La vedova di carnevale (di F. Dumano)

Foto: copyright Piero Albery

Il rito di passaggio dal carnevale alla quaresima. In alcune comunità viene celebrato con un funerale: ultimo atto goliardico ed in maschera dei giorni in cui ogni scherzo è valido.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi  in bianco e nero tra il sacro e il profano. Lui sempre in processione, lo ricordo. Mario, forse il suo nome, ma per me era la vedova di  Carnevale.

Il martedì grasso ad Arpino si faceva il funerale di Carnevale. La mia fantasia di bambina galoppava, nel mio immaginario il genere, il sesso, era determinato dall’articolo: il carnevale era uomo, il suo funerale ai miei occhi di bimba era vero.

I partecipanti erano ai miei tempi  mascherati proprio bene, nulla proprio nulla, faceva presagire che fosse una burla. La prima volta ho pensato che era un vero funerale. La vedova era proprio disperata… Crescendo, ricordi in bianco e nero, ho scoperto che era una burla.

Da bambina, con il  carnevale avevo un bel rapporto: bambini mascherati, stelle filanti, coriandoli, poi la festa delle mascherine a San  Carlo, la maestra Maini.

Crescendo, il  carnevale acquistò un doppio volto: da un lato l’effetto ancora di mascherarsi, dall’altro la guerra dei sessi. Una forma primitiva che trovavo e trovo becera, il manganello.

Bande di maschi alla ricerca di una ragazza, due ragazze… Sembrava che per uscire tranquille bisognasse avere un protettore. Con il tempo sono arrivate anche le squadre al femminile. Un aspetto del carnevale che mi allontana.

Nella mia vita sono arrivati tanti  carnevali con forme diverse: dal rogo di Chiampionet a  Frosinone all’abilità dei maestri carristi di Viareggio con la loro cartapesta, passando per l’incanto e la malinconia delle maschere misteriose tra le calli di Venezia… Ma il fascino, la suggestione della vedova di  carnevale, non l’ ho più trovata.