Truffa delle mascherine in Regione, bloccati 14 milioni

La Procura di Roma chiede il sequestro di 14 milioni alle società sospettate di avere truffato la Regione Lazio. Assicurando di avere le mascherine con cui proteggere la popolazione. La Guardia di Finanza ha eseguito il provvedimento

La gente moriva, soffocata dal nuovo coronavirus sconosciuto. Sulla loro pelle altra gente cercava di ricavare facili profitti. Facilissimi: promettendo di poter fornire migliaia di mascherine che in quel momento l’Italia non aveva e nel mondo erano diventate introvabili. I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma questa sera hanno messo sotto sequestro preventivo beni per circa 14 milioni di euro.

Li hanno bloccati a sette persone fisiche e due società. Per loro si ipotizzano, a vario titolo, i reati di truffa aggravata (in quanto commessa in danno di un ente pubblico), frode nelle pubbliche forniture (aggravata dal fatto di trattarsi di cose destinate ad ovviare a un comune pericolo), riciclaggio ed autoriciclaggio. Lo ha disposto il Giudice delle Indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica. È la storia delle mascherine promesse alla Regione Lazio nel pieno dell’ondata di Covid-19

Nel pieno della crisi

Foto © Vince Paolo Gerace / Imagoeconomica

Il provvedimento si basa sugli elementi raccolti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria per la fornitura di 9,5 milioni di dispositivi sanitari e di protezione individuale. Sono le famigerate mascherine triplo strato e mascherine Ffp2/Ffp3, che con l’esplosione della pandemia erano diventate merce rarssima.

Era il marzo del 2020 e la fornitura era stata affidata ad una società romana dall’Agenzia regionale della Protezione Civile Lazio. Il valore complessivo della fornitura ammontava a 35,8 milioni di euro.

Secondo l’ipotesi d’accusa, la società aveva ottenuto un acconto di 14,6 milioni. Che la Regione aveva dato dietro l’assicurazione di pronta disponibilità della merce. Ma la ditta consegnava solo una minima parte delle mascherine e solo dopo numerose sollecitazioni. Al punto che Regione Lazio annullava in autotutela i contratti stipulati.

Sempre secondo l’ipotesi d’accusa, a quel punto “i responsabili della società presentavano certificazioni tecniche non genuine e polizze fidejussorie rilasciate da società non abilitata, in modo da indurre nuovamente in errore l’Agenzia Regionale la quale disponeva la novazione dei contratti“.

Società ed amministratori

Foto: Marco Cremonesi © Imagoeonomica

L’inchiesta della procura di Roma riguarda le società Eco.Tech srl e Giosar Ltd. In particolare, il giudice Daniela Caramico D’Auria contesta agli amministratori di fatto della prima società la truffa aggravata perché avevano fatto credere “ai funzionari della Protezione Civile della Regione Lazio di avere la· disponibilità immediata” delle mascherine.

In questo modo “inducevano in errore la pubblica amministrazione di riferimento, ottenendo tre distinti affidamenti concernenti, complessivamente, le forniture” di 9,5 milioni di mascherine “per un costo totale di 35.819.200 euro comprensivo di Iva. Ottenendo il pagamento dell’acconto di 14.680.000 euro cui tuttavia non seguiva alcuna consegna, inizialmente stimata tra il 23 marzo ed il 6 aprile 2020 fatta eccezione per parte delle mascherine triplo strato non dpi”.

Successivamente “al fine di impedire azioni di recupero forzoso dopo l’annullamento in autotutela dei contratti, sfruttavano il preminente interesse della Regione a conseguire comunque le mascherine”. Per l’accusa “mediante ulteriori raggiri” consistiti “nell’indicare falsamente quale fornitore esclusivo” un’altra società “ottenevano la novazione dei contratti anche grazie alla presentazione di fidejussioni false formalmente rilasciate dalla Seguros Dhi – Atlas Ltd, società in realtà non abilitata al rilascio di garanzie in Italia nei confronti del pubblico perché risultata non iscritta all’Albo. Inducevano nuovamente in errore l’Amministrazione e ottenendo ulteriore tempo nel corso della quale facevano confluire i capitali all’estero”.

La denuncia di Colosimo

Chiara Colosimo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Il procedimento è nato dalla denuncia-querela presentata nell’aprile 2020, in piena pandemia covid, dall’allora consigliere regionale Chiara Colosimo nei confonti della Eco-Tech srl per i reati di truffa aggravata ed inadempimento di contratti di pubbliche forniture.

A loro volta gli amministratori di diritto e di fatto della Eco.Tech avevano presentato denuncia nei confronti del rappresentante legale della Giosar Ltd per il delitto di truffa aggravata.

Secondo quanto riportato nel decreto di sequestro “il profitto del reato di truffa aggravata e frode in pubbliche forniture è di euro 14.680.000. Risulta agli atti che Eco.Tech srl, a fronte della risoluzione del contratto da parte della Regione Lazio, ha provveduto alla restituzione di euro 746.000. Ne consegue che il profitto è pari ad euro 13.934.000”.