Tregua fino a gennaio, poi Calenda e Pd decideranno

Il leader di Azione incontra i dem Astorre e Patanè e lancia un ultimatum: per evitare lo scontro su Roma c'è tempo fino a inizio 2021. Poi andrà da solo in campagna elettorale con i fondi raccolti. Ma la tregua giova anche ai dem, che potranno prendere le misure alla sua capacità di fuoco anti M5S. Specie nel ballottaggio.

Due mesi di tempo per capire e per capirsi. Carlo Calenda e il Pd non vogliono arrivare allo scontro. Ma allo stesso tempo il leader di Azione non intende farsi “cuocere a fuoco lento” dentro la coalizione di centrosinistra. E magari vedere a marzo il Pd scodellare sul tavolo a sorpresa una propria candidatura a sindaco di Roma.

Per questo l’ex ministro del Mise si è detto d’accordo. Lo ha fatto nel corso di un incontro svolto con il segretario regionale del Pd, Bruno Astorre, e il consigliere regionale, Eugenio Patanè. Ma disponibile a cosa? A una pausa fino al massimo a metà gennaio. Questo prima di partire con la propria campagna di comunicazione per la sua corsa al Campidoglio.

Bruno Astorre

Che in teoria sarebbe quasi pronta, perché Calenda ha raccolto diversi fondi (c’e chi parla di un milione di euro) attraverso un fund raising. Tuttavia l’eurodeputato non ha alcuna intenzione di rompere col centrosinistra. E vorrebbe essere il candidato di tutta la coalizione, tanto da avere aperto anche sulla possibilità di sottoporsi alle primarie. Tuttavia, non ci sta ad aspettare la primavera in attesa di sapere se il Pd sosterrà lui o proporrà un’altra figura. Da qui l’accordo sulla tregua.

Se in questo lasso di tempo i dem saranno in grado di trovare un nome capace di convincerlo, Calenda ha ribadito di essere disposto a farsi da parte. Ed a sostenere questa nuova opzione, altrimenti lui andrà avanti. Anche da solo.

Anche il Pd vuole garanzie

Dall’altra parte il Pd ha difficoltà a sostenere a scatola chiusa il fondatore di Azione. E ha bisogno che Calenda lo aiuti ad aiutarlo, perché il candidato che sosterrà dovrà avere due caratteristiche: saper parlare a tutto il campo largo del centrosinistra. Inoltre essere in grado di prendere i voti del M5S al secondo turno. E questi due mesi di tempo serviranno anche a capire come si comporterà l’ex ministro. Cioè se userà toni più concilianti e meno divisivi, sia verso la coalizione che verso il governo. Oppure se continuerà a seguire lo spartito di questi mesi. Se si verificasse questo secondo scenario sarebbe quasi inevitabile una rottura tra le parti

Virginia Raggi Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Ma il periodo di tregua sarà utile anche per verificare altre situazioni. Situazioni esterne alle dinamiche del tavolo di centrosinistra ma comunque influenti. In particolare la tenuta del governo (da sempre contestato da Calenda). Poi l’esito del processo a Virginia Raggi, che potrebbe portare a un passo indietro della sindaca rispetto all’attuale ricandidatura.

Senza dimenticare la fase che Roma (come tutta Italia) sta vivendo. Cioè l’aumento delle fragilità sociali legate alle conseguenze economiche che scaturiscono dalla pandemia da Covid-19. Una situazione potenzialmente esplosiva specie nelle periferie, dove il disagio è già molto elevato. E dove nel medio periodo ci sarà bisogno più di interventi che di dibattiti sulle primarie.

Calenda forte, ma…

I dati in possesso di Calenda testimonierebbero una sua grande capacità di penetrazione anche nelle aree meno centrali della città. In particolare nel Municipio di Ostia e in quelli che ospitano i quartieri di Torbellamonaca e del Trullo. Tuttavia la pandemia puo’ cambiare le carte in tavola.

A cominciare dalla data delle elezioni comunali, che dovrebbero tenersi tra aprile e giugno. Ma si fa sempre più strada l’ipotesi di uno slittamento a luglio o addirittura a settembre. (Leggi qui Elezioni, rischio rinvio per Roma, Sora e Alatri).

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