Una poltrona per due: ma non per Caschera

Presidente del Consiglio comunale di Sora da eleggere giovedì. Fumata nera sul nome di Caschera. Dalla maggioranza negano che ci sia mai stato un accordo. In realtà si puntava a risolvere la cosa in Aula ma la minoranza ha trovato la quarta firma e costretto il primo cittadino Di Stefano a tirare fuori dal cilindro l’ex vicesindaco di De Donatis. La firma di Altobelli a favore di Manuela Cerqua segna la fine politica del centrodestra.

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Stando al regolamento i termini sono scaduti alla mezzanotte di venerdì. E nessun accordo è saltato fuori dal cilindro. Nonostante voci sempre più insistenti (ma anche dichiarazioni del sindaco) parlassero della presidenza del Consiglio comunale da restituire all’opposizione dopo che per due consiliature i vincitori avevano fatto asso pigliatutto.

Ufficialmente “per bon ton istituzionale”. Di fatto perché quella soluzione evita un mucchio di problemi negli assetti nella nuova amministrazione uscita dalle urne poche settimane fa. Nessuno ammeterà mai che sia il frutto di un accordo, nato alla vigilia del voto per il ballottaggio. Un’intesa fra quello che ora è il sindaco di Sora Luca Di Stefano e la superstar delle preferenze in questa tornata: il consigliere di opposizione Lino Caschera.

Seicento voti convalidati, altri duecento non riconosciuti perché gli elettori hanno scritto il suo nome sotto la casella sbagliata, Caschera (e pure il sindaco) smentiscono le voci di un patto elettorale tra di loro. “Ma chi ha messo in giro queste cose? Chi ha detto che c’era un accordo con Caschera? Abbiamo presentato il nostro candidato”. 

UNA POLTRONA PER DUE

Lino Caschera

Nessun accordo per la Presidenza, dunque, fra la maggioranza e l’opposizione del nuovo Consiglio comunale di Sora. Almeno non fino a questo fine settimana. Ma è molto lunga la strada che conduce a giovedì, quando alle prime due votazioni occorrerà la maggioranza qualificata di 2\3, ossia 12 consiglieri su 16. E fino a giovedì, in quattro giorni può accadere di tutto.

L’unica cosa che non può più accadere è la proposta di un altro nome perché i termini sono scaduti. Ne sono stati protocollati due: uno per la maggioranza con quattro firme, che corrisponde a quello di Fausto Baratta, secondo degli eletti per la lista Il Grande Faro e già vicesindaco della precedente Amministrazione De Donatis; e uno per una parte dell’opposizione: è quello della dottoressa Manuela Cerqua, 426 preferenze con la lista Sora Civica a sostegno di Eugenia Tersigni.

Il gruppo sulla carta aveva soltanto tre firme, quella della stessa Cerqua e quella dei colleghi consiglieri Eugenia e Valter Tersigni. A salvare la situazione è arrivata la quarta firma, quella del consigliere Federico Altobelli, già candidato sindaco del centrodestra. Nulla invece è stato chiesto a Lino Caschera e a Salvatore Meglio, ossia gli altri due consiglieri del centrodestra. Al primo per la convinzione che avesse già l’accordo con Di Stefano, al secondo perché lui stesso si pensava ambisse a riprendere la presidenza d’aula. Visto che l’aveva già avuta con il sindaco Ernesto Tersigni, dopo la defenestrazione di Giacomo Iula, seguita al passaggio in opposizione di Forza Italia.  

C’E’ LA QUARTA FIRMA

Federico Altobelli

È stata proprio la firma di Altobelli a rompere le uova nel paniere della maggioranza. La cui strategia sarebbe stata quella di non presentare alcuna proposta di candidatura alla presidenza dell’Assise.

L’intento di Di Stefano & co. era quello di approfittare della divisione della minoranza in due gruppi da tre consiglieri ciascuno: un dettaglio che tecnicamente avrebbe impedito alla stessa opposizione di presentare un nome. Infatti, da regolamento, per proporre un nome per la Presidenza occorrono almeno quattro firme.

