Viaggio nel Pd pontino/1:  La lenta uscita dalla ridotta Lepina il “ritorno” al piano

Il ritratto (a puntate) del Pd pontino. Chi sono gli uomini oggi al comando. E perché. Il ruolo delle correnti. La fusione a freddo tra 'socialisti', 'operaisti', 'miglioristi' e 'post democristiani'. Ritratto del passaro per capire il presente

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Il rapporto tra Latina, intesa come provincia, e la sinistra non è stato mai facile, liscio lineare. Conviveva il pragmatismo-riformista dei Lepini dove la sinistra era “egemone”, alla purezza della sinistra di opposizione della pianura. Da un lato il destino di dover vincere sempre e dare risposta agli ultimi, dall’altro la certezza di non doverlo far mai e quindi una certa alterigia.

Risultato, lo scorso anno, prima del giro elettorale di ottobre la sinistra era chiusa nel ridotto lepino (Sezze, Cori, Priverno, Norma); era opposizione a Latina, Aprilia, Cisterna, Terracina; a Sabaudia proprio non c’era. Aveva Pontinia come unica espressione del piano (per capirci della locomotiva economica della comunità).

La scelta contaminante

Valentino Mantini

Latina-Aprilia e Cisterna insieme a Pontinia e Sabaudia hanno 250 residenti la più grande area urbana del Lazio, dopo Roma. La linea identitaria del piano salvava la purezza ma non governava. Nasce da qui la scelta contaminante: a Latina l’alleanza con i civici di Coletta, risultata vincente; a Cisterna il voto su Valentino Mantini. Sono le mosse che portano nel piano il Pd dentro uno schema di governo.

Resta il nodo di Aprilia dove l’esperienza di Tonino Terra, prima di Domenico D’Alessio e Luigi Meddi stanno nel solco riformista socialista e laico, naturale interlocutore del Pd ma non trova ancora una sintesi politica alla Latina. Eppure parliamo di una città operaia, una città con un forte voto di opinione anche a sinistra, con dinamiche molto romane in una Roma che è stata quasi sempre a sinistra. Aprilia è la madre della “ricostruzione” del rapporto tra Pd e pianura.

La chiave Tombolillo

Carlo Medici

Certo il partito ha perso a Pontinia dove ha pesato una spaccatura interna più che un “recupero” della destra. Il Pd “riportava” il sindaco uscente Carlo Medici che aveva come avversario il “sindaco” di Pontinia per definizione e padre di fatto della sinistra della città, Eligio Tombolillo.

Tombolillo è l’unica  chiave per aprire la porta di una città moderata da sinistra, fa tesoro del pragmatismo lepino. Fu determinante nella prima elezione di Medici. A ottobre “sbanca”, non è organico del Pd, ma resta a sinistra. Insomma il Partito è uscito dalla condizione di resistenza e abbozza una controffensiva.

Il cambio di passo

C’è un radicale cambio di passo politico con l’uscita di scena del senatore Claudio Moscardelli. A prescindere dalla semplificazione ‘meglio‘ o ‘peggio‘ alla quale potrà dare una risposta solo il tempo, i fatti dicono che il passo è ‘diverso‘. Nel senso che Moscardelli ha sempre privilegiato la strategia: primum vincere deinde philosophari; un atteggiamento che in alcune fasi storiche ha precorso i tempi.

Claudio Moscardelli

La sintesi è stata la decisione di creare un blocco civico a Formia con l’eterno Sandro Bartolomeo insieme ad ex Udc di Forte oggi sotto il vessillo della Lega; per poco non hanno vinto le elezioni. Il cambio di linea politica è avvenuto proprio in quei giorni: con la scelta di un Pd che deve sempre essere visibile e con il suo vessillo. La clamorosa spaccatura del primo turno ha visto la rimonta al secondo, con una vittoria mancata per un pugno di voti: nessuno toglierà dalla mente dei complottisti che quelle poche decine di voti mancati siano proprio di matrice Dem, per mandare in soffitta un modello di Partito.

Lì c’è stata la svolta. C’è stato l’arrivo del nuovo Segretario Provinciale Omar Sarubbo e per la prima volta il simbolo Pd è a “disposizione” dei “sofisticati” elettori di Gaeta, si prova a tornare al consiglio comunale di Sabaudia.

Resta intatto il nodo culturale. Il nodo di una città futura, per dirla con Antonio Gramsci. Una città che conosca la sua storia capace di uscire dalla idea delle città di fondazione e di una comunità inesorabilmente di destra.