Tre sfumature di centrosinistra di Governo

Matteo Renzi vuole mandare a casa Giuseppe Conte. Nicola Zingaretti richiama alla responsabilità e fa capire di essere stufo. Goffredo Bettini va oltre e vede elezioni anticipate nel caso il premier dovesse cadere. Ma in realtà deciderà Mattarella.

Il punto fermo è che Nicola Zingaretti si è stancato dagli atteggiamenti del premier Giuseppe Conte e del suo Governo. Ma non può sposare la linea di Matteo Renzi. Perciò su Facebook ha delimitato il perimetro della discussione.

Ha scritto: “Abbiamo in mano la possibilità di cambiare l’Italia. È da irresponsabili dare spazio a rigidità e incomprensioni. La collegialità non è una perdita di tempo e davvero tutti ci devono investire. Ascoltare le osservazioni di merito non è una perdita di tempo. Ricomporre le differenze per continuare degnamente a guidare il Paese non è una perdita di tempo. Evitare che prevalgano interessi di partito e che ognuno vada per conto proprio non è una perdita di tempo”.

La cabina di regia ipotizzata da Conte sul Recovery Fund non solo ha scatenato l’ira di Renzi ma anche malumori nel Pd. Al punto che Goffredo Bettini in un’intervista al Corriere della Sera ha detto chiaro e tondo che se dovesse cadere il Conte bis si tornerà inevitabilmente a votare. Mentre Matteo Renzi, dalle colonne de Il Messaggero, ha lasciato intendere che prima si potrebbe cercare un nuovo equilibrio parlamentare. 

Se il Governo cade si va al voto

Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Filo unitario che lega le due posizioni è che Conte è spalle al muro e sta preparando una clamorosa marcia indietro per restare in sella.

Goffredo Bettini ha detto al Corriere: “Se dovesse implodere, urne inevitabili. Sulla proposta che la maggioranza dovrà approvare in Parlamento sul Recovery Plan occorre una convergenza convinta delle forze sociali e dei Partiti che sostengono Conte. Ci vuole collegialità, perché le risorse che abbiamo a disposizione una volta consumate non torneranno più. Va colta da tutti la solennità del momento. Se l’attuale esecutivo dovesse implodere, per ragioni interne e non a causa dell’opposizione, sarebbe secondo me impossibile continuare la legislatura con altre soluzioni. Nessuno sarebbe più in grado di mettere in piedi ipotesi credibili. A quel punto ritengo inevitabili le urne. E tutti dovranno rispondere della propria parte di responsabilità nell’aver portato il Paese, in un momento così delicato, all’avventura di nuove elezioni”. 

Significa che il Pd di Nicola Zingaretti non teme elezioni anticipate. Non si assumerà la responsabilità di mandare il Paese al voto, ma forse vivrebbe quel momento come una liberazione. Impossibile continuare a far finta di nulla davanti all’operato del premier Giuseppe Conte e del Movimento Cinque Stelle. Ma anche davanti alle mosse di Italia Viva. (Leggi qui Perché Zingaretti non può farsi scavalcare da Renzi nell’attacco a Conte).

Parlando di Matteo Renzi, Bettini  ha evidenziato: “Ha contribuito a varare questo Governo. Sapeva di pagare un prezzo per la sua tradizionale avversione verso il M5S. Eppure in questi mesi abbiamo retto. Ora non so se, nella fase nuova che si sta aprendo, Renzi abbia intenzione di togliere il suo sostegno a Conte. Per certi aspetti non mi interessa leggere nella sua testa, piuttosto sapere che senza Italia Viva il governo non avrebbe più i numeri per andare avanti. Quindi, con pazienza, occorre ricomporre ascoltando tutti. E occorre, dall’altra parte, porre i problemi in maniera costruttiva”.

Renzi: C’è altro oltre il voto

Matteo Renzi. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Matteo Renzi al Messaggero ha affermato: “Al voto in caso di crisi? No.Ci sono 200 miliardi di euro che appartengono ai nostri figli, che noi prendiamo in prestito aumentando il debito pubblico e che servono per il futuro dell’Italia. Non accetto che qualcuno voglia spenderli alla chetichella, senza passare dal Parlamento. E non accetto che qualcuno possa esautorare il governo con task force e poteri sostitutivi. Io non lavoro per la crisi di governo, lavoro per evitare la crisi del Paese. A noi interessa aiutare l’Italia, non prendere un ministro in più. A noi non servono sgabelli o strapuntini: noi siamo quelli che portano le idee, non che chiedono i posti. Se mai dovessimo arrivare alla crisi, si parla con le istituzioni, non con i commentatori. La bussola per il Presidente della Repubblica è la Costituzione. E la Costituzione dice che si verifica se c’è una maggioranza in Parlamento. Spero che non si arrivi a tanto ma se si arrivasse lì, scommetto sulla presenza di un’ampia maggioranza parlamentare. Penso che voteremo per le politiche del 2023”.

Matteo Renzi vuole un cambio di Governo, soprattutto di presidente del consiglio. E non gli dispiacerebbe Nicola Zingaretti a Palazzo Chigi. Il Pd è diffidente, ma di certo non si fida più di Giuseppe Conte.