Vertice da psico dramma «La maggioranza non esiste più»

Il sindaco De Donatis chiede certezza sui numeri per completare il mandato amministrativo. Ma la riunione di maggioranza mette a nudo tutte le contraddizioni

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Per fortuna che era da remoto altrimenti si sarebbe potuti andare oltre le urla che da un certo punto in poi hanno caratterizzato la riunione di maggioranza a Sora. Si è tenuta lunedì sera. I lavori sono cominciati verso le 19 e sono andati avanti fino a poco prima delle 22. Erano tutti presenti.

Il sindaco l’ha convocata perché pretende certezze sui numeri per il prossimo Consiglio comunale. Dove di fatto si appresta a portare anche il Bilancio di previsione 2021.

Roberto De Donatis

La riunione non è stata affatto tranquilla. La sintesi? Il primo cittadino dichiara apertamente che la maggioranza politica non esiste più e Massimiliano Bruni lo invita a dimettersi.

Il meglio viene più avanti. Ma quale federatore del Centrodestra? Durate la tumultuosa riunione di maggioranza si scopre che per quasi un mese a Sora si è discusso del nulla. Il sindaco Roberto De Donatis non intende federare Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ma solo riconoscere a quei Partiti il diritto ad esporre il loro simbolo all’interno di un progetto dalla forte connotazione civica. Sarebbe piaciuto molto al dottor Freud.

Andiamo con ordine.

Il sindaco in cerca di numeri

Tre punti programmatici, oltre al Bilancio previsionale 2021, da portare al prossimo Consiglio comunale che si dovrà riunire entro gennaio. Sui quali il primo cittadino vuole avere la certezza della maggioranza amministrativa. Sono la ex Tomassi , i lavori al Cimitero la Pubblica illuminazione. Roberto De Donatis lo ha chiesto a chiare note.

La necessità di fare presto con il documento di programmazione contabile si è manifestata a causa del pignoramento presso terzi, presentato da una impresa edile che anni addietro aveva realizzato loculi e cappelle al Cimitero ma deve ancora avere dei soldi. Circa un milione di euro. Per ora.

Una prima tranche, circa 500 mila euro, sarebbero stati già pagati “raschiando il fondo del barile” nel bilancio previsionale del 2020, approvato alla fine dell’anno causa Covid. Per la seconda tranche occorre programmare subito le spese del 2021. Perché mezzo milione di euro non si può certo gestire in dodicesimi: il frazionamento che scatta quando il Bilancio di previsione non viene approvato nei tempi.

Inoltre è necessario trovare una transazione con la ditta, i cui crediti in totale, sulla carta, ammonterebbero a diversi milioni di euro.     

La maggioranza non c’è più  

Simona Castagna

«La maggioranza politica non esiste più». È questa la frase attribuita al sindaco a inizio riunione. A cui avrebbe aggiunto: «O forse non c’è stata mai».

Lapidaria la risposta del capogruppo di Fratelli d’Italia Simona Castagna: «Allora non c’è bisogno nemmeno della verifica». Il suo Partito quella verifica l’aveva chiesta alla fine di dicembre. L’aveva fatto dopo che Roberto De Donatis aveva ricevuto l’appoggio politico della Lega, cambiando di fatto l’assetto della maggioranza.

Colpi di fioretto. Ai quali il sindaco ha risposto facendo intendere che in questa fase non c’è spazio per il politichese. Servono soluzioni concrete altrimenti i conti finiscono a gambe all’aria. Soprattutto per la transazione che si vorrebbe intavolare per la questione cimitero. «Se mi garantite questo voto vado avanti» ha detto lunedì sera.

Il primo assaggio di sciabola lo ha dato l’uomo forte di Fratelli d’Italia Massimiliano Bruni. È stato dopo l’esternazione del sindaco circa i dubbi sulla sussistenza della maggioranza: «Se io fossi un sindaco e dovessi rendermi conto che non ho più la maggioranza politica mi dimetterei immediatamente».  

Fermiamo la registrazione, riavvolgiamo, riascoltiamo: l’esponente della maggioranza Massimiliano Bruni ha suggerito le dimissioni al suo sindaco. Pure questa sarebbe piaciuta al dottor Freud.

