Verso il governo M5S – Pd. Zingaretti resta in Regione

Foto © Imagoeconomica, Sara Minelli

Oltre tre ore di confronto tra M5S e Pd. Si va verso il nuovo governo. Zingaretti non ne farà parte: resterà in Regione Lazio. Propone una donna come vice premier. Paola De Micheli? Bonino dice no

Oltre tre ore di faccia a faccia, per sciogliere gli ultimi nodi rimasti sul tavolo di una trattativa serrata. È ancora in corso a Palazzo Chigi il confronto tra le delegazioni delle due forze politiche che si candidano a comporre la futura maggioranza, M5S e Pd. Da una parte il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio; dall’altra il Segretario dem Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando.

Quasi sciolto il nodo della premiership (si va verso una conferma di Giuseppe Conte alla guida dell’esecutivo), si ragiona sulle altre caselle ministeriali.

Secondo fonti autorevoli non ci sarebbe un ‘nodo’ Luigi Di Maio, che nel governo uscente ha ricoperto il triplice ruolo di vicepremier, titolare del Ministero dello Sviluppo Economico e del ministero del Lavoro (e che negli ultimi ‘totoministri’ viene accreditato anche per dicasteri quali Difesa e Interno).

«Ha carta bianca perché è lui che tratta» è il ragionamento che si fa in ambienti 5 Stelle. Tuttavia, nell’interlocuzione tra le due parti ci sono ancora alcuni scogli da superare e si continua a lavorare per limare l’accordo.

Le richieste di principio

Fonti parlamentari, sia del Pd che del M5S, sostengono che Nicola Zingaretti avrebbe fatto richieste di principio molto chiare. Si a Giuseppe Conte ancora alla guida del Governo ma non più come ‘avvocato del popolo‘ bensì come premier politico indicato dal Cinque Stelle.

E poi, centralità del Parlamento: le decisioni le prendono le assemblee dei Deputati e dei Senatori, non la piattaforma Rousseau. Che il M5S potrà tranquillamente continuare ad usare ma come strumento di consultazione interna, non come elemento con cui condizionare il parlamento.

Soprattutto: un programma politico capace di durare 3 anni e da scrivere insieme, non un programma che sia come il ‘contratto’ tra Lega e M5S che è stato la semplice sovrapposizione dei programmi dei due Partiti, portato avanti ognuno per proprio conto.

I primi nomi per i ministeri

Nicola Zingaretti ha detto no ad un suo impegno in prima persona nel nuovo governo. Resterà governatore del Lazio. Non diventerà vice premier. Incarico per il quale ha proposto la possibilità di designare una donna, espressione del Pd per bilanciare il premier espressione 5S.

All’incontro non ha partecipato il vicesegretario del Pd Paola De Micheli: alcuni osservatori ritengono che sia una scelta fatta per sondare la disponibilità ad accogliere il suo nome.

Tra gli altri nomi circolati, quello di Lucrezia Reichlin (Economia o Commissario Ue), Elisabetta Belloni (Esteri), Giovanni Tria (possibile conferma al Tesoro o in alternativa Commissario Ue).

Bonino dice no

Emma Bonino ed il suo gruppo sono perplessi. Al punto che nella notte viene rilasciata una dichiarazione. “La Direzione di +Europa non ritiene, alle condizioni date, di offrire un sostegno preventivo al governo frutto dell`accordo a due che si profila tra Movimento 5 Stelle e Pd“.

Emma Bonino e Benedetto Della Vedova sottolineando però che “naturalmente +Europa seguirà con attenzione l’evoluzione della crisi e valuterà una posizione definitiva quando saranno noti programmi, obiettivi e composizione del nuovo esecutivo“.

Insomma, non è un no definitivo. ma nemmeno un si a scatola chiusa. La decisione definitiva verrà presa «alla luce dei programmi, delle iniziative e delle priorità di +Europa, in particolare sulla finanza pubblica, l’immigrazione, i diritti, la sostenibilità ambientale, la giustizia, i rapporti con l’Ue».