Tutte le curve sulla via della candidatura in Regione

Tutte le curve per centrodestra e centrosinistra sulla via per designare il successore di Nicola Zingaretti. Il nome nuovo ma con cliché vecchio per il centrodestra. La mediazione per arrivare ad un nome unitario nel centrosinistra.

Un nome nuovo con un cliché vecchio. Soprattutto che non funziona. Il centrodestra è alla ricerca di un nome nuovo per lanciare la sfida del dopo Zingaretti. Da mettere in campo subito dopo le Comunali di giugno che interesseranno tre capoluoghi del Lazio: Frosinone, Rieti e Viterbo.

Gli esploratori stanno già scandagliando il mondo dell’università e quello dell’industria. Ma senza trovare molto riscontro. Accadde già cinque anni fa: i ranghi di Unindustria vennero analizzati da cima a fondo individuando anche una terna di assoluto valore; tutti risposero con un “No grazie, faccio un altro mestiere”. Alla fine si fece ricorso ad un candidato ‘in trasferta‘ da Milano: Stefano Parisi precettato da Silvio Berlusconi un paio di settimane prima della scadenza per le candidature.

Nelle file del centrodestra c’è l’incubo di un Michetti bis: il professore radiofonico schierato con tanta convinzione alle Comunali di Roma lo scorso autunno. Con esiti imbarazzanti.

Indisponibilità politiche

Meloni e Lollobrigida (Foto: Imagoeconomica)

L’ipotesi di una candidatura politica al momento viene esclusa. Il nome più quotato sarebbe quello di Francesco Lollobrigida, potentissimo capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio. Non è disponibile. E pare lo abbia già fatto capire a Giorgia Meloni. Senza dover faticare troppo per far comprendere le proprie ragioni: sono le stesse che hanno indotto la presidente nazionale di FdI a non scendere in campo alle Comunali di Roma. I sondaggi dicevano che avrebbe vinto, contro tutti, l’unico in partita sarebbe stato Nicola Zingaretti.

Non è scesa in campo perché all’orizzonte Giorgia Meloni ha visto la concreta possibilità di continuare a far crescere il suo Partito. Cosa che puntualmente è avvenuta. E che in prospettiva lascia aperte tutte le strade verso Palazzo Chigi. Il suo capogruppo a Montecitorio pare che lungo lo stesso percorso intraveda il Viminale con il Ministero dell’Interno.

E poi Lollobrigida alla Pisana ci ha già soggiornato. È stata l’anomala stagione di Renata Polverini. Quella in cui la lista corazzata di Forza Italia non venne presentata aprendo le porte della Regione ai candidati nelle Province: Mario Abbruzzese era presidente dell’Aula. E Franco Fiorito presidente della Commissione Bilancio. Gli assessorati finirono ai romani. Il finale della storia è noto. E Francesco Lollobrigida preferisce l’arena politica, del tutto diversa da quella amministrativa.

Sfogliando il catalogo

Chiara Colosimo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Nei mesi scorsi pare ci sia stato un test su Chiara Colosimo, combattiva ed esperta dell’Aula nella quale siede dal 2010 tra i banchi di Fratelli d’Italia. Buca il video, regge il confronto, conosce tutte le insidie dell’Aula.

L’elenco di Forza Italia si apre sempre con il nome di Maurizio Gasparri, il candidato a tutto in servizio permanente effettivo, pronto ad ogni missione gli indichi il Partito. Poi però si rendono conto che la sua esperienza è più utile al Senato dove l’esperienza di lungo corso è merce indispensabile con la quale governare in maniera silenziosa le periodiche fibrillazioni interne.

La Lega non ha nomi alternativi a quello di Claudio Durigon che in Regione ci andrebbe di corsa. Nei mesi scorsi aveva anche seguito i consigli di chi gli suggeriva una remise en forme per dotarsi del phisique du role, seguito da una dietologa prussiana aveva già dovuto adeguare tutto il guardaroba alle taglie perse. Poi c’è stato il calo glicemico sul palco di Latina, la frase infelice sul parco de reintitolare al fratello di Mussolini. Fine del sottosegretario, ridimensionamento delle ambizioni regionali.

I centristi di Toti parlano un gran bene di Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 che ha presentato il libro di Pasquale Ciacciarelli.

Il sogno segreto di Nicola

Enrico Gasbarra (Foto: Daniele Scudieri / Imagoeconomica)

Nel centrosinistra continua la marcia di avvicinamento alle primarie per il vice presidente uscente Daniele Leodori: è in campagna elettorale da gennaio. In settimana ha annunciato la propria candidatura alle Primarie il nemico giurato del Covid nel Lazio Alessio D’Amato. Ma pare che sia solo un modo per mettere la caparra e rivendicare il posto in prima linea.

In che senso? Ci sono due chiavi di lettura da considerare. La prima: la candidatura dell’assessore D’Amato non è ‘ostile‘ a quella di Leodori: sono funzionali. I due candidati si rivolgono ad elettorati diversi che insieme coprono quasi tutto l’arco delle sensibilità di centrosinistra. Candidandosi in competizione si legittimano a vicenda e portano il loro elettorato all’interno di quel fronte unitario, tenendolo lontano da altre tentazioni.

La seconda chiave. I due alfieri della giunta regionale stanno rivendicando un riconoscimento per il lavoro di valore nazionale svolto in questi anni. Ambiscono, con pieno diritto, alla candidatura come eredi di Nicola Zingaretti. Ma a Roma sussurrano che in questo momento Enrico Letta sulla Regione Lazio ascolti soltanto Nicola Zingaretti. Che ha sempre speso parole di apprezzamento per Enrico Gasbarra: è l’uomo che ha sloggiato il centrodestra di Silvano Moffa dalla Provincia di Roma e preceduto proprio Zingaretti.

A Roma giurano che le Primarie sono la via maestra. Ma ricordano che la politica è l’arte della mediazione. E nel Lazio si tenterà di arrivare ad una designazione unitaria. Dopotutto ci sono margini sia a Montecitorio che a Bruxelles.