La verifica

Fausto Baratta

Non sono stati in molti a fare dichiarazioni. Meno ancora quelli che lo hanno fatto per impegnarsi a garantire i numeri sui tre punti illustrati dal sindaco. A parte forse il vicesindaco Fausto Baratta. Che ha detto: «Come si fa a non votare, chi può non essere d’accordo?» Poi ha espresso riserve sulla propria ricandidatura, parlando della probabilità di lasciare spazio a qualcun altro politicamente più giovane. Ormai è certo il suo sostegno a Luca Di Stefano.

Ma al sindaco questo generico impegno a sostenerlo non è bastato. In questa fase ha bisogno di certezze. Per questo ha posto un ultimatum. Vuole una risposta entro ventiquattr’ore. Ormai entro il 7 gennaio, data la festività dell’Epifania. 

Anche questo passaggio però scatena la reazione politica, pesante, di Massimiliano Bruni: «Devo chiedere al Direttivo del mio Partito e non ce la faccio in poche ore. Mi devi dare tutto domani». «I Partiti non ci devono entrare» la risposta attribuita al sindaco.

«Anche tu facevi parte della segreteria del Psi quando ti sei insediato. Perché ora tutta questa guerra contro i Partiti?» lo incalza di nuovo Bruni.

«Io il Psi e Schietroma non li ho mai fatti entrare nelle questioni amministrative»: la risposta è nella sostanza e non nella trascrizione letterale. Poi il sindaco cita anche il caso della consigliera Floriana De Donatis: «Pur essendo tesserata a Forza Italia in Consiglio comunale è rimasta civica».

I meriti sulle opere

Massimiliano Bruni con il sindaco Roberto De Donatis

A Massimiliano Bruni quella risposta fa perdere le staffe. Lui lo scorso anno è stato messo fuori dall’amministrazione perché ha costituito il gruppo di Fratelli d’Italia. Da quel momento il suo rapporto con il sindaco si è rovinato.

Ha tanto sullo stomaco. E lo tira fuori. «Ti sei attribuito tutti i meriti delle cose fatte dall’Amministrazione» è l’altra accusa a suon di urla che Bruni rivolge al sindaco De Donatis. Citando fra l’altro i lavori al Rione Napoli. E non è un fatto isolato. «Per esempio non hai ringraziato Floriana De Donatis, delegata all’Istruzione, per il nuovo indirizzo musicale ottenuto al Liceo».

«Tu cerchi di mettermi contro anche gli altri» il senso della risposta del sindaco. Che nei giorni scorsi, in un’intervista rilasciata a Ciociaria Oggi, aveva detto che la riqualificazione del quartiere era arrivata su richiesta dei residenti. Bruni questa non l’ha mandata giù. Quei lavori erano il suo obiettivo all’inizio della Consiliatura e ci ha dedicato quattro anni per riuscirci.

I retroscena delle chat

Massimiliano Bruni

In realtà gli scontri, anche frontali fra il sindaco e Bruni sulle opere e sui meriti partono da lontano. Da quando De Donatis gli ha tolto la delega ai Lavori Pubblici questo argomento è un vero e proprio nervo scoperto.

Già durante uno degli ultimi consigli comunali del 2020, quando si approvò lo schema triennale delle opere pubbliche. In quella circostanza il sindaco, che attualmente tiene ad interim la delega, annunciò altri interventi in programma per Rione Napoli con lo stanziamento in Bilancio di ulteriori somme.

Fu proprio dopo quel passaggio che Bruni rivendicò la paternità dell’opera. Opera che invece il sindaco ha sempre attribuito all’impegno di tutta l’Amministrazione comunale. «Ringrazio il sindaco e la maggioranza per aver accolto le mie richieste di giugno» si affrettò dunque a sottolineare Bruni. Come a voler dire: “Quest’opera è arrivata a buon fine grazie a me.  

Scontri andati avanti via WhatsApp, il giorno di Capodanno. Con Bruni che ha rinfacciato a De Donatis l’intervista a Ciociaria Oggi. E con lo stesso primo cittadino che gli avrebbe reso pan per focaccia rinfacciandogli un video di auguri per il nuovo anno postato sulla sua pagina Facebook definito «presidenziale e a reti unificate».

Il caso Lega

Il nervo scoperto resta la verifica di maggioranza. Tutto era nato dopo la conferenza stampa con cui il sindaco aveva annunciato di volersi ricandidare. Di volerlo fare federando il centrodestra.

