Le impronte digitali degli eredi di Simone Cretaro

Due anni e mezzo per raggiungere la posizione migliore. Altrettanti per la campagna interna. Con cui conquistare il titolo di erede del sindaco Simone Cretaro. A caccia delle impronte digitali dei suoi possibili successori

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Il giorno del suo insediamento, nel discorso alla Nazione, il presidente degli Usa Brack Obama disse: “Oggi noi iniziamo con serietà il lavoro di accertarci che il mondo che lasciamo ai nostri bambini sia migliore di quello che abitiamo oggi”. Simone Cretaro, sindaco rieletto di Veroli ha sviluppato un concetto simile. Ma a differenza del suo collega inquilino alla Casa Bianca, la gente non ha pensato alla città che lascerà tra cinque anni: ha iniziato a domandarsi a chi la lascerà. chi sarà il suo erede.

Cinque anni sono lunghissimi. Ma solo in apparenza. L’esperienza indica che in genere la seconda parte del mandato bis è segnata da sgambetti, gomitate sotto la cintura, manovre per conquistare il migliore posto in prima fila.  La prima parte invece è segnata dalla corsa per prendersi il posto migliore dal quale sgambettare e sgomitare.

Chi saranno i protagonisti? Un tentativo di leggere il futuro si potrebbe fare esaminando le scelte fatte per la formazione della nuova Giunta.

Seppure gli assessori siano stati nominati sfogliando il “Manuale Cencelli” e garantendo in maniera assoluta tutti gli equilibri, è evidente il peso del Partito democratico. Guadagnato con cinque anni di mediazioni e di duro lavoro, fatto di ricuciture e limature, con un ruolo non di secondo piano dello stesso sindaco. Che, seppur civico, non ha mai smesso di avere un occhio di riguardo per quello che è il gruppo politico di maggioranza relativa che lo sostiene.

Un lavoro, tuttavia, più che una vera e propria “fusione” sembra essere stato una sorta di “apparentamento pre-voto” che ha lasciato sopravvivere le correnti. In realtà il rattoppo si era tentato già dopo la campagna elettorale del 2014 che aveva costretto l’allora segretario provinciale Simone Costanzo a “ritirare” il simbolo evitando al Partito di doversi schierare con Simone Cretaro sostenuto dala parte del Pd che all’epoca stava con Francesco Scalia, oppure con Danilo Campanari, già sindaco di Veroli che riuniva le sensibilità che si riconoscevano in Francesco De Angelis.

Con Campanari in quella circostanza si posizionò tutto quel fronte fatto di persone che probabilmente avevano mal digerito la scelta che il sindaco uscente Giuseppe D’Onorio aveva fatto ricadere su Cretaro. Allora fra gli scontenti che si schierarono con Campanari ci furono Assunta Parente ed Egidio Lombardi, la prima assessore e poi presidente e del Consiglio comunale, il secondo assessore.

Subito dopo il voto ci fu un primo tentativo di riavvicinamento che tuttavia avrebbe dovuto prevedere un ingresso in Giunta dei “dissidenti pentiti”, operazione a cui le altre liste civiche di sostegno a Cretaro si sono sempre opposte. Fino ad arrivare alla passata primavera e al tanto agognato accordo, rafforzato anche dal serio pericolo che si rischiava di correre con la presenza di una lista di centrodestra a trazione leghista.

Un accordo, quello del Pd riunificato, che ha visto trionfare Assunta Parente, nominata vicesindaco con delega al Bilancio (la stessa delega che aveva anche con D’Onorio sindaco), Germano Caperna comodamente rieletto prima al Comune e poi a Palazzo Iacobucci sede della Provincia di Frosinone, grazie al sostegno della maggioranza consiliare, nel suo ruolo di consigliere provinciale con deleghe importanti. Infine la terza posizione, quella di Francesca Cerquozzi, anche lei consigliera comunale uscente del Cretaro I, già candidata alle Politiche del marzo 2018 e ora di nuovo alle Comunali di Veroli con delega alla Cultura, ma senza assessorato. 

E’ innegabile dunque che a Veroli i prossimi due anni e mezzo saranno quelli durante cui si dovranno gettare le basi per individuare il candidato sindaco successore di Cretaro. Chi in questa fase che precederà il giro di boa non avrà  fatto nulla difficilmente avrà degli elementi da mettere sul tavolo per poter dire agli elettori “Io potrò essere un bravo sindaco e ve lo dimostrano questi fatti”. 

Ed ecco allora che con ogni probabilità si andrà a pescare proprio fra i nomi sopra citati, quelli che già nell’assegnazione delle deleghe sono stati messi in condizione di poter operare e produrre risultati. E quindi ora sono i più impegnati. Il primo nome è senza dubbio quello di Assunta Parente: la persona più vicina al primo cittadino, la più votata, quella che oltre al ruolo di vicesindaco, ha anche una delega importantissima: tiene i cordoni della borsa. Se a tutto ciò si unisce la pluriennale esperienza amministrativa, sicuramente il risultato potrebbe essere notevole. 

E Germano Caperna? La sua è sicuramente la biblica e proverbiale pazienza di Giobbe: uno che ai ruoli ha probabilmente anteposto i fatti. Quello appena cominciato a Veroli per lui è il terza mandato: sempre al proprio posto, sempre rispettoso della “disciplina di Partito” ma soprattutto del gioco di squadra da diversi anni è assessore provinciale a Frosinone e questo gli permette di portare a casa ottimi risultati, soprattutto con le scuole superiori presenti in città, le strade provinciali e tutte le altre questioni di competenza dell’ente di secondo livello. Sicuramente anche lui avrà delle ottime “referenze” da poter presentare per aspirare a succedere a Cretaro. 

Da non sottovalutare la posizione di Francesca Cerquozzi, per via della delega che gli è stata assegnata, quella alla Cultura, che a Veroli ha un peso non indifferente, al punto tale che nelle due precedenti consiliature, D’Onorio II e Cretaro I, era sempre stata assegnata al vicesindaco, nel primo caso allo stesso Cretaro e nel secondo a Cristina Verro, ora presidente del Consiglio comunale.

Un ruolo “istituzionale”, questo, che mette nel lotto dei concorrenti anche Cristina Verro. Perché è vero che che gli assessorati danno ruoli operativi e consentono di creare consenso popolare ma è altrettanto vero che la presidenza d’Aula consente di creare relazioni tra tutti quelli che raccolgono le preferenze e le portano al sindaco.

A scombinare l’intero disegno però potrebbero intervenire due variabili. La prima è la possibile crisi di governo a Palazzo Chigi, evocata un giorno si e l’altro pure. La seconda variabile è, in caso di tenuta del Governo, la disgregazione dei poli e la nascita di forze centriste dall’attuale Forza Italia e da quella parte di Pd che preferisce una visione più Atlantica.

Due anni e mezzo passano in fretta. Molto in fretta.

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