Comunità Montane addio, mercoledì esame in Regione

CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO

Torna mercoledì prossimo, 23 novembre, all’esame del Consiglio regionale la proposta di legge che punta a sopprimere le Comunità Montane trasformandole in Unioni di Comuni. La proposta è partita dalla Giunta Zingaretti lo scorso 16 marzo e, tra gli altri obiettivi ha anche quelli di regolamentare le funzioni e i compiti amministrativi ai Comuni, a Roma capitale e alla città metropolitana.

E’ una proposta di riforma a suo modo epocale, che punta tutto sugli ambiti territoriali ottimali (Ato) quali area territoriale adeguata, sulle unioni tra Comuni e sull’obbligo di gestire in forma associata la quasi totalità delle funzioni. Gli ambiti dovranno preferibilmente essere “coerenti” con i distretti sanitari, che non vuol dire coincidere, ma poco ci manca.

All’interno degli Ato va privilegiata la gestione tramite Unioni di comuni. Una volta deliberato il perimetro degli Ambiti ottimali, i Comuni con meno di 5.000 abitanti che non facciano parte di enti montani, dovranno presentare una proposta per la gestione associata delle funzioni fondamentali, aderendo ad un’unione preesistente, ad una di quelle che nascerà dalla soppressione delle Comunità montane, o proporre la costituzione di una nuova unione.

Le ventidue comunità montane esistenti nel Lazio si trasformeranno in unioni di comuni. Sono sei quelle esistenti in Ciociaria: la XII “Monti Ernici” (Veroli), la XIV “Valle di Comino” (Atina), la XV “Valle del Liri” (Arce), la XVI “Grandi Monti Ausoni” (Pico), la XIX “L’Arco degli Aurunci” (Esperia) e la XXI “Monti Lepini Ausoni e Vailiva” (Villa S. Stefano).

Ogni comune potrà far parte di una sola unione in base ai nuovi parametri previsti, che dettano obblighi di gestione associata ed individuano nuovi Ato per tutti i servizi pubblici locali.

I presidenti delle comunità montane saranno nominati liquidatori degli stessi enti e nel giro di alcuni mesi dovranno chiudere la procedura per consentire il subentro alle soppresse comunità delle nuove unioni che erediteranno patrimonio, rapporti giuridici e personale. La unioni che nasceranno dalla soppressione degli enti montani gestiranno anche le funzioni di tutela e promozione della montagna.

Se un comune che fa parte del la Comunità Montana fa già anche parte di un Unione dovrà decidere con chi stare.

I comuni con più di 5000 abitanti, escluso Roma, al fine del raggiungimento delle economie di scala finanziarie e strutturali ed al contenimento della spesa pubblica, hanno facoltà di partecipare alle forme di gestione associata nel rispetto del piano di perimetrazione, aderendo a quelle promosse dai comuni o promuovendone delle nuove.

La procedura per costituire le nuove Unioni prevede la sottoscrizione di un accordo almeno decennale, rinnovabile per altri 10 anni, con sanzioni per l’ente che recede prima; una relazione che indichi i risparmi attesi rispetto alla spesa storica sostenuta dai Comuni che si uniscono; dovranno avere almeno 10.000 abitanti, cariche gratuite per gli amministratori ed essere “congruenti” con gli Ato in cui ricadono.

Sarà poi la Regione a deliberare al riguardo, sancendo l’istituzione delle nuove Unioni. I criteri di grandezza demografica e di durata potranno essere derogati solo in caso di espressa e motiva richiesta. I Comuni che restano inadempienti, saranno associati ‘coattivamente’ all’Unione ritenuta più idonea dalla Regione.

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