Tutti gli uomini del presidente

Dalle dimissioni da segretario del Pd all’attacco hacker alla Regione Lazio. I mesi più complicati per Nicola Zingaretti, che però appare più determinato che mai. Grazie ad una squadra di primo livello: da Leodori a Ruberti, da Valeriani a D’Amato. Senza dimenticare Astorre, ma anche Smeriglio e Bettini.

Decisionista, lucido, determinato a dare costantemente una prospettiva. Negli ultimi mesi il presidente Nicola Zingaretti ha dovuto affrontare di tutto sul piano politico. La caduta del Conte bis e l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha indubbiamente rappresentato una scossa di terremoto fortissima sul piano politico. Zingaretti ha capito che una fase si era chiusa. Le dimissioni da segretario nazionale del Pd nascono anche da questo.

Poi l’esplosione del caso legato al concorso si Allumiere. Nel frattempo però l’emergenza principale, quella legata al Covid, non si è fermata. Con la campagna vaccinale nel pieno, con la terza ondata prima e la quarta adesso. Adesso c’è la più grossa incursione hacker in una Pubblica Amministrazione italiana. Che non a caso prende di mira il Lazio: capitale della lotta al Covid attraverso le vaccinazioni. (Leggi qui Hacker in Regione Lazio: sono entrati da Frosinone).

Gli uomini del Presidente

Nicola Zingaretti e Daniele Leodori (Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Il presidente della Regione Lazio è costantemente sulla linea del fronte. Lo fa grazie ad una squadra di primo livello, che gli è vicino praticamente da sempre. Alcune cose appaiono scontate, ma non lo sono affatto. Anche in questo caso, per esempio, la vicinanza silenziosa di un vicepresidente operativo come Daniele Leodori è fondamentale e preziosa. Mentre il Capo di Gabinetto Albino Ruberti è semplicemente insostituibile.Tutta l’attività di diplomazia e di cucitura fa capo a lui. Lo si è visto pure nella complessa partita che ha portato alla nascita del Consorzio industriale regionale unico di Francesco De Angelis. O nel delicato momento in cui il Covid rischiava di colpire il comparto della Cultura cancellandolo da Roma e dal Lazio.

Poi c’è Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità. E’ lui che ha portato il Lazio su livelli impensabili: dal tracciamento alle vaccinazioni, senza mai dimenticare la rimodulazione a tempo di record degli ospedali per fronteggiare il Covid nelle diverse ondate. C’è quindi Massimiliano Valeriani, assessore al ciclo dei Rifiuti. E’ l’uomo che in questo momento sta fronteggiando la partita più dura e complessa sul piano politico. Quella che vede la Regione Lazio contrapposta al Comune di Roma guidato dalla pentastellata Virginia Raggi. Una partita che avrà effetti anche sul risultato delle comunali capitoline.

Nicola Zingaretti poteva essere il candidato sindaco. Poi il veto della Raggi. E oggi Zingaretti è uno dei principali “militanti” del partito per la volata di Roberto Gualtieri.

Gli uomini nel Partito

Bruno Astorre (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Il senatore e segretario regionale Bruno Astorre è il numero due di Dario Franceschini in Area Dem. Ma da sempre ha un rapporto politico speciale con il Governatore del Lazio. Questo rapporto permane.

Del Dream Team zingarettiano fanno parte anche altri due pezzi da novanta, lontani però dalle vicende della Regione Lazio. Il primo è Massimiliano Smeriglio, eurodeputato del Pd e per anni vicepresidente della Regione. Il feeling è rimasto. Poi c’è Goffredo Bettini, potentissimo ideologo de stratega delle vittorie del Pd romano. In questo momento è defilato, ma la sua capacità di analisi (per esempio sul ruolo di Giuseppe Conte nei Cinque Stelle) rimane di altissimo livello.

Nicola Zingaretti non sa quale ruolo avrà in futuro, dal 2023 in poi. Ma tre certezze ci sono: 1) avrà un ruolo; 2) la squadra resterà questa; 3) il modello Piazza Grande rimane valido.