Uomo piccolo non hai speranza, ed “era ora” che qualcuno te lo dicesse

Donne che piangono e uomini che picchiano. Ma anche uomini che chiedono aiuto per non farlo più. E altri uomini che affidano ad un post la condanna ad essere incurabili. Ed imbecilli.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

C’è un uomo piccolo che va in giro per questo territorio. Un uomo che non ha mai ascoltato il grido strozzato di una donna che piange e non può farlo sentire per paura che i figli si sveglino e si spaventino.

Non ha mai visto lo sguardo di terrore che c’è la sera a cena intorno ad alcune tavole: perché basta una parola fuori posto o la pasta con poco sale, per scatenare pugni e calci.

Non ha mai visto un bambino preso per i piedi e messo a testa in giù con la minaccia di farlo cadere, se la mamma prova a denunciare.

Quando non ti insegnano ad amare

Lorenza Di Brango per ‘Cento Donne’

Incubi, senza fine. Scatenati da uomini malati: che molte volte lo fanno perché loro stessi lo hanno visto fare, sulle loro mamme, e pensano che sia normale così. Uomini ai quali nessuno ha insegnato i sentimenti.

Non immaginano che sia possibile morire di dispiacere a poche ore dall’addio alla compagna di una vita.

Malati. Per questo la Asl di Frosinone ha avviato da tempo una sperimentazione, tra le prime in Italia: curano queste persone, le aiutano a capire che il loro non è amore. 

La cosa bella è che a quella porta della Asl talvolta bussano uomini senza che ce li abbia mandati un giudice. Chiedono di essere aiutati a cambiare.

Per loro c’è speranza. Non per l’uomo piccolo che va in giro in questa provincia

Ha guardato una delle foto realizzate da 100 donne con un ruolo pubblico sul territorio, truccate come se fossero state picchiate, un’iniziativa della Regione Lazio proprio per denunciare che troppe restano in silenzio. Sotto una di queste foto, quella di una donna che amministra il comune di Colle San Magno, ha scritto “era ora“.

Chi picchia ha la speranza che la compagna lo denunci e che venga curato. Per l’imbecillità non c’è cura.

(Leggi anche La violenza invisibile che Marzia sbatte sotto gli occhi).

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