Valle del Sacco, il miracolo del Bonsignore

Diciassette anni di attesa dallo scoppio dell’emergenza ambientale della Valle del Sacco. Al commissario Lino Bonsignore sono bastati dieci mesi per fare la storia: affidare i primi interventi di caratterizzazione e messa in sicurezza del Sito di interesse nazionale. Ha rispettato una scadenza, persino con un mese di anticipo, come preludio alla bonifica. Altrimenti i 53 milioni di euro sarebbero tornati all’Europa. Ma il merito lo ha lasciato al Direttore regionale del Ciclo dei Rifiuti

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

«Non so per quale ragione, ma in realtà gran parte del lavoro era pronto e bisognava finalizzarlo». Il bomber, non senza evidenti meriti attuativi, è Lino Bonsignore: il commissario della bonifica della Valle del Sacco, all’anagrafe Illuminato.

«Il risultato vero si è avuto con il commissariamento, ci ha dato in dieci mesi risultati non ottenuti in diciassette anni», ha riconosciuto il presidente vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori.

La bonifica della Valle del Sacco adesso è una realtà. Anni di parole, promesse, carte, votazioni, ritardi, sono alle spalle. Si comincia. In che modo, con quale percorso e con quali tempi, la Regione Lazio ha deciso di spiegarlo da Ceprano. L’ha scelta perché è una delle capitali dell’inquinamento che ha avvelenato la Ciociaria negli anni dell’industrializzazione selvaggia.

Basta Valle dei Veleni

La firma dell’accordo tra il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ed il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti, nella Prefettura di Frosinone. Foto © Andrea Sellari / A.S. Photo

L’, dalla sala consiliare, l’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti Massimiliano Valeriani ha messo l’accento: «Il dottor Bonsignore è riuscito a compiere questo miracolo. Tutte le risorse a disposizione sono state impegnate».

Il consigliere regionale Mauro Buschini coordinatore della maggioranza alla Pisana, ha lanciato lo slogan: «Basta parlare di “Valle dei Veleni”». Perché lo si fa da quasi vent’anni anche e soprattutto senza certezze: per il principio di precauzione. Cioè nel dubbio, mi metto nella posizione peggiore.  

Ma di quali risorse sono venuti a parlare a Ceprano? Quali fondi sono stati assegnati? Si parla dei 53 milioni di euro stanziati nel 2019 per i primi interventi per la caratterizzazione e la Messa in sicurezza d’emergenza (Mise) del Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco. Ora quei milioni, previsti dal protocollo d’intesa tra l’ormai Ministero della Transizione Ecologica e la Regione Lazio, verranno messi in campo concretamente. Con un mese di anticipo rispetto alla scadenza: altrimenti quei finanziamenti sarebbero stati restituiti dalla Regione Lazio al Ministero e da quest’ultimo all’Unione Europea. Di quelle storie tutte italiane.

Valle del Sacco: i primi storici interventi

La conferenza stampa sulla Valle del Sacco

A Ceprano è stata presentata la chiusura della gara unica indetta per l’affidamento dei servizi di rimozione dei rifiuti e analisi chimiche di otto ex siti industriali ricadenti nel Sin Bacino del fiume Sacco: Vita Mayer, Europress e Olivieri di Ceprano, Annunziata e Snia-Bpd di Ceccano, ex Deposito Munizioni Esercito di Anagni, cartiera di Ferentino e Ilmes presso Ponti La Selva di Paliano.

Sono i primi storici interventi nella parte ciociara della Valle del Sacco, in cui nel 2005 venne dichiarato lo stato di emergenza socioeconomica e ambientale. Perché proprio Ceprano per fare l’annuncio? Ceprano è stata una delle capitali industriali della provincia di Frosinone negli anni del boom economico: lì insistono tre degli otto siti in via di bonifica. Il commissariamento, stavolta, ha funzionato. (Leggi qui Il Pd confida nel Bonsignore: cosa significa la nomina del commissario).    

A prendere la parola, dopo gli onori di casa (e non solo) del sindaco di Ceprano Marco Galli, è stato il governatore vicario Daniele Leodori: il braccio destro promosso in sostituzione del dimissionario Nicola Zingaretti fino a nuove elezioni. «Nel governo di questi anni abbiamo avuto sempre la Valle del Sacco come uno dei punti programmatici più importanti – ha dichiarato -. A distanza di dieci mesi, con soddisfazione, cominciamo a raccogliere i frutti dell’intuizione di commissariare questo percorso».

