Uno, nessuno e centomila. La paurosa crisi di identità dei Cinque Stelle

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Giuseppe Conte fa finta di guidare le trattative ma in realtà attende indicazioni che non arrivano: Di Battista fuori gioco, Fico eterno incompiuto, Di Maio divorato dal rancore, Casaleggio indeciso a tutto. Perfino Beppe Grillo si è defilato. E il Movimento rischia di pagare la possibile bufera economica e finanziaria che travolgerebbe l’Italia.

Il Movimento Cinque Stelle si sta dimostrando totalmente inaffidabile sul piano delle trattative politiche. A questo punto spetta al presidente incaricato Giuseppe Conte far capire come stanno le cose, prendendo in mano la situazione. Se può.

Perché altrimenti rischia di ripiombare nella situazione dell’ultimo anno e mezzo, quando a dettare la linea erano i due vicepremier, Luigi Di Maio (Cinque Stelle) e soprattutto Matteo Salvini (Lega). L’unica differenza sarebbe rappresentata da Nicola Zingaretti (Pd) al posto di Salvini.

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Secondo il quotidiano La Repubblica una larga fetta di parlamentari pentastellati sarebbe in rivolta contro Luigi Di Maio e il presidente della Camera Roberto Fico avrebbe fatto rientrare la situazione. Ma è proprio così? Il fatto è che nei Cinque Stelle non soltanto non si capisce come stanno le cose, ma i leader intervengono a intermittenza. Alessandro Di Battista appare fuori gioco: dopo aver attaccato Salvini un giorno sì e l’altro pure, ha fatto sapere che era meglio l’intesa con la Lega. Ma nessuno gli ha dato retta. Roberto Fico è sempre sul punto di poter effettuare lo scatto, ma poi resta piantato.

Luigi Di Maio ha perso ogni tipo di lucidità e serenità politica: non avrebbe mai provocato la crisi, non avrebbe mai rotto con Salvini, non avrebbe mai fatto un accordo con il Pd. Ma queste cose sono successe e lui nulla ha fatto per evitarle attraverso serie e coraggiose iniziative. Non sarà ministro dell’Interno e neppure vicepremier. Capo politico? Chissà. Vorrebbe tornare al punto di partenza, ma non si può. Non è il gioco dell’oca: è il Governo del Paese. Sembra non rendersene conto, ma nel Movimento soltanto una parte lo segue.

Luigi Di Maio

Incerti e silenziosi anche i due veri leader. Davide Casaleggio è il primo a sapere che il voto sulla piattaforma Rousseau è una mina vagante. Se dovessero prevalere i no all’intesa con il Pd e saltasse il Governo Conte bis l’Italia sarebbe esposta ai venti delle speculazioni dei mercati internazionali e sarebbe impossibile davvero varare una manovra rispettosa dei parametri e dei canoni dell’Unione Europea. I Cinque Stelle finirebbero nell’occhio del ciclone.

Quanto a Beppe Grillo,dopo aver detto che bisognava fermare i nuovi barbari e dopo aver benedetto l’intesa con il Pd, ha fatto dieci passi indietro. Sa che il Movimento è spaccato. Tocca a Giuseppe Conte prendere in mano la situazione sul serio, non soltanto sul versante della comunicazione, curata peraltro da Rocco Casalino, star della prima edizione del Grande Fratello.

Altrimenti in nomination andrà proprio lui, il professor Giuseppe Conte. L’accendiamo?