La favola di ‘Simone e il lupo’ per spiegare cosa è successo alla Festa del 2 giugno

L'invito alla cerimonia del 2 giungo a Veroli. Aperta a maggioranza ed opposizione. Ma il candidato sconfitto non si presenta e declina i suoi perché. Che fanno discutere ancora di più

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Ciociaria, Centro Italia, tardo pomeriggio di un qualunque martedì in un borgo. Davanti al bar del centro il solito capannello di persone che declina i soliti discorsi. L’aria è ancora satura dei vaticini post elettorali. A nove giorni dal voto però li si sciorina con la flemma compiaciuta di chi ha già affidato la peperonata ai succhi gastrici.

Un uomo entra nel bar, in compagnia dei suoi, prende una consumazione, discute di umane faccende e lascia il locale mentre gli astanti, che lo hanno riconosciuto, lo guardano allocchiti avviarsi senza salutare. Quel posto è Veroli, Ciociaria, Centro Italia e chi sta lasciando il bar senza aver salutato è Marco Bussagli che nove giorni prima, di Veroli voleva guidare le sorti e condurre le genti, tutte.

Quasi lo si vede, da dietro, ruminare ancora la sconfitta elettorale e la sua ultima coda polemica, quella della Festa della Repubblica. Che, una settimana esatta dopo il voto che ha eletto Simone Cretaro, gli è andata a rimuginare di nuovo nella bile.

Sempre Veroli, corteo di prammatica ad insignire d’allori il Monumento ai Caduti. Parte dal comune di Veroli l’invito. Indistintamente telefonico (abbiamo chiesto e saputo) sia per maggioranza che per minoranza. Trenta secondi netti per comunicare che alla parata della Festa della Repubblica, sarebbe stata gradita la presenza di tutti. Ma proprio di tutti, in pieno rispetto del politically correct.

Ma il 2 Giugno a Veroli, Marco non arriva. Al suo posto un comunicato stampa fra indispettito e dispettoso che ne spiega i motivi “regressi” che Esopo non sei nessuno.

L’elenco numerato parte dalla mancanza di invito ufficiale tramite mail. Roba superata. E pure fiaccuccia come scusa. Per mangiare Simone Cretaro serviva di più. In fondo il candido Simone non poteva avergli inquinato nemmeno l’acqua, perchè il professore beve quella capitolina.

Lampo di genio: ma tu Simo’ non sei quello che durante la campagna elettorale mi ha negato l’uso del Palazzetto? E qui entrano però in ballo le leggi che regolano luoghi e dinamiche.

Venutogli meno quel pretesto il lupo allora disse: “Al Monumento ai Caduti di Veroli, scolpito dal napoletano d’adozione Vincenzo Jerace, avevo offerto il mio personale omaggio già nel 2014, pubblicandolo alla pagina 38 del mio ‘Dossier’ dedicato a ‘L’arte e la Prima Guerra Mondiale’. A casa ho un pacco di lettere di ringraziamento di tutti i Comuni che si sono visti citare nella mia pubblicazione, meno quello di Veroli“.

E l’agnello a spiegargli che a quella data l’epoca Cretaro era ancora in fasce.

Bene – conclude Bussagli il lupo – se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti”.

La favola verolana, stanca e ormai in zona ammazzacaffè, mostra che contro chi ha deciso che qui, a Veroli, non ci vuole venire, da soldato e non da condottiero, non c’è invito che valga.

Intanto Cretaro continua placidamente a bere l’acqua fresca che sgorga dalle sorgenti erniche fregandosene altamente di lupi e capibranco. Il mentore Gianfranco Rufa, da lontano, un poco appoggia e un poco no. Lui la sua favola esopiana l’ha già scritta, solo per lui, e al bar di Palazzo Madama può permettersi di salutare tutti.

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