Veleni nel Sacco e cimitero: nulla sarà più come prima (di L. D’Arpino)

Nello stesso giorno la firma per cancellare i veleni dalla Valle del Sacco ed i cinque arresti a Ferentino per i lavori al cimitero. Una sola certezza: nulla sarà più come prima.

Luciano D’ARPINO per IL MESSAGGERO

Un incubo che forse finisce, un altro che è appena iniziato. Giovedì 7 marzo 2019 è una data che difficilmente sarà dimenticata in Ciociaria: è stato il giorno, infatti, in cui da una parte è arrivato il via libera al risanamento della Valle del Sacco avvelenata; dall’altra, invece, è scoppiato lo scandalo del project del cimitero di Ferentino con cinque arresti per estorsione, e per la prima volta da queste latitudini, con l’aggravante del metodo mafioso.

È sembrata la sceneggiatura di un film. Scena prima: mentre a Frosinone sfrecciavano le berline con i lampeggianti del ministro Costa e del Governatore del Lazio Zingaretti, a Ferentino le auto degli investigatori della Direzione distrettuale antimafia arrivavano davanti al Comune per sequestrare gli atti e i documenti relativi al project dell’ampliamento del cimitero comunale.

Scena seconda: mentre in Prefettura Costa e Zingaretti firmavano l’accordo, dieci chilometri più in là venivano arrestate cinque persone, tra cui il consigliere comunale di maggioranza Pio Riggi, 55 anni. Nelle ultime elezioni è stato il consigliere più votato (515 preferenze) a capo della lista Patto Civico e, nella passata legislatura, ha avuto la delega dal sindaco per gestire i sevizi cimiteriali che sono al centro dell’inchiesta. Con lui sono finiti in carcere suo cugino e tre personaggi legati alla malavita campana, appartenenti al clan di Napoli centro. Il tutto ruota attorno ai 300 mila euro chiesti a un imprenditore di Tivoli che si è aggiudicato l’appalto per il cimitero.

Scena terza: mentre nel capoluogo fioccavano reazioni positive all’accordo che dovrebbe uccidere definitivamente l’inquinante killer denominato Beta Hch, grazie allo stanziamento di 53,6 milioni di euro per la riqualificazione di 12 siti avvelenati entro il 2023; a Ferentino il sindaco Antonio Pompeo, che è anche presidente della Provincia, reagiva con rabbia all’accostamento di termini come camorra e mafia al Comune e alla città di Ferentino. Il primo cittadino ha affermato che, al massimo, si è trattato di «azioni personali» che non coinvolgono l’amministrazione. Nello stesso momento, però, l’opposizione chiedeva un incontro urgente al Prefetto per verificare la sussistenza di infiltrazioni criminali.

Il finale di queste due storie parallele, iniziate giovedì scorso, è ancora tutto da scrivere, ma di sicuro nulla sarà più come prima.

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