Ai tempi dell'antica Roma, oltre al Trionfo per gli eroi vincitori, esisteva anche il diritto all'ovazione senza carro per chi arrivava secondo. Un tema sul quale Francesco Rocca su un fronte ed il Pd nell'altro dovranno riflettere. Davanti ai casi dei vari Ciacciarelli, Bruognolo, Pompeo e Mazzaroppi
Le Historiae di Gaio Svetonio Tranquillo gli rendono onore postumo. La storia ne è piena i resoconti no. Non c’è spazio per gli eroi rimasti nell’ombra. Per quelli raggiunti dall’ultimo dardo mentre Porsenna decideva di rinunciare all’assedio di Roma, ammirato dal valore dei vari Orazio Coclite o Muzio Scevola. O per quelli trafitti dall’ultima lancia dei Visigoti di Alarico in fuga da Milano mentre veniva liberata dalle truppe di Stilicone.
A questi eroi dimenticati non si riservava il “triumphus curulis”. A loro andava la sola ovazione ma senza carro, senza corteo e senza truppe schierate.
Ce ne sono tanti di eroi costretti all’ombra in questa campagna per le Regionali 2023. Per loro, come ebbero a scolpire i bersaglieri del 7° Reggimento nel deserto di El Alamein “Mancò la fortuna, non il valore”.
Eroi senza trionfo
Le prime due citazioni sono d’obbligo per Antonio Pompeo e Pasquale Ciacciarelli. Il primo ha preso 14.546 preferenze, il secondo ne ha 13.339. E nessuno dei due ha avuto la gloria del triumphus né il laticlavio nell’emiciclo della Pisana.
Francesco Rocca non potrà evitare di tenere conto del risultato ottenuto dal consigliere regionale uscente della Lega. Così come non potrà ignorare gli 11mila voti presi dal responsabile del Carroccio nei Castelli Romani Tony Bruognolo oppure i 9mila dell’uscente Daniele Giannini così come i 10mila di Mariano Calisse che ha fatto terra bruciata nel reatino senza agganciare l’elezione. (Leggi qui: Regionali, tutti gli eletti nel Lazio: chi entra e chi resta a casa).
Il problema è politico, non amministrativo. Al quale Francesco Rocca potrà dare un contributo: ma la soluzione compete alla politica ed alla sua capacità di costruire nuovi assetti e nuovi equilibri. Ignorare quelle preferenze innescherebbe un effetto a catena: con la legittimazione al disimpegno. O, peggio ancora, all’ostilità latente.
La tentazione di eliminare il cadetto
In politica, la tentazione è quella di annientare i cadetti. Eliminare dal campo quelli che potrebbero essere una prima linea alternativa. Lasciarli senza un ruolo per disperdere così i loro sostenitori ed accoglierli poi nelle file del nuovo vincitore. Ci sono esempi eloquenti nel passato più o meno recente. Fabio Forte e Alessia Savo 5 anni fa furono protagonisti di una corsa entusiasmante ma finita senza alloro: scientemente vennero messi all’angolo dal nuovo gruppo dirigente. Oggi i loro voti sono andati a realizzare altri progetti politici.
La sfida fratricida tra Peppino Paliotta ed Alfredo Pallone nel Partito Socialista non fece prigionieri ma un solo vincitore e tante vittime. Dei vincitori d’un tempo non c’è traccia, gli sconfitti di allora hanno costruito altre apprezzate case politiche.
Politici in cerca di assetto
Un problema analogo lo ha il Partito Democratico. Che ora dovrà gestire le posizioni di Antonio Pompeo ma anche di Andrea Querqui, Libero Mazzaroppi e Lalla Cecilia. Perché al primo non mancò la fortuna ma una banale manciata di voti, gli altri sono andati ben oltre quello che era lecito attendersi da loro.
Libero Mazzaroppi a Cassino ha preso praticamente lo stesso numero di voti ottenuto dall’ex presidente della Provincia. Nel complesso ha eguagliato il risultato centrato negli anni scorsi da Marino Fardelli e da Simone Costanzo. Un dato che va ponderato poi con il fatto che abbia agito solo sul quadrante sud del collegio, lasciando quello Nord a al collega Querqui. Ed in un periodo storico non favorevole al centrosinistra.
Per Andrea Querqui vale lo stesso ragionamento, a posizioni geografiche ribaltate. Nel suo caso è legittima l’apertura di un confronto non solo interno ma allargato a tutto il campo del centrosinistra di Ceccano. Querqui ha avuto la capacità di raccogliere il voto dell’area che fa riferimento ad Emanuela Piroli, cioè una vastissima area riformista che è uscita dal Partito Democratico. E che non ha alcuna aspirazione a rientrare in questo Pd. Proprio per questo, il voto di Ceccano può rappresentare un primo passo verso la ripresa di un dialogo interrotto. Per verificare se esistono le possibilità di una sintesi unitaria tra gli indipendenti di Querqui, i riformisti di Piroli, i Dem di Giulio Conti. (leggi qui: Ceccano, Centrodestra ancora al 51% ma il Pd si consola).
Per Antonio Pompeo e Libero Mazzaroppi ora molto dipenderà dalla fisionomia che vorrà avere il Partito Democratico, dal dibattito che alimenterà il Congresso, dai tratti che avrà il prossimo Pd. Finora, la tendenza è stata quella di lasciar andare le intelligenze Dem a scavare pozzi in Africa (Veltroni) oppure occuparsi di fame nel mondo (Martina). Pompeo e Mazzaroppi hanno altre aspirazioni.
Un triumphus è la soluzione che, a parti invertite, ora centrodestra e centrosinistra devono individuare.