Tutti pronti per le nuove elezioni: Scalia, Abbruzzese, De Angelis e…

La legge prende forma. Con il passare delle ore, le votazioni in Commissione Affari Costituzionali sta cesellando il testo della Legge Elettorale da consegnare a Camera e Senato per la discussione. E per l’approvazione. L’impianto è quello sul quale hanno trovato ieri l’intesa Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega.

Sarà meglio o peggio per la Provincia di Frosinone? Ed ha ragione o torto chi dice che il prossimo sarà un Parlamento di Nominati? Dovremo temere i paracadutati nel ‘collegio sicuro’, come accadeva durante la Prima repubblica? E ancora: tutta questa fretta è per andare a votare subito? Chi ci sarà in lista? Lo abbiamo domandato ad alcuni dei protagonisti del panorama politico.

 

MEGLIO O PEGGIO PER LA CIOCIARIA?
Questo testo è un compromesso, che cerca di conciliare le diverse filosofie. Nel dibattito interno al Pd, una delle voci più ascoltate è stata quella del segretario di Presidenza della Commissione Industria del Senato, Francesco Scalia. «Avrei preferito una legge elettorale di stampo maggioritario, come era nella proposta originaria del PD. L’accordo si è raggiunto però sul proporzionale quasi puro, corretto dallo sbarramento al 5%, e le leggi elettorali vanno fatte con la maggioranza più ampia possibile. I collegi sono quelli del vecchio Mattarella. L’intera provincia di Frosinone per il Senato e Frosinone Nord e Sud per la Camera. Direi che vanno bene».

Avrebbe preferito una legge maggioritaria anche il deputato Pd Nazzareno Pilozzi. Una legge «che consentisse agli elettori di indicare, attraverso il voto, la maggioranza e la minoranza. Il sistema trovato è un compromesso che unisce le esigenze proporzionali evitando un’eccessiva frammentazione del Parlamento. I collegi che sono stati disegnati ora, dopo il nostro intervento, rispecchiano perfettamente il territorio. Incrociamo le dita fino all’approvazione finale».

Per il presidente della Commissione Riforme della Regione Lazio Mario Abbruzzese «Il sistema elettorale tedesco ha fatto grande la Germania. Questo modello riavvicina gli eletti agli elettori e può, quindi, far tornare i territori in Parlamento».

La prima stesura del test, disegnava collegi un po’ bizzarri (leggi qui ‘Ciociaria frullata in quattro collegi’). Ceccano si ritrovava ad eleggere il deputato insieme ad Aprilia, la Valle dei Santi era stata accorpata a Terracina. «Meglio, molto meglio adesso – analizza Francesco De Angelis, già Europarlamentare e già assessore regionale – . Rispetto alla prima stesura, ora i collegi sono omogenei sia alla Camera che al Senato e ricadono tutti dentro i confini della provincia di Frosinone. Ciò favorisce un rapporto diretto tra gli elettori e il candidato. Certo, questa legge elettorale non è la soluzione migliore. Noi volevamo una legge maggioritaria, ma al referendum ha vinto il no e in Parlamento non ci sono i numeri per approvare una soluzione che vada in questa direzione. Detto questo, oggi questa legge è l’unica possibile».

Luca Frusone, deputato del Movimento 5 Stelle, sottolinea che «Avere dei collegi aiuta a legare l’eletto al cittadino. Le grandi estensioni non aiutano a rappresentare gli interessi di quel territorio. Con il Porcellum gli eletti di Lazio 2 dovrebbero occuparsi anche delle altre province laziali per fare un esempio e non solo di Frosinone. D’altro canto si rischia sempre di cadere nel più becero dei campanilismi che ha portato questa Provincia per esempio ad essere sempre divisa e quindi più debole davanti alla Regione e altri Enti, per la serie “Se devi chiudere gli ospedali chiudi quelli dove prende i voti il mio avversario»

Per il capogruppo di Forza Italia in Provincia, Gianluca Quadrini «Questo testo garantisce la rappresentatività al territorio. Allo stesso tempo, restituisce ai Partiti il loro ruolo centrale di coordinamento della vita politica. Penso che siamo di fronte ad una giusta ed equilibrata sintesi».

Avrebbe preferito un testo diverso, il segretario provinciale del Partito Democratico di Frosinone, Simone Costanzo. «La legge elettorale non è la mia legge ideale ma è la migliore possibile in questo contesto e con questi numeri parlamentari. I collegi, nel nostro caso, sono parametrati sui comuni che ricadono nella provincia di Frosinone e pertanto credo che siano ben rappresentativi del nostro territorio».

Anche l’ala Emiliano del Pd vede di buon occhio i nuovi collegi. «Credo – dice Salvatore Fontanache sia giusto che i collegi siano rappresentativi dei territori omogenei».

