Un Frosinone che esce a testa alta dall’Olimpico vale più dei tre punti (di E. Ferazzoli)

Il Frosinone visto all'Olimpico non segna ma inizia a dire alcune cose chiare. Non è una squadra materasso, ha giocato a viso aperto ed ha tenuto aperta la gara contro una delle protagoniste della Serie A. Una consapevolezza che suggerisce di rinunciare, per ora, alle statistiche

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

In molti hanno aspettato questa gara come si fa con le cose importanti. Imprimendola nella mente e accarezzandola col cuore. Un’attesa durata due mesi e mezzo, un intervallo di tempo fatto di addii, nuovi arrivati, con l’infortunio di Dionisi a tre giorni dall’inizio ed il primo punto conquistato già alla seconda di campionato in quello scenario surreale e agghiacciante che era lo stadio Grande Torino a porte chiuse.

 

La voce del tifo

3110. Questi i numeri di chi, domenica sera, ha varcato i tornelli dell’Olimpico. In 300 si sono mossi in corteo per due chilometri, la distanza che separa il luogo segnalato dalla questura per il parcheggio delle auto (piazzale Clodio) e l’ingresso del settore ospiti, senza che vi fossero limitazioni ad un eventuale contatto con l’opposta tifoseria.

In mancanza di navette predisposte per il trasferimento allo stadio, agli ultras del Frosinone la scelta più sensata è apparsa quella di muoversi in gruppo iniziando, perché no, a scaldare la voce. Una marcia composta, calda e colorata che non ha avuto nulla a che vedere con chi stigmatizza il tifo organizzato dipingendolo come pericoloso e violento.

Una situazione, nata probabilmente da un equivoco logistico da parte delle Forze dell’Ordine, impegnate invece nel foto segnalamento degli oltre quattrocento, fra famiglie, anziani e bambini, arrivati in pullman.

 

Debutto giallonero

Lungi dall’essere un derby, Lazio-Frosinone è stato di fatto la serata delle presentazioni ufficiali fra il popolo ciociaro e chi quei colori – la squadra è scesa in campo vestendo la terza maglia nera e gialla – li indossa da una giornata o poco più.

Il primo passo da percorrere insieme per conoscersi e riconoscersi in un gioco delle parti in cui ognuno ha dato il meglio il sé.

 

Frosinone, non è un materasso

Nonostante il risultato, nonostante resti l’irrefrenabile desiderio di gridare per un goal, nonostante le evidenti difficoltà del reparto offensivo (tre partite e reti zero), il Frosinone visto all’Olimpico ha offerto una buona prova sia in termini di impegno sia nella gestione della gara.

Non si è mai arreso all’evidente superiorità della Lazio, non ha mai smesso di sfidare a viso aperto una squadra che di fatto è tra le big del campionato, ha mantenuto aperta la gara fino al triplice fischio e soprattutto ha dato l’impressione di avere tutti gli strumenti per giocarsi la salvezza.

Sugli spalti invece, col passare dei minuti, l’ipotesi iniziale di dover arginare i biancocelesti cercando di limitare i danni ed evitare una netta sconfitta è andata via via scomparendo.

Al suo posto, a fine gara, la sensazione di non aver sfigurato ma di aver addirittura sfiorato il secondo punto in serie A.

 

Niente statistiche per ora

Una consapevolezza che suggerisce di lasciar stare statistiche e processi. Perché ciò che oggi conta davvero non è il risultato ma quella reale percezione che stia nascendo affiatamento di squadra, fiducia reciproca e la voglia di conquistare insieme la permanenza in serie A.

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