Un’altra storia per la Valle del Sacco

Daniele Leodori, presidente vicario della Regione, con Mauro Buschini

Un percorso che, al netto di una pandemia, ha dovuto fare i conti anche con una nuova contesa con il Ministero. La Regione Lazio aveva richiesto la riperimetrazione del Sin a seguito dell’emblematico Caso Catalent: la rinuncia all’investimento di cento milioni nello stabilimento di Anagni. Si è puntato il dito contro la burocrazia. Ma in fondo chi ci investirebbe sui siti industriali di quella “Valle dei veleni” così ribattezzata da diciassette anni? (leggi qui Catalent si è stufata: i 100 milioni (e 100 posti) volano in Inghilterra).

L’obiettivo è proprio quello di iniziare a scrivere un’altra storia per la Valle del Sacco. «È importante dal punto di vista ambientale e della salute dei cittadini – ha aggiunto Leodori -. È poi importante dal punto di vista produttivo, perché andremo a rimettere a disposizione della comunità aree che hanno sì inquinato, ma allo stesso tempo erano importanti e appetibili dal punto di vista industriale. Restituiremo queste zone bonificate e senza più rischio per la salute».

Per diciassette anni si è detto di tutto e di tutto più sulla Valle del Sacco. Senza certezze, se non evidenze: i rifiuti in bella vista che verranno rimossi. Nel mentre, malgrado manchino pochi mesi alle elezioni regionali, non manca un pressing in extremis sul Ministero a proposito di riperimetrazione: «La prima richiesta di riperimetrazione al Governo l’abbiamo presentata sei o sette mesi fa, ma purtroppo ci è stata respinta – ha ricordato Leodori -. Stiamo riproponendo la richiesta al nuovo Governo nella speranza di ridefinire la procedura. Un po’ tutte le amministrazioni comunali hanno inserito fino ai centri storici, pensando che fosse un’opportunità». (leggi qui Catalent, Zingaretti annuncia la fine del Sin: “È figlio di errori ed illusioni”).

Si fa presto a dire riperimetrazione

Daniele Leodori

Leodori, però, ha poi spiegato: «La riperimetrazione non è facile, perché va ristretta un’area che precedentemente era dichiarata inquinata e potenzialmente pericolosa. I tempi della politica dovrebbero essere quelli dell’economia e della civiltà, quindi quando non coincidono c’è qualche problema. Su queste pratiche il ritardo è più del Ministero».

Dalla sala è stata sollecitato dalla Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria, un tavolo tecnico regionale per dare un’accelerata anche allo sblocco delle aziende sbloccabili. «Ragioneremo nelle prossime settimane e vedremo come fare – ha assicurato il reggente della Regione Lazio, prima di una puntualizzazione -. Però sono competenze del Ministero. Non per scaricare le responsabilità, ma per chiarire le competenze».   

«Adesso parte una stagione completamente nuova», ha affermato l’assessore Valeriani. Per poi anticipare una domanda sulle tempistiche: stando al cronoprogramma iniziale, gli interventi erano da concludersi entro il 2023. Ormai, per i tanti motivi emersi nel corso della conferenza stampa, è stata una corsa contro il tempo. Primi interventi e analisi verranno effettuati nel giro di ventiquattro o trentasei mesi: due o tre anni. 

Pur sempre il Sin più esteso d’Italia

L’intervento di Massimiliano Valeriani, assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti

Alle tante critiche ricevute dal centrodestra, anche rispetto a un commissariamento visto come un’ammissione di fallimento generale sulla Valle del Sacco, Valeriani ha risposto da Ceprano: «Le amministrazioni camminano sulle gambe delle persone. A volte riescono a portare a casa gli obiettivi nei tempi definiti, a volte invece è più complicato. Soprattutto quando si parla di operazioni complesse come questa. Stiamo parlando di una complessità che non ha eguali in Italia. Eppure possiamo dire che ce l’abbiamo fatta. Parte da questa operazione la prima grande fase del processo di recupero dei territori».

Ora, a detta sua, parte la sfida vera: «In un tempo definito, che va dai 24 ai 36 mesi, si debbono definire con assoluta certezza gli elementi inquinanti di questi territori – ha precisato l’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti -. Dove esistono gli elementi inquinanti e dove non esistono lo debbono certificare, in modo tale che liberiamo alcuni territori da questo vincolo del blocco».

Quella appena trascorsa è stata una lunga fase di gestazione: «Adesso ci sono gli interventi che ci diranno quali sono le cose che dovremo fare ulteriormente per recuperare questo territorio che da molti anni viene congelato, perché oggetto ipotetico di un immenso inquinamento». Parla da sé la crisi complessa delle aree industriali provinciali, dovuta a mille fattori ma anche all’inserimento e al “congelamento” di tanti siti che può darsi siano inquinati come non lo siano.

Corsa contro il tempo, malgrado i Comuni

Riccardo Del Brocco, assessore all’ambiente di Ceccano, e il consigliere regionale Mauro Buschini, già assessore regionale al ramo

«Abbiamo corso come pazzi e un certo punto abbiamo avuto anche il coraggio di individuare lo strumento del commissariamento», ha detto ancora l’assessore regionale Valeriani. Il sassolino dalla scarpa, infine, se l’è tolto un’altra volta non appena gli è stato chiesto dell’azione contro gli scarichi di sostanze inquinanti. Ai Comuni aveva già tirato le orecchie in precedenza a proposito della scarsa documentazione presentata per le bonifiche dei “loro” siti.

Ora un altro messaggio preciso, anche all’indirizzo dei pochi amministratori locali presenti. Tra questi Riccardo Del Brocco, assessore all’ambiente del Comune di Ceccano. Al di là delle annose polemiche tra Pd e Fratelli d’Italia, «servirà un collegamento quotidiano e una collaborazione tra le amministrazioni interessate – così l’assessore regionale -. Soprattutto i Comuni, i presidi più importanti, anche nell’ottica di nuovi eventuali inquinatori. Vada per la segnalazione di nuovi fattori inquinanti e sversamenti, ma non vorrei che la Regione sia scambiata per un autospurgo. Non è nostro ma dei Comuni il compito di impedire che quelle brutte pratiche del passato vengano riprodotte anche oggi».

Ma poi è intervenuto il bomber, il commissario Lino Bonsignore. Ha ringraziato l’assessore Valeriani per la stima dimostrata, ma ancora di più l’area Bonifiche e Siti Inquinati della Direzione regionale del Ciclo dei Rifiuti: rappresentata nell’occasione dal direttore Andrea Rafanelli. È la macchina amministrativa indirizzata, ancor prima di Valeriani, dal predecessore Mauro Buschini, presente non tra i relatori bensì tra il pubblico. Ha portato la Regione a Ceprano con i fatti, dopo che oltre un anno fa ci aveva fatto tappa con il Festival ciociaro dell’ambiente. (Leggi qui Si fa presto a dire bonifica: meglio tardi che mai). 

Erano stati investiti 150 mila euro dei 53 milioni

Lino Bonsignore, commissario della bonifica della Valle del Sacco

Cosa si è ritrovato Lino Bonsignore a gennaio scorso? «Una situazione in cui, con questi 53 milioni, non era stato aggiudicato niente a parte Arpa 2 a Colleferro, 150 mila euro di appalti». Spiazzando poi col seguito: «Non so per quale ragione, ma in realtà gran parte del lavoro era pronto ma bisognava finalizzarlo». Nel senso che la Regione Lazio aveva già preparato l’azione giusta, ma serviva qualcuno che insaccasse la palla sotto all’incrocio dei pali.   

«Non siamo ancora alla fase della bonifica – ha messo in chiaro il suo commissario -. Per la bonifica ci vorranno ben altri soldi. Abbiamo sinora lavorato negli uffici, adesso siamo pronti ad andare sul campo. Abbiamo fatto tutto quello che era in back office». Poi ha voluto porre l’accento su altre due operazioni finanziate con quei 53 milioni che rischiavano di essere restituiti all’Europa.

Da una parte il monitoraggio delle acque a uso irriguo e domestico di tutti i Comuni della Valle del Sacco: «Monitoreremo le acque per uso potabile, irriguo e domestico. Si deve capire se si stanno irrigando i campi, in cui coltivo la roba che mangio, con acque inquinate. Probabilmente la situazione sarà migliore di quella che immaginiamo, però dobbiamo saperlo con certezza. Intorno al fiume ci sono una serie di aree agricole che non vengono più coltivate perché si presume che ci sia inquinamento. Allora andiamo a vedere se c’è inquinamento o meno».

Non manca nemmeno la sorveglianza sanitaria

Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Il secondo punto in rilievo, invece, è la sorveglianza sanitaria: che non si limita alle seicento delle duemila interviste telefoniche effettuate a campione tra i cittadini della Valle del Sacco. «Successivamente verranno fatte analisi cliniche – ha fatto presente Bonsignoreper vedere lo stato di salute della popolazione». Tutti i dati raccolti verranno divisi per Comune e zona, per poi essere pubblicati su un sito già pronto: Indaco (Indagini epidemiologiche Sin Valle del Sacco), fatto dal Dipartimento epidemiologico della Regione Lazio.

«Si fa in modo che ognuno possa avere coscienza dello stato di salute e anche paragonare quelli dei vari Comuni, più o meno vicini al fiume», ha concluso il commissario per la bonifica della Valle del Sacco, centrando un altro punto focale: la mancanza di informazione se non la disinformazione.

Si sta per chiudere il cerchio con il controllo dei valori di fondo dei terreni: per accertare che sia inquinato o meno. Ma non va dimenticato, come ricordato da Bonsignore, che «però è possibile che certi valori siano naturali e non dipendenti dall’inquinamento. Si indagherà sui cosiddetti valori di fondo del suolo. Stiamo parlando di prospezioni al di fuori dell’area del Sito di interesse nazionale. Vediamo quali sono i valori naturali».

Galli vede la luce in fondo al tunnel

Marco Galli, sindaco di Ceprano, cittadina ciociara con tre siti nel Sin

A dare il via alla conferenza stampa, in rappresentanza dei sindaci della Valle del Sacco, il primo cittadino di Ceprano Marco Galli. Ha riconosciuto i meriti della Regione Lazio: «In questi anni hanno seguito questa lunga partita, molto sentita dai cittadini. La Valle del Sacco ha pagato pesantemente l’inquinamento prodotto dall’attività industriale o altre situazioni particolari nel corso degli anni».

Però si aspetta risultati concreti: «Spero che quella di oggi possa rappresentare davvero la svolta che porti alla bonifica dei siti inquinati. Ceprano ha tre siti che rappresentano davvero un pericolo. Una volta uno fu addirittura definito “l’emergenze delle emergenze”, l’ex Olivieri, dove non si sa bene cosa ci sia interrato. Non sono mancati casi di leucemia e cancro in quella zona. Negli anni si è creata una situazione insostenibile. Molti cittadini hanno fatto quasi una battaglia per la loro salute. Attraverso le associazioni e tutti coloro che si sono affiancati alle istituzioni per arrivare a questo risultato. Vediamo la luce in fondo al tunnel».  

In conclusione, a margine della conferenza stampa, lo slogan di Mauro Buschini: «Basta parlare di “Valle dei veleni”». Si vanifica, fasciandosi la testa prima del tempo e magari invano, qualsiasi iniziativa a favore dell’attrattività del territorio.  «Sono passati diciassette anni da quelle immagini degli animali morti lungo il fiume – ha detto il consigliere regionale – Quando tutti scoprimmo cosa fosse il betaesaclorocicloesano, l’emergenza della Valle del Sacco è stata all’attenzione di tutti.  Popolazioni, associazioni e istituzione».

Buschini: «Meglio di Zingaretti nessuno mai»

Buschini e Valeriani, assessori ai Rifiuti nelle Giunte Zingaretti

Dopo la premessa, la sottolineatura politica di Buschini: «Però è innegabile che è l’amministrazione Zingaretti quella che più di altre ha voluto mettere in campo azioni concrete sulla Valle del Sacco e la sua bonifica. In questi dieci anni ha trovato le risorse e portato avanti tutta la parte burocratica. Ha premuto affinché si utilizzasse le risorse stanziate e oggi siamo arrivati a questo traguardo, quello di poter dire che stiamo consegnando i cantieri per i primi siti».

“Caratterizzazione”, però, potrebbe non suonare bene come “bonifica”. Allora Buschini lo ha ribadito ancora una volta, affinché sia chiaro: «La caratterizzazione non è qualcosa di aleatorio, ma è la prima fase fondamentale per poter andare avanti con la bonifica. Tra qualche mese sapremo con esattezza cosa c’è e quali tipologie di bonifica bisogna fare, come procedere con la messa in sicurezza. La macchina finalmente, dopo tanto tempo, è partita».

Quella macchina l’ha messa in moto la Regione quando ha messo alla guida Lino Bonsignore, riuscito a non far perdere i finanziamenti arrivati dall’Europa al Lazio tramite lo Stato. Con un mese di anticipo, lasciando quasi tutto il merito agli altri.