Un pezzo di carta e diventi subito un genio

Foto: Can Stock Photo / Alphaspirit

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. La proposta di abolire l'esame di Stato per accedere alle professioni. Mentre nel resto d'Europa aboliscono il valore legale della Laurea

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Via l’esame di Stato, cioè la prova scritta ed orale che deve essere superata per accedere ad una professione. Ad esempio: se sono laureato in Architettura, oggi devo fare alcuni anni nello studio di un architetto e poi affrontare l’Esame di Stato per diventare a mia volta architetto. La stessa cosa vale per tutte le altre professioni.

E allora come funzionerà se togliamo l’Esame di Stato? Basterà la laurea. Punto. Ti laurei e puoi esercitare. Lo prevede la bozza di riforma che il Governo italiano si prepara a studiare prima di inviarla a Bruxelles con il suo Recovery Plan.

È la cosa esattamente opposta a quanto accade invece nel resto d’Europa. Lì non hanno abolito l’esame di Stato: hanno abolito la laurea. Nel senso che la laurea non ha valore legale. Non è un titolo, dà diritto a niente o quasi. È un pezzo di carta: che te lo prendi alla Luiss o alla Radioelettra resta un pezzo di carta.

La Casa sulla cascata disegnata da Frank Lloyd Wright

Nei Paesi economicamente più evoluti infatti, l’accesso ad una professione lo fanno in un altro modo. Bisogna certificare le proprie abilità. Significa: fammi vedere cosa sai fare e se sai disegnare le case mi interessa ben poco se sei o non sei architetto. Perché ci si basa su un presupposto: che per disegnare una casa devi avere studiato architettura: non diventi Le Courbusier per grazia divina, non tuo trasformi in un archiStar guardando una copertina di Ville & Giardini e apprendendone i segreti per osmosi osservando le fotografie. Non lo sei nemmeno arrivando a prendere un pezzo di carta.

Ma questo è il Paese dei titoli e dei baroni, del privilegio da contestare quando lo hanno gli altri e da difendere quando è il nostro.

 Non è così che diventeremo europei. Chissà se l’Europa ce lo dirà, quando proveremo a presentare quella riforma.

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