ma La Monna aspetta altro. Di non soffrire. Poi, a curarne le ferite, ci vorrà il tempo e l’amore della gente. Anche, perché no, della parte buona di quegli immigrati che in tanti – anche a pochi chilometri di distanza da Vico nel Lazio – vorrebbero dentro quel rogo che ha cancellato pezzi di Storia e bellezze paesaggistiche dal valore illimitato e che invece un sindaco controcorrente, un sindaco… Guerriero sta cercando di valorizzare.

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Foto: copyright Filippo Rondinara, tutti i diritti riservati all’autore