Una maxi direzione per salvare Isabella (e la giacca del governatore)

Gli tirano la giacca, gli spediscono messaggi, inviano ambasciatori, sollecitano i giornali sperando che lui legga proprio quelle pagine: Nicola Zingaretti è assediato. La nomina del nuovo direttore generale della Asl di Frosinone che prenderà il posto di Isabella Mastrobuono si sta rivelando un problema sfiancante ben più del previsto: non per la difficoltà della scelta ma per il numero di postulanti che ormai da giorni asfissiano il governatore. A furia di tirarla, la giacca è diventata un cappotto, la memoria del cellulare del suo fido Emanuele Lanfranchi è quasi satura di messaggini partiti dalla Ciociaria, la fila degli ambasciatori che chiede di parlare è più lunga di quella che si presenta dal Papa nel giorno in cui si accredita il corpo diplomatico.

Cosa c’è di particolare in questa nomina? Niente e tutto. Niente, perché la Asl di Frosinone non è che una delle tante nel Lazio, con numeri nemmeno tanto importanti, con nessuna specializzazione particolare a renderla un centro d’interesse regionale. Tutto, perché Frosinone è un crocevia instabile nella mappa elettorale: i voti si spostano facilmente da centrodestra a centrosinistra, vincere non è strategico ma perdere potrebbe essere fatale. Allora meglio tenerla pacificata quella provincia dell’impero ed evitare che diventi una Palestina elettorale.

Qual è il problema? Nulla di diverso che nelle altre province. La spending review seguita al commissariamento della Sanità ha detto che il periodo delle vacche grasse è finito. Ed in Ciociaria stavano abituati bene. Fino al 1994 c’erano dieci ospedali, tutti fotocopia l’uno dell’altro, con situazioni di vera follia come l’intero ospedale di Veroli con un solo paziente ricoverato. Lo chiusero in poche settimane dopo un servizio televisivo. Al resto pensò Renata Polverini chiudendone altri sette. Adesso è in atto la rivoluzione di Nicola Zingaretti: quella basata sugli ambulatori aperti per tutto il giorno ed in tutti i giorni, sulle Case della Salute che tolgono tutta la parte della routine agli ospedali, lasciando a questi ultimi solo l’urgenza e l’emergenza.

Il manager uscente Isabella Mastrobuono, nella sua furia di raggiungere gli obiettivi e dimostrare di essere la più brava, ha avuto come dogma le linee guida tracciate da Roma. E non ha né ascoltato i sindaci né si è sforzata di comprendere cosa volessero dirle. E cioè che centinaia di cittadini erano infuriati perché non trovavano più il laboratorio di analisi pubblico, lo specialista in corsia, l’intervento chirurgico nel giorno in cui era stato programmato. Non ha ascoltato nemmeno quando glielo hanno detto con le fiaccolate. Anzi, sembrava che la eccitassero. Ottima manager ma pessima diplomatica.

Al punto che l’incubo dei politici locali adesso è quello di ritrovarsi di fronte un’altra Isabella Mastrobuono con la quale sarà impossibile avere un dialogo. Per questo chiedono un manager locale. Meglio se loro amico, in modo da potergli chiedere anche di spostare un portantino e promuovere un primario.

Ed è per questo che tirano la giacca a Nicola Zingaretti. Ognuno proponendo un nome con doti manageriali tali da fare invidia al professor Guzzanti che in tema di amministrazione della Sanità fu un monumento.

La corrente Pd De Angelis – Buschini con il tacito ‘non dissenso’ di Mario Abbruzzese vedrebbe bene Renato Sponzilli: Francesco gli aveva promesso la direzione generale quando sbancò le elezioni ai tempi di Piero Marrazzo ma poi dovette accontentarsi di una promozione a direttore Socio Sanitario, incarico realizzato solo per lui. La promozione arrivò l’anno successivo ma a Latina e per opera di Alfredo Pallone che sfilò così all’avversario un tecnico competente e lasciò al palo il direttore Fernando Ferrauti facendogli pagare la sua fedeltà ad Antonello Iannarilli. Tecnico di assoluta esperienza e di area, capace di risolvere problemi amministrativi sanitari, ha il limite di essere diplomatico solo con i livelli più alti. Non gli scappa un sorriso nemmeno di fronte a Totò e Peppino De Filippo.

Un’altra ala più trasversale, che ha come punta di diamante il sottile diplomatico Giacomo D’Amico, spinge per il dottor Narciso Mostarda: direttore sanitario ai Castelli (dove ha abbattuto i tempi d’attesa) e già direttore di distretto a Frosinone. Abile nell’interlocuzione con la politica (è stato assessore comunale a Frosinone con Michele Marini dopo essere stato ‘scoperto’ da Memmo Marzi, capace catalizzatore di consenso è stato sostenitore sia di Buschini che di De Angelis e Scalia). I detrattori gli rimproverano la mancanza del piglio necessario per prendere le decisioni difficili mettendosi contro.

Il senatore Francesco Scalia parlando con alcuni amici ha avuto parole molto positive per Vitaliano De Salazaar: manager in una delle Asl più importanti di Roma, apprezzato da Walter Veltroni, ha operato sia sotto i governi regionali di centrosinistra che di centrodestra.

L’unico effetto ottenuto a furia di tirare la giacca, oltre a farla diventare di due taglie più grande e far apparire il Governatore notevolmente dimagrito, è che Nicola si rotto le scatole. Ed ha iniziato a far girare la giostra. Vitaliano De Salazaar è stato assegnato alla Asl Roma G Tivoli – Subiaco – Colleferro; Giuseppe Càroli passa dalla RmG all’azienda ospedaliera Sant’Andrea. I rumors assicurano che Daniela Donetti da direttrice amministrativa della Asl di Viterbo viene promossa Direttore Generale della stessa Azienda. E questo è un segnale per Frosinone: Daniela Donetti non fa parte dei 50 top manager che compongono la short list con i 50 nomi selezionati con criteri europei. La stessa situazione di Sponzilli e Mostarda.

Flori De Grassi – secondo le indiscrezioni – lascia la Direzione Regionale salute e Integrazione Socio Sanitaria (dirige 236 persone) per andare alla guida della nuova maxi Asl che nascerà dalla fusione delle attuali RmB e RmC

La sua direzione è stata accorpata con la Direzione Regionale Politiche Sociali (finora guidatoa dal dottor Nereo Zamaro a capo di 205 unità).

E qui arriva il colpo di scena: la nuova super Direzione potrebbe andare ad Isabella Mastrobuono qualora non si concretizzasse il passaggio allo Spallanzani. Al Ministero il decreto di scorporo dall’I.F.O.  (Istituto Regina Elena – Istituto San Gallicano) ancora non si vede e quindi ls sua poltrona allo Spallanzani non esiste.

A rendere tutto più complesso poi sono arrivate le elezioni comunali di Roma: l’accorpamento delle Asl romane metterà fuori dal giro una serie di direttori generali, sanitari ed amministrativi. Burosauri di un sistema da snellire. Ma che elettoralmente incide.

A Frosinone? Zingaretti risolverà nello stesso modo. Trovando un nome in grado di pacificare il dialogo con la politica, pacificare il rapporto con il personale. Mettendo fine al continuo imbarazzante recapito di sms, ambasciate, polpette avvelenate.

E magari recuperando la giusta taglia della giacca.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright