Valle del Sacco, poco oltre le chiacchiere

Foto © Andrea Sellari / A.S. Photo

Passacarte e Covid non bastano a giustificare un crono programma fermo al palo. Da Colleferro arriva l'accusa del Comitato. In attesa di un summit a Frosinone che proporrà le dolenti note ciociare del problema.

Poco o nulla è stato fatto. La bonifica della Valle del Sacco è ancora al palo. È in letargo il protocollo firmato tra i flash ed i riflettori nel Palazzo di Governo a Frosinone dal ministro per l’Ambiente Costa e dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Era la primavera del 2019. A distanza di oltre un anno non ci sono cantieri. E non c’è una polpa operativa del protocollo. (Leggi qui Via i veleni dalla Valle del Sacco: ma il M5S snobba il suo ministro).

L’accordo fra Regione Lazio e Ministero dell’Ambiente aveva fissato un crono programma preciso. Il bilancio, mestissimo, è stato fatto lo scorso 10 ottobre a Colleferro, lo ricorda oggi su Il Messaggero nell’edizione di Frosinone Pierfederico Pernarella.

Il Governatore Nicola Zingaretti e l’allora ministro Costa nel 2019 all’inaugurazione dei lavori per la bonifica della Valle del Sacco

È a Colleferro che l’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana ha voluto fare il punto sulla situazione. Lo ha fatto incontrando rappresentanti di Regione lazio, Asl, Comuni, Istituto superiore di sanità e Dipartimento epidemiologico. Si bisserà a breve sull’altro versante, a Frosinone. Perché il Sin della Valle del Sacco abbraccia nella sua complessità due province. E sta determinando gli indirizzi amministrativi a programmatici di città come Anagni. Proprio dove la giunta di Daniele Natalia deve mettere in casella operativa la presenza del Sin senza vedere ciò che di buono il Sin produce.

Crono programma non rispettato

Ed anche a fare la tara alla fisiologica lentezza della burocrazia, sul caso di specie il non fatto è molto di più del fatto.

Il Sito di Interesse Nazionale (significa: è un’area talmente inquinata che la bonifica sarà a carico dello Stato) langue ancora nel limbo dei propositi.

Scrive Il Messaggero: Volendo partire dal bicchiere mezzo pieno, i risultati sono gli stessi risaputi ormai da mesi, ossia l’adozione dei piani per il monitoraggio delle acque, la caratterizzazione di aree agricole ripariali e programma epidemiologico. Nel concreto non è stato detto però quando partiranno. 
C’è un unico cantiere aperto, ma solo perché le procedure erano state avviate negli anni passati: quello nel comprensorio industriale di Colleferro, nei siti di Arpa 2 e Caffaro Chetoni. 
E gli altri quando inizieranno? Una domanda da oltre 50 milioni di euro. Tanti sono i soldi messi a disposizione per il Sin Valle del Sacco.

Un solo cantiere e 50 milioni al palo

I controlli di Arpa Lazio sul beta-HCH nella Valle del Sacco

Tuttavia qualcosa ancora non quadra. Anche se si tiene conto dei tempi della burocrazia e dei rallentamenti imposti dal Covid. Neanche la complessità, acclarata, degli interventi da fare sembra giustificare lo stato attuale di stagnazione. Si pianifica ma non si agisce.

Il comitato dei residenti tiene la contabilità del non fatto. «Non sono stati redatti né approvati i progetti. Né tantomeno aperti i cantieri con l’eccezione di Colleferro. Il crono programma contenuto nell’Accordo non è stato aggiornato. O almeno non è stata resa pubblica tale variazione. In sostanza, non ci sono date certe sull’avvio dei cantieri e sull’esecuzione degli interventi. Né alcuna previsione sulla loro conclusione. Sul punto abbiamo notato una certa reticenza dei relatori: si è preferito glissare e parlare delle attività che si faranno in futuro».

Il comitato punta il dito

Nicola Zingaretti e Sergio Costa firmano l’accordo per l’Ambiente © Benvegnu’ Guaitoli, Imagoeconomica

In buona sostanza secondo il comitato i problemi sono a doppio binario, binario complementare. Da un lato l’informazione sul tema è carente, dall’altro quella carenza di informazione si innesta su carenze operative.

Insomma, si è fatto pochissimo e di quel pochissimo si è detto ancor meno. «Abbiamo partecipato all’iniziativa con l’idea di ricevere aggiornamenti puntuali. E invece abbiamo appreso che i tempi sono incerti e non brevi. Poiché gli sforzi non sono bastati a recuperare il ritardo accumulato».

E il dito è puntato in una direzione precisa. «Non esiste una soluzione immediata per un problema che si trascina da tanto tempo. Ma sicuramente pesa in tutta l’operazione di bonifica l’assenza della partecipazione di Comuni e Province (FR e Roma). E con essa la consultazione di gruppi di stakeholder»