Non è convinta dell’intelaiatura della riforma, Alternativa Popolare. Nei giorni scorsi il capogruppo alla Camera Maurizio Lupi, intervenendo a Frosinone, ha annunciato la rottura con Renzi ed il Pd per tentare di aggregare le forze di Centro (leggi qui). Conferma la linea l’avvocato Michele Nardone «A noi interessa solo di portare avanti una visione della politica che si concretizzi in due concetti fondamentali in questo momento storico: meriti e bisogni».

 

 

NOMINATI O ELETTI?
C’è malcontento nella base grillina. Ma anche tra gli orlandiani del Pd e in Area Popolare. C’è il timore che anche il prossimo Parlamento sia composto da nominati dai Partiti. Non da eletti dai cittadini.

E’ realista il senatore Francesco Scalia. «Sarà un Parlamento misto. Gli eletti nei collegi uninominali avranno la priorità, poi entreranno, in base ai seggi conquistati, i candidati nei listini bloccati. (leggi qui gli esempi pratici per spiegare la nuova norma su Alessioporcu.it) Si tratterà di liste molto corte e ciò consentirà, da un lato, un maggior peso del giudizio degli elettori sulla composizione delle stesse, dall’altro, che esauriti i listini, se residueranno seggi conquistati dal partito, potranno entrare i migliori perdenti nei collegi uninominali».

Il Movimento 5 Stelle ha introdotto, fino dalla sua nascita, una selezione dei candidati. Un elemento fondamentale, per il deputato Luca Frusone. «Questa domanda sarebbe inutile se ci fosse l’obbligo delle primarie nei partiti. Il Movimento 5 Stelle non ha questi problemi visto che anche se ci saranno delle liste per il proporzionale, l’ordine e i nomi sono decisi dagli iscritti. Con i Partiti che non fanno primarie si avranno di sicuro anche nominati». Insomma, le candidature pentastellate nel listino della Circoscrizione, saranno lo specchio delle votazioni on line.

Siamo invece ad un concreto passo avanti a giudizio dell’onorevole Nazzareno Pilozzi. Perché «Sarà un Parlamento in cui chi arriva primo nel suo collegio avrà un seggio e, sinceramente, mi sembra un passo in avanti».

Una preoccupazione che non tocca Mario Abbruzzese, secondo il quale «Il sistema elettorale è un misto che mette insieme collegi uninominali e maggioritari. L’elettore esprimerà due voti. Il primo, è quello che viene dato a una candidata o a un candidato e quindi permetterà che a sedersi in Parlamento ci siano effettivamente persone elette dai cittadini. Il secondo voto è quello per i Partiti, la parte proporzionale dunque, dove ci saranno, invece, liste bloccate».

Prevede invece un Parlamento di eletti dai cittadini, Francesco De Angelis. «Le modifiche approvate danno la precedenza ai collegi rispetto alle candidature espresse nei listini del proporzionale. Sono stati inoltre tolti i capilista bloccati e le pluricandidature. Tutte scelte, queste, che mi portano a dire che sarà un Parlamento prevalentemente di eletti, visto che il rapporto dei candidati nei collegi uninominali con il territorio diventa decisivo. Del resto, anche il Mattarellum prevedeva nella parte proporzionale una quota del 25% nei listini bloccati».

I cambiamenti introdotti nelle ultime 48 ore piacciono a Simone Costanzo. Soprattutto il fatto che il vincitore nel Collegio avrà la precedenza sul capolista del Listino. «Con questo meccanismo ci sarà un bilanciamento. A me piace molto il particolare del Senatore o del Deputato del collegio, eletto perché ha vinto, prendendo almeno un voto in più degli altri, fra i cittadini di quella realtà territoriale».

Le modifiche introdotte nelle ore scorse al testo sono positive per Gianluca Quadrini. Sostiene che «I Partiti saranno costretti a mettere figure di rilievo e radicate sul territorio, se vogliono ottenere il massimo dei consensi. E questo vale sia per la quota Uninominale che per il listino del Proporzionale. Penso che avremo un Parlamento qualificato».

L’assenza di preferenze non va giù all’ala Emiliano del Pd. «Se fossero confermate le voci di un parlamento di nominati ci dovremmo preparare a una sconfitta del Partito Democratico» analizza Salvatore Fontana. «Noi di Fronte Democratico siamo per le preferenze, lo ha detto Michele Emiliano alla direzione nazionale e ce lo ha confermato nelle riunioni che abbiamo avuto. Solo con le preferenze e facendo liste credibili potremmo vincere le elezioni».

Angelino Alfano la settimana scorsa ha detto che Alternativa Popolare accetta la sfida dello sbarramento al 5%. «Ci adegueremo al sistema elettorale che ci verrà proposto – conferma Michele Nardoneperché siamo una forza politica fatta di persone vere e non virtuali … che vogliono il bene della Italia. Tutto il resto non ci appassiona».

