Dal vermut del cardinale agli accordi dei potenti davanti al bancone: i 60 anni del bar Tucci

Il bar Tucci di Frosinone festeggia i 60 anni di attività. Nacque come tabaccheria e profumeria. La storia del cardinale che voleva un vermut. I personaggi della politica. La nascita del Frosinone Calcio. L'evoluzione dal 1958 ai giorni nostri. Per quello che è "il bar di tutti"

Melania Massa

Moda, Fashion & Style

È il 1991 quando Gino Paoli crea il capolavoro “Quattro amici al bar”. Solo quattro anni più tardi, nel ’95, Ligabue, fa sognare un’intera generazione con il Bar Mario di “Certe Notti”. Il bar si impone nel repertorio del cinema, a volte rubando la scena agli attori. Storico il fast food Arnold’s, teatro delle puntate chiave della famosa serie Happy Days degli anni ’70. Protagonista sul grande schermo nel 2017 con “The Place” il film di Paolo Genovese ambientato, quasi interamente, all’interno di un risto-bar.

Così come ogni racconto ha il suo locale a fargli da sfondo, ogni città ha il suo bar simbolo di storia e tradizione.

Questo è il caso del Bar Tucci di Frosinone che domenica prossima (il 14 ottobre) compie 60 anni.

 

Sigarette e chinino

Sessant’anni, una storia di tre generazioni. Maurizio Tucci è oggi il legale rappresentante dell’azienda. Si guarda indietro e si emoziona mentre racconta di quando, nell’immediato dopoguerra, il nonno apre la tabaccheria in via Minghetti, «all’epoca» dice «si vendeva anche il chinino».

Era indispensabile per combattere la malaria: in quegli anni la provincia di Frosinone era devastata dalla malattia e c’era poco più di nulla oltre alle macerie. Giorni di disperazione raccontati da Costantino Jadecola in Mal’Aria il secondo dopoguerra in provincia di Frosinone.

Trovare il chinino nella tabaccheria di Tucci la rende subito una tappa indispensabile.

 

Il Martini del cardinale

Negli anni ’50 Mario Tucci, il papà di Maurizio, eredita la tabaccheria profumeria e la sposta nell’edificio di fronte, sempre sulla stessa via. Siamo nel ’58 e l’attività diventa anche bar, che però può essere solo caffetteria perché ancora manca la licenza per vendere super alcolici.

Il caso e la storia hanno voluto che un giorno entrasse nel locale un cardinale con l’intenzione di ordinare un Martini: sua eminenza rimase di sasso davanti all’impossibilità di poter bere quel vermut bianco un poco alcolico.

Si voltò verso il prefetto di Frosinone che lo accompagnava, dicendosi stupito per il fatto che un locale così centrale, non potesse somministrare nemmeno un Martini. Eppure era il punto di incontro naturale per i frequentatori del vicino Tribunale, della Banca d’Italia, della Prefettura, del comando della Guardia di Finanza. Tutti lì intorno.

In pochi giorni la licenza fu concessa.

 

 

La dolce vita

Arrivano gli Anni ’60. È il tempo della Dolce Vita. Non solo a Roma in via Veneto. Anche a Frosinone. È il periodo in cui Mario Tucci frequentava nomi storici legati alla nascita dell’Unione Sportiva Frosinone, come Angeluccio Cristofari, Dante Spaziani, Augusto Orsini, Benito Stirpe.

Tra un aperitivo ed una passeggiata sotto il sole di agosto, nel 1963 fondano quello che all’epoca si chiamava “Sporting Club”: Orsini accettò di trasferire a Frosinone il titolo sportivo di Serie D dalla Nuova Cisterna.

Via Minghetti in quegli anni è il passeggio della Frosinone bene. Passano da lì le autorità che devono essere ricevute in prefettura, i politici che devono incontrare i portatori di voti che a Frosinone costituivano le colonne della Democrazia Cristiana, i ras locali che cercano l’accordo sulla prossima giunta comunale del capoluogo…

Intrighi, passioni, accordi segreti, incontri clandestini: chissà quanti… «L’abilità di chi sta dietro al bancone di un bar è quella di capire al volo ma non farlo capire». È così che al bar di Tucci si riusciva a comprendere in anteprima cosa stesse per accadere nella politica cittadina. Scazzottate come quella di Frank Sinatra in via Veneto con i paparazzi? «No, quelle succedevano a Roma: qui semmai potevano succedere discussioni per altre cose, uno sguardo troppo audace ad una signorina…»

 

Il mondo che cambia

Il mondo cambia. Il bar non è più solo il posto per il vermut. Come spiega Claudio Tucci, la terza generazione. L’evoluzione passa diventando un po’enoteca, gelateria e ristorazione, senza eccedere ma con gusto e qualità: «Le dovute accortezze per coccolare la clientela». Partendo dai vini, non a caso è diventato da poco sommelier, scelta mirata, un servizio in più per accompagnare il cliente nella scelta del prodotto.

I tempi sempre più frenetici hanno tolto anche lo spazio per il pranzo. E allora ecco apparire la piccola cucina: «fatta di piatti semplici, poco elaborati ma creati con ingredienti freschi, come se fosse la cucina di casa per chi non ha il tempo di tornarci».

Si arriva al gelato artigianale con tanto di logo il “TuccIce”, gusti classici della tradizione.

Il caffé? Quello non cambia mai. L’espresso è sempre lo stesso, da sessant’anni. Come vuole la tradizione. Per chi non ci credesse, domenica 14 ottobre alle 11.30 ci saranno i festeggiamenti con la cerimonia ufficiale. E poi alle 18:00 il brindisi, simbolico, con tutta la cittadinanza perché, come sostiene con grande umiltà Maurizio Tucci «il nostro bar è il bar di tutti».