Vaccino, Anagni e Pomezia: 3 milioni pronti a dicembre

L’Astrazeneca elaborato ad Oxford ed infialato ad Anagni è in dirittura d’arrivo. E il presidente Irmb-Pomezia Di Lorenzo lo dice chiaro: se non ci saranno grane dell’ultima ora le categoria a rischio saranno vaccinate entro tre mesi. Più prudenti gli scienziati

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Tre milioni di dosi entro dicembre per combattere il Covid-19. Poi altri 70 milioni di dosi fino a maggio-giugno 2021 per tutti gli italiani. E non è più una pia ipotesi tardo estiva. Non lo è per chi quel vaccino lo sta producendo tra Pomezia ed il Belgio, collaborando con Regno Unito e Svezia. La sperimentazione del vaccino anti Covid Irbm-Oxford è in dirittura d’arrivo e il presidente della società che lo produce in Italia esce allo scoperto.

Non lo farebbe se non vi fossero solidissime basi. Non lo farebbe mai e men che mai ora, con il virus che in quanto a numero di positività sta infestando l’Italia da nord a sud. E con la nuova stretta del governo che mette suggello ad una situazione a metà fra l’emergenza ed il caos.

Le prime dosi di vaccino AstraZeneca entro fine anno

Il vaccino è quello che i ricercatori inglesi della AstraZeneca già a luglio definirono capace di produrre «anticorpi e cellule immunitarie T fino a combattere l’infezione». Il farmaco in questione è infialato ad Anagni nello stabilimento Catalent. Questo dopo l’accordo fra la società biofarmaceutica svedese e britannica Astrazeneca e chi ha rilevato il ramo anagnino della Bristol Meyer. Nell storico stabilimento ciociaro era partita la produzione di un mega stock di 400 milioni di dosi. (Leggi qui AstraZeneca parte con la produzione del vaccino anti Covid: lo infiala Catalent).

L’annuncio di Irbm

Il vaccino è quello che combina materiale genetico del coronavirus con un adenovirus modificato che causa infezioni negli scimpanzè. E che funziona un po’ da ‘cavallo di Troia’. Cioè Si ‘intrufola’ nell’organismo camuffato da coronavirus vero e stimola la produzione degli anticorpi giusti per ‘legnarlo’.

Le fasi legate al disco verde per il vaccino Irbm-Oxford erano quelle canoniche: sperimentazione, produzione e diffusione-somministrazione. E il punto che ha fatto Piero Di Lorenzo a The Breakfast Club, su Radio Capital, dà qualcosa in più che una mera speranza.

Piero Di Lorenzo nello ‘Science Park’ allo Irbm

Nel corso degli ultimi mesi il solo parametro legato all’arrivo di uno dei vaccini messi a punto per contrastare la pandemia è stato un laconico quanto illusorio “a breve”. Con piccoli innesti informativi sul gingle “entro la fine dell’anno”, ma relativi alla paciosa estate in cui sembrava che Covid avesse allentato la presa sul Paese. Non bastava prima, men che mai basta oggi.

Di Lorenzo, che è presidente delle Irbm di Pomezia, ha dato uno step in avanti fortissimo. Di certo non franco da cautele ma molto concreto. Il prodotto dovrebbe essere messo a disposizione di pazienti a rischio e di categorie da prima linea già entro la fine di dicembre. Dopo un’approvazione speed and smart dell’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, e in blok-stock precisi.

Le tappe del vaccino

Le provette nei laboratori Astrazeneca

Vediamo quali. Parliamo di 2-3 milioni di dosi iniziali. Quelle dovranno coprire immediatamente il fabbisogno dei pazienti a rischio, degli operatori sanitari e delle forze dell’ordine.

Poi De Lorenzo ha dato i numeri a seguire, numeri buoni. «Possiamo ipotizzare una disponibilità di dosi per tutti per giugno 2021. Se non ci saranno eventi avversi e novità negative, la sperimentazione terminerà entro la fine dell’anno. Quindi entro dicembre in Europa arriveranno 20-25 milioni di dosi».

Di queste, in Italia ne sono attese circa il 10% «Vale a dire 2-3 milioni in Italia. Sono dosi da destinare subito ai più fragili come gli ospiti di Rsa, ma anche forze dell’ordine e operatori sanitari».

Quindi e riassumendo: con la sperimentazione in step finale e prevedendo che non emergano problemi dell’ultima ora, la fine dell’anno potrebbe segnare l’inizio della riscossa.

Tutto questo in attesa dello step due, che è diventato anch’esso rapido. Entro giugno l’intera produzione del vaccino Irbm-Oxford sarà completata. Con quali numeri per l’Italia? E Di Lorenzo che lo spiega: «L’Italia ha prenotato 70 milioni di dosi che arriveranno entro giugno. Noi siamo 60 milioni. Circa un quarto, secondo statistiche ISTAT, non intende vaccinarsi. Quindi penso che le dosi saranno più che sufficienti per vaccinare tutti quelli che lo desiderano entro maggio-giugno».

Conte, verosimile ma condizionato

Giuseppe Conte

Per il premier Giuseppe Conte, la prospettiva annunciata dal presidente dell’Istituto di Ricerca Biologico Molecolare di Pomezia è verosimile ma condizionata. Da cosa? Tutto così «se le ultime fasi di preparazione del vaccino Oxford-Irbm Pomezia-AstraZeneca saranno completate nelle prossime settimane».

Già mercoledì Irbm ha accennato ad una ragionevole” chiusura della fase clinica di sperimentazione entro i primi di dicembre. Una scadenza che è stata confermata anche dopo la recente morte di un volontario brasiliano che avrebbe assunto però non il vaccino ma un placebo cioè un finto farmaco che viene utilizzato come controprova: chi assume il farmaco deve avere reazioni, chi assume il finto farmacp (il placebo) non deve averle.

Per procedere alla produzione su larga scala, servirà prima la validazione dell’Ema. L’Agenzia Europea del Farmaco, che ha già avviato le procedure ma dovrà comunque valutare i dati della sperimentazione per pronunciarsi.

Vaccino in tempi brevi? Irrealistico

Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Per la comunità scientifica, ipotizzare una vaccinazione di massa in tempi brevi è azzardato. Anzi: «Lo vedo piuttosto irrealistico», taglia corto Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’università di Padova. Come lui la pensa Antonella Viola, ordinario di Patologia generale, che invita alla cautela perché «il vaccino non è la soluzione finale, almeno non nell’immediato».

Cosa intende dire? Che per arrivare a una vaccinazione a tappeto serviranno mesi. Durante i quali non si deve abbassare la guardia. Altrimenti il prezzo da pagare è una ricaduta come quella che stiamo vivendo in questi giorni.

Sono nove i player che hanno raggiunto la Fase 3 di sperimentazione del vaccino. Quello di Astrazeneca che viene infialato ad Anagni è il più promettente in Europa. Negli Usa invece è Pfizer la multinazionale del farmaco che viene ritenuta più avanti delle altre, al punto da prevedere per novembre l’avvio della distribuzione. Sempre che la Food and drug administration (l’agenzia del Farmaco americana) convalidi i risultati della sperimentazione e dia l’immediato via libera.

I dubbi occidentali sono stati messi in evidenza dalla rivista Nature che ha esaminato i primi dati disponibili: “Qual è la dose ottimale e quale sarebbe il momento migliore per una vaccinazione di richiamo? Quanto dura la risposta immunitaria indotta dal vaccino?”.

In Cina invece stanno avanti. La Sinopharm ha annunciato che «comincerà la produzione su larga scala con l’obiettivo di produrre 610 milioni di dosi entro fine anno».