 

 

NO AI PARACADUTATI
Nel passato, molti candidati sono stati paracadutati in un collegio sicuro in Ciociaria. Accadrà anche questa volta? La nuova legge porta una certezza, per Francesco Scalia: «Oggi non ci sono collegi sicuri in Ciociaria. Per nessuno».

Il motivo logico lo spiega l’onorevole Nazzareno Pilozzi: «In passato, i collegi erano uninominali e di coalizione quindi operazioni eterodirette erano fattibili. Ora, ogni partito avrà il suo rappresentante quindi mi pare difficile schierare candidati di altri territori che dovranno comunque affrontare competitori locali candidati in altre liste».

«Non credo proprio» dice Mario Abbruzzese. «Questa volta i candidati faranno la differenza. Noi, comunque, vogliamo che i rappresentanti del Parlamento siano eletti in base ai voti che un partito é in grado di ottenere».

Il signore delle preferenze Francesco De Angelis è altrettanto convinto. «No ai paracadutati anche per Salvatore Fontana «rimarcando il principio che i parlamentari devono rappresentare i territori, dobbiamo ritornare alla politica rappresentativa».

Su alcuni punti in particolare, il Movimento 5 Stelle è stato irremovibile. A costo di minacciare la rottura del tavolo. «Se ciò che abbiamo conquistato in Commissione reggerà in Aula, non ci sarà alcun rischio di paracadutati» dice il deputato Luca Frusone. «Eliminando la possibilità di pluricandidature uno non può mettersi in tanti collegi o circoscrizioni e quindi con questo divieto ecco che abbiamo ridotto le seggiole per gli illustri paracadutati».

E’ realistico Gianluca Quadrini. Per il capogruppo di Forza Italia alla Provincia di Frosinone «Vuoi che non ci siano i paracadutati? Ci proveranno, come sempre. Ma l’elettore è cambiato, rispetto alla Prima Repubblica. Vota la persona di cui si fida. Mettere dei paracadutati sarebbe un suicidio politico».

I candidati locali sono un valore fondamentale se si vogliono prendere le preferenze anche per Alternativa Popolare. Sottolinea l’avvocato Michele Nardone «Abbiamo uomini e donne che saranno capaci di rappresentarci a livello nazionale e che sapranno difendere il nostro territorio. Vorrei ricordare che già oggi chi ci rappresenta ha lasciato che questo territorio venisse trasformato di fatto in un vero e proprio distretto della immondizia… Figuriamoci cosa accadrebbe se non ci fossero figure locali a difendere il territorio».

Sulla scelta dei candidati, hanno voce anche i Segretari Provinciali. Per quello che riguarda il segretario Pd della Provincia di Frosinone Simone Costanzo «No ai paracadutati. E comunque lavorerò per evitare, non solo che ciò possa accadere, ma che si possa solo pensarlo».

 

 

COMIZI SULLA SPIAGGIA
La corsa verso la nuova legge elettorale è legata alla volontà di Matteo Renzi che intende votare già a settembre. Ma il Capo dello Stato resta contrario. Al punto che alcuni quirinalisti non escludono un governo istituzionale per arrivare al 2018, nel caso in cui Renzi dovesse staccare la spina al governo Gentiloni. Sibillino, Francesco Scalia: «Deciderà il Capo dello Stato».

Anche Francesco De Angelis usa una pridente dose di Realpolitik. «L’accordo c’è e al momento regge molto bene. Una volta approvata la legge molto probabilmente si andrà al voto. Spetterà al presidente della Repubblica decidere. Ma ottobre, a questo punto, mi pare il mese più probabile per il voto, anche perché se l’accordo tiene la legge elettorale verrà approvata molto velocemente»

Nelle scorse settimane, Mario Abbruzzese ha incontrato Silvio Berlusconi. (leggi qui ‘Preparati, si vota il 24 settembre’). Che gli aveva indicato una data precisa. I fatti sembrano andare proprio in quella direzione. «Ho la sensazione che si voti il 24 settembre insieme, quindi, alla Germania».

Rassegnato alle elezioni in autunno anche il popolo Pd di Emiliano: «E’ importante che non si creino problemi alle istituzioni e si approvi prima la legge di bilancio» osserva Salvatore Fontana.

Fa un’analisi più articolata Luca Frusone (M5S). «Renzi per la sua fame di potere sarebbe andato al voto anche a febbraio. Lo hanno confessato quelli di NCD. Avrebbe pugnalato (lo avrebbe fatto stare sereno) il secondo premier del suo Partito per risalire al potere. Senza dare il tempo alla minoranza Pd di organizzarsi. Quindi le possibilità sono alte. Noi chiediamo da dicembre di andare al voto con il Legalicum (la legge uscita dalla consulta). Ora sono tutti in agitazione anche perché novembre è il mese del fiscal compact. E la prossima legge di bilancio, a seconda di chi vincerà, prevederà ulteriore austerità per gli italiani».

