Urla e insulti per l’ultimo atto della consiliatura Raggi

Cala il sipario sulla consiliatura della sindaca Virginia Raggi. Salta la votazione degli OdG su Roma Capitale. La maggioranza ormai non c'è più. Si chiude tra urla e insulti

L’ultima seduta dell’Assemblea Capitolina dell’era Raggi è finita tra le urla e gli insulti. Con la certificazione definitiva di una maggioranza, quella del Movimento 5 Stelle, divenuta irreversibilmente minoranza. Si chiude con un inedito: i tentativi dell’ultras grillino Paolo Ferrara di prendere la parola per attaccare gli avversari politici, pur essendo formalmente assente in aula, complici i lavori da remoto tramite piattaforma web. Nessuno, cinque anni fa, avrebbe immaginato un ultimo atto come questo.

Nemmeno l’eredità Raggi

Marcello De Vito (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

La Consiliatura si chiude senza lasciare al prossimo governo di Roma un’eredità politica di questo esecutivo Raggi. Oggi l’Aula avrebbe dovuto approvare alcuni ordini del giorno sul tema dell riforma dei poteri di Roma Capitale.

L’Assemblea era stata convocata in seduta straordinaria l’ultimo giorno utile della consiliatura prima dello scioglimento e i due Ordini del Giorno dovevano essere il lascito politico dell’ex maggioranza che sostiene Virginia Raggi. Sono destinati al Parlamento, che ha ancora un paio di anni per portare a casa uno dei due progetti di riforma dei poteri per la Capitale d’Italia. Ma se n’è fatto niente: non c’erano abbastanza consiglieri per poter ritenere valida la seduta.

Così, l’ultimo atto formale dell’aula non è stato un voto, bensì la decisione del presidente Marcello De Vito di chiudere i lavori per mancanza di numero legale, un copione già visto molte volte, soprattutto negli ultimi tempi. È così da quando le opposizioni sono diventate maggioranza grazie all’alto numero di consiglieri passati dal M5s ai gruppi di minoranza.

Lavori inutili

Marcello De Vito e Virginia Raggi (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Prima dell’epilogo della consiliatura, però, era successo un po’ di tutto. La miccia che ha dato fuoco alle polveri è stato l’intervento finale della sindaca Raggi. Con tono severo, aveva rimproverato i consiglieri per “l’inutilità dei lavori“. Da lì in poi i consiglieri si sono scatenati.

Sono volati insulti a microfono acceso. E Paolo Ferrara, ex capogruppo M5s, ha preso la parola in autonomia per criticare i colleghi degli altri Partiti prima di essere ‘stoppato’ dal presidente De Vito per mettere fine ad una rissa verbale a distanza, con tanto di insulti incrociati. “Sei un buffone“, ha urlato un consigliere all’indirizzo di un altro.

Ma cosa ha detto di preciso la sindaca? “Devo essere onesta: ho ascoltato il dibattito per capire se ci fossero ulteriori mozioni e proposte. Invece oggi è stato un inutile duplicazione di un dibattito che abbiamo già ascoltato nelle sedute precedenti. Pur riconoscendo l’importanza del tema del dibattito oggi mi è più sembrato un vessillo elettorale. C’erano, tra l’altro, delibere più utili alla città. Si è persa un’occasione“.

Devo essere onesta– ha aggiunto Virginia Raggisperavo e credevo che l’ultimo consiglio della consiliatura avesse un contenuto diverso. Lo speravo perché proprio grazie all’attenzione che questa aula ha riservato al tema siamo riusciti, grazie ad un accordo in Parlamento, a far aprire una discussione su una serie di progetti di legge. Speravo di ascoltare qualcosa di nuovo. Me lo aspettavo per la forza con cui questa assemblea era stata richiesta, anche in modo simbolico, per chiudere la consiliatura“.

Tutto per una ripicca

Virginia Raggi e Marcello De Vito (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Duro il commento degli esponenti di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio e dei consiglieri comunali Francesco Figliomeni, Lavinia Mennuni e Rachele Mussolini della lista “Con Giorgia“.

Hanno firmato un documento unitario nel quale accusano il Movimento 5 Stelle di “una puerile ripicca“. Scattata dopo che le opposizioni hanno bocciato l’ordine dei lavori nell’ultimo Consiglio ordinario di ieri oggi. Allora “la Raggi ed i consiglieri 5 Stelle, ormai ex maggioranza in Aula, per una puerile ripicca hanno disertato il Consiglio straordinario sui poteri di Roma Capitale. Ma hanno fallito anche su questo fronte e una volta constatato che il consiglio si stava svolgendo la Raggi si è congedata dall’Aula con uno sproloquio nel quale ha pateticamente tentato di addossare alle opposizioni la mancata approvazione di alcuni atti”.

Al di là dell’inopportunità di un simile attacco, va ricordato che la bocciatura dell’ordine dei lavori di ieri è stata frutto di mancata volontà di condividere gli atti urgenti e di forzare la mano con un atto eminentemente politico come il riordino delle municipalizzate. Pessima uscita di scena del tutto coerente con una pessima gestione della Raggi e dei 5 Stelle”.

Raggi “bambina rosicona”

Virginia Raggi (Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica)

Maurizio Politi capogruppo della Lega in Assemblea Capitolina pone l’accento su un altro aspetto. “Intervenire a consiglio finito e definire una tristezza i consiglieri di opposizione fa paragonare il sindaco della Capitale d’Italia a quei bambini rosiconi, che a scuola provavano ad avere l’ultima parola nelle discussioni. Che tristezza infinita per Roma. Come una banda salita casualmente al governo, non cercano di salvare più neanche la dignità“.

Si finisce con il saluto istituzionale del presidente De Vito al personale del Campidoglio.

La consiliatura Raggi finisce formalmente qui, salvo eccezioni. L’aula verrà sciolta in giornata e l’amministrazione nel suo complesso potra solamente approvare atti di ordinaria amministrazione, quelli indifferibili e quelli urgenti.

Da domani si apriranno i 45 giorni canonici prima del voto del 3 e 4 ottobre. Poi Roma avrà un nuovo sindaco.