Un esempio è più efficace di mille parole

C'è chiusa le parole come proiettili d'artiglieria, contro un nemico che decide di crearsi. Ma non è così che si cambia il mondo. È più efficace l'esempio

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.

Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto

1Pt 3,15-16

Sono parole di uno capace di finire sulla croce, per la sua fede. Di uno in grado di ammettere i torti, gli sbagli, di uno capace di grandi passioni. Fino a prendere la spada, per difendere il suo maestro,  quella sera nell’orto degli ulivi, lì oltre il torrente Cedron, dove si sarebbe consumato il tradimento del bacio.

Poco dopo, sopraffatto dalla paura, l’avrebbe rinnegato. Proprio lui, quel pescatore incredulo di fronte al suo Gesù, pieno di quel buon senso che non gli consente di capire gli insegnamenti di quell’uomo, che l’aveva  cambiato tanto da dargli un altro nome, la roccia su cui edificare una comunità nuova.

È quest’uomo, l’umile pescatore di Galilea, a cui Gesù ha affidato il gruppo dei suoi discepoli, che cerca di capire come si debba adorare il Signore.

L’esempio più forte delle parole

Bisogna vantarsene, spiattellarlo a tutti, imporre agli altri la propria fede?. Bisogna orgogliosamente gettare il proprio credo con i suoi simboli, come se fossero proiettili d’artiglieria, contro il nemico che noi decidiamo di avere, in spregio al comandamento dello stesso Signore di amare i nemici? O invece bisogna dare ragione della propria fede ma con gentilezza e rispetto?

Sappiamo che tutta la Bibbia ci insegna che bisogna adorare Dio nel nostro cuore, non nella iattanza delle pratiche esteriori da contrapporre ad altri. Ed ecco le parole di Pietro: vantatevi della vostra fede, siate pronti a darne ragione ma fatelo rispettando gli altri, non imponendo nulla, siate voi stessi con la vostra vita il messaggio del vangelo.

Invece accade, spesso, ai credenti di pensare di essere un gruppo, una tifoseria, una squadra che si affronta con un’altra. Spesso accade loro di pensare a chi non crede come ad un gruppo contrapposto, appunto la tifoseria della squadra avversaria, da contrastare con tutta la forza possibile. Sono gli altri, quelli che vivono diversamente… Questo non è il vangelo di Gesù che, invece, è accogliente per tutti, indipendentemente dalle cose che fanno, che dicono.

La parola che attraversa i confini

Tante volte nei vangeli è evidenziata questa scelta precisa: Gesù oltrepassa ogni confine delle consuetudini e degli schieramenti, siano essi religiosi o politici o culturali. Non si fa condizionare dalle chiacchiere della gente o dal passato delle persone. Parla con tutti, interpella ciascuno, va a cercare quelli che gli altri credono più lontani da lui. Chiunque lo incontri è messo in condizione di cambiare la propria esistenza, di smetterla con le stupidaggini, di tornare ad essere un uomo.

Chi lo segue è in grado di affrontare la situazioni più ingarbugliate dell’esistenza non perché le sappia risolvere magicamente ma perché riesce a  colmare il dolore, con un supplemento di amore che lo libera da tutti i condizionamenti.

Questa è la speranza di cui dobbiamo dare ragione.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

(Foto di copertina © Pfüderi)

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