Vacanze tra ombrellone e palco per i comizi? «Credo di si, vedo un’ampia intesa in questo senso» commenta Simone Costanzo.

Tra i corridoi di Montecitorio si respira aria diversa ogni giorno. Se prima il voto a settembre era una certezza, ora dal Colle arriva una brezza leggermente diversa. Per cui, il deputato Nazzareno Pilozzi dice «Adesso abbiamo una legge elettorale valida e condivisa che ci consentirà di andare a votare sin da subito. Lo scioglimento delle Camere, però, è disciplinato dalla Costituzione ed è una prerogativa del Presidente della Repubblica».

 

 

CHI C’E’ E CHI NON C’E’
Non fa misteri il senatore Francesco Scalia. E’ uscente, soprattutto è apprezzatissimo da Luca Lotti: si è fatto notare per la sua abilità giuridica ed amministrativa su testi di legge come quello che ha ridisegnato il mercato dell’energia elettrica. Ci sarà nella prossima tornata? «Sono alla prima legislatura. Immagino di sì».

E’ un uscente anche Luca Frusone. «Ci sto ragionando. Abbiamo, nel Movimento 5 Stelle, il massimo di 2 mandati, uno è ormai alle spalle. L’esperienza maturata in questi 4 anni è forse l’arma più grande che abbiamo. Perché abbiamo passato 4 anni a studiare e prendere le misure. C’è da capire che fare il portavoce non è solo fare un intervento in aula. Ma ci sono centinaia di pagine da macinare al giorno sui temi più disparati. Un impegno gravoso che assorbe praticamente tutto il resto e per questo merita più di un attimo di riflessione».

Stessa situazione per il Pd Nazzareno Pilozzi. «L’idea di misurarmi sul mio collegio è stimolante ma questa sarà una scelta collettiva del Pd».

Farà di tutto per essere della partita anche Francesco De Angelis. Nei mesi scorsi ha dato prove di forza muscolari sia a Matteo Orfini e sia al Pd. «Sarà il Pd a decidere e io come sempre sono a disposizione del mio partito per dare tutto il contributo necessario per vincere le elezioni».

Anche Simone Costanzo non lo dice. Ma da mesi sta lavorando per avere consenso in tutto il collegio. «Sono a disposizione del Partito Democratico e aggiungo che sarei onorato di poter rappresentare il mio territorio per guardare al futuro con un po’ di speranza in più.»

Se le elezioni politiche slittassero a febbraio, in concomitanza con le Regionali, potrebbe essere della partita anche il consigliere regionale Marino Fardelli. Che in questo modo lascerebbe libera una candidatura in quota Pd per la Regione Lazio. «Questa legge elettorale dovrebbe poter garantire governabilità e rappresentanza. L’avvicinamento al volere degli elettori c’è,  ma restano delle perplessità che al momento non sembrano superabili. Tant’è  che se è l’unica stesura possibile, ben venga questa prima evoluzione. Che ha comunque eliminato le pluricandidature  e depotenziato i capolista bloccati. Per la provincia di Frosinone la divisione mi pare buona ed omogenea e premia chi lavora sui territori e ogni giorno si confronta con cittadini, Sindaci ed amministratori locali. Io della partita? Continuo a lavorare sui territori come lo faccio da 4 anni a questa parte. Io sono pronto sono a disposizione e a servizio dei territori».

Preferisce la regione Lazio Mario Abbruzzese. Esclude la possibilità di candidarsi. La Camera ed il Senato, non gli piacciono. «Sono un tipo operativo e non ho voglio essere uno dei tanti».

Gianluca Quadrini invece non fa mistero: «E’ il Partito a decidere, io sono una risorsa del Partito e disciplinatamente mi devo allineare a quelle che saranno le scelte di chi è deputato a coordinare il Partito. Se occorre una disponibilità preventiva, dico che sono pronto a mettermi a disposizione di Forza Italia ».

L’area Emiliano rivendicherà alcune candidature: troppo presto per sapere se una di queste sarà in provincia di Frosinone. Non sgomita Salvatore Fontana che però resta «disponibile per il Partito, ferma la convinzione sulle preferenze, non sarei a mio agio da nominato o meglio mi vergognerei un po’!».

Da mesi si parla dell’ex vicesindaco di Cassino Michele Nardone come possibile candidato alla Camera: «L’unico che può rispondere a questa domanda è l onorevole Alfredo Pallone autentico top player della politica regionale e nazionale».

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