Questo avrebbe permesso anche alla maggioranza di non presentare alcun nome per poter poi trovare il compromesso in aula con una sospensione del Consiglio comunale ma soprattutto con l’aiuto del voto a scrutinio segreto. Il piano è saltato grazie alla quarta firma apposta dall’avvocato Altobelli sotto la proposta del gruppo di Eugenia Tersigni a favore di Manuela Cerqua.

Lapidario il commento di qualche esponente della maggioranza: “Altobelli ha firmato per Cerqua quindi il centrodestra è finito”. 

FUMATA NERA PER CASCHERA

Maria Paola D’Orazio con il sindaco Luca Di Stefano

A bloccare la convergenza sul nome di Lino Caschera sono stati alcuni degli esponenti della maggioranza. Hanno opposto un secco no al suo nome.

“Una presenza politicamente troppo ingombrante” avrebbe detto la consigliera di maggioranza Maria Paola D’Orazio. La sua lista Sora Democratica, pur essendo arrivata quarta, ha ottenuto il ruolo del vicesindaco ricoperto dalla dottoressa Maria Paola Gemmiti. Lo prevedeva un accordo pre elettorale (quello sì, ufficiale): il Pd ed il polo Progressista avevano ritirato la candidatura della dottoressa Gemmiti alla carica di primo cittadino ed erano confluiti nelle file di Luca Di Stefano, rinunciando anche ai simboli politici.

La riserva avanzata da Maria Paola D’Orazio non è sul piano personale. Ma politico. Ai suoi in questi giorni ha spiegato che “il Presidente del Consiglio è la figura istituzionalmente più importante dopo il sindaco. Per questo va assegnato alla maggioranza. Se però c’è l’accordo di tutti condivido la linea”.

Ma D’Orazio non è stata l’unica a porre veti. In molti sono arrivati alla conclusione che non si può consegnare la gestione dei lavori dell’Aula nelle mani dell’opposizione solo per fair play istituzionale. “A meno che non ci siano motivi politici che finora non sono venuti fuori” ha detto per esempio Francesco Monorchio pronto a sostenere il rispetto di un eventuale accordo, qualora ci fosse stato. 

L’AVENTINO AL BAR D’ANTAN

Un nome troppo scomodo per alcuni membri della maggioranza, quello di Lino Caschera. Al punto da spingerli a tenere una riunione al Bar D’Antan, poco prima dell’incrocio che porta all’ospedale Santissima Trinità.

Secondo alcuni lo hanno fatto per concordare una strategia unitaria con cui fermare l’avanzata di Caschera. Anche in dissenso con la linea del sindaco, se dovesse saltare fuori che quella è la rotta. Ma l’incontro pare non sia stato per nulla apprezzato dal primo cittadino. Che lo avrebbe definito “carbonaro”. Sgradito al punto tale da costringere i promotori a sostenere che “si è trattato di una chiacchierata per istruire i novellini dell’Assise su alcuni meccanismi”.

Fatto sta che tra i presenti, oltre a Maria Paola D’Orazio, il cui nome come potenziale presidente del Consiglio circolava anche fra i banchi dell’opposizione, ci sarebbe stato pure Rocco Carnevale, unico consigliere eletto per la lista Stefano Lucarelli per Sora.  

RIECCO IL MANUALE CENCELLI

Stefano Lucarelli e Luca Di Stefano

Manuale Cencelli è un’espressione riferita all’assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti in proporzione al loro peso; viene spesso utilizzata in senso ironico o dispregiativo per alludere a nomine effettuate in una mera logica di spartizione in assenza di meritocrazia. Ha garantito gli equilibri a decine di Governi nella Prima Repubblica, giustificato esclusioni eccellenti da istituzioni ed enti. (Leggi qui)

A Sora ha dominato durante tutto il quinquennio dell’Amministrazione De Donatis. E per evitare polemiche è stato consultato per la formazione della nuova Giunta. Soprattutto all’indirizzo della lista Stefano Lucarelli al cui consigliere eletto sono state assegnate soltanto alcune deleghe, dato che la volontà di dare la presidenza del Consiglio alle minoranze ha lasciato a disposizione solo i cinque assessorati mentre le liste sono sei.

Sostanzialmente Lucarelli è accusato di aver tifato per Eugenia Tersigni al ballottaggio. Ma il suo consigliere sarebbe pronto a rimanere saldamente in maggioranza. In attesa di altri incarichi.  

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