Pochi minuti dopo la conferenza, il consigliere della Lega Lino Caschera aveva dichiarato ad Alessioporcu.it il suo sostegno alla richiesta del sindaco; a stretto giro aveva diffuso anche un comunicato poi ritirato su richiesta dei vertici provinciali. Perché il coordinatore provinciale leghista Nicola Ottaviani si era impegnato a trovare con gli alleati un candidato unitario.

LUCA DI STEFANO CON LINO CASCHERA

E lo aveva fatto anche nel tentativo di recuperare quello che per quattro anni era stato il capogruppo della Lega in Consiglio: Luca Di Stefano. Se n’era andato via fondando il gruppo Made in Sora dopo che sul Carroccio era salito Lino Caschera ribaltando gli equilibri e portando la Lega dall’opposizione alla maggioranza.

E’ quell’operazione ad avere innescato la richiesta di verifica a fine anno. Ed ora a mandare su tutte le furie Massimiliano Bruni.

«Caschera è entrato con il Partito in Consiglio comunale» le accuse di Bruni. E non ha avuto lo stesso trattamento che invece ha avuto Fratelli d’Italia. Il riferimento è alla conferenza stampa convocata dal sindaco in piena notte, a margine del Consiglio comunale in cui Bruni costituì il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia. Quella notte De Donatis chiese la verifica di maggioranza. La stessa che ora chiede Fratelli d’Italia. E che in parte ha ottenuto con questa riunione.

Il gruppo non c’è

Prova a disinnescare il problema Lino Caschera. Chiarisce: «È vero che mi sono tesserato alla Lega. Ma non ho creato il gruppo consiliare perché per me prima di tutto viene la città di Sora. Il Partito è soltanto uno strumento».

Roberto De Donatis, Lino Caschera, Massimiliano Bruni

«È questa la differenza di visione di Centrodestra – punta l’indice il consigliere di FdI –  Io lavoro su un progetto che restituisca a Sora un ruolo nello scacchiere politico. Tu invece intendi utilizzarlo così. Stai ostacolando il progetto di Centrodestra».

Interviene il sindaco con una pezza che è più evidente del buco: «L’ingresso della Lega era funzionale ad avere tutti i Partiti di centrodestra in un progetto civico». Ammette di fatto che l’operazione c’è stata.

Bruni insiste per la verifica. Il sindaco a questo punto fa retromarcia: «Il problema non sussiste perché non è stato costituito il gruppo in Consiglio». Bruni non ci sta e con tono sostenuto ribatte: «State offendendo l’intelligenza politica di tutti e io non ve lo permetto. Prima dici che era funzionale a un tuo progetto ora dici che il gruppo non esiste. E perché allora ti hanno sponsorizzato come candidato sindaco e firmano comunicati?».

Federatore: termine giornalistico

Il sindaco ha fatto chiarezza su un punto. Durante la conferenza di fine anno non si è proposto come federatore del centrodestra. Non si tratta di una definizione usata da lui ma di creazione giornalistica che lui nemmeno sopporta.

Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli

La definizione faceva parte in realtà di una visione di Partito del coordinatore regionale di Cambiamo Mario Abbruzzese. Riutilizzata dal leghista Lino Caschera nel comunicato poi ritirato. Ma non dal sindaco durante la conferenza di fine anno. Dove di fatto parlò di riproporsi come candidato sindaco chiedendo il sostegno alla sua attuale maggioranza con un importante polo civico e riconoscendo l’uso dei simboli ai Partiti di Centrodestra che hanno amministrato con lui utilizzando in questi anni simboli civici. 

Tranne il termine federatore, ci sta tutto.

La sintesi politica

La mossa politica in realtà sta tutta in un’operazione. Roberto De Donatis vuole farsi approvare adesso il Bilancio perché è l’ultimo passaggio per le Forche Caudine prime delle prossime elezioni comunali. È l’ultima strettoia nella quale possono farlo cadere in anticipo ed impedirgli di governare durante il periodo della campagna elettorale.

È un momento di svolta per Massimiliano Bruni. Deve decidere. Votare il bilancio previsionale significa continuare a dare sostegno politico a De Donatis. Se vuole essere credibile sui palchi deve staccargli la spina adesso.

Se non lo facesse, in campagna elettorale dovrebbe spiegare troppe cose.