Vicano rieletto ma bocciato il suo contratto: no ai rifiuti da fuori. I sindaci si riprendono la Saf

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Mauro Vicano è ancora il presidente della Saf. Ma il re dei rifiuti adesso è nudo. A spogliarlo è stata l’assemblea dei sindaci, riunita nel palazzo della Provincia. Lo ha rieletto. E gli ha approvato il Bilancio. Ma ha imposto le proprie regole: diverse da quelle che invece il presidente Vicano avrebbe voluto.

 

L’ASSEMBLEA

I lavori sono iniziati intorno alle 16, nel salone di rappresentanza di Palazzo Iacobucci in piazza Gramsci a Frosinone. I presenti sono una sessantina: il numero legale c’è, perché lo Statuto dice che ogni testa vale un voto a prescindere dal numero di abitanti e di chilometri quadrati.

Fuori dall’aula tutti gli altri: a partire da assessori e consiglieri che accompagnavano i sindaci. «Niente claque» ordina Vicano. Restano nel corridoio anche le associazioni, venute per applaudire e per gridare. E pure i giornalisti, che vorrebbero seguire i lavori. «Spiacente ma questo è il Consiglio d’Amministrazione di una società privata» tuona il presidente Vicano. Qualcuno dei sindaci prova ad obbiettare: «Ma almeno i giornalisti lasciamoli assistere». Lapidario il presidente ribatte «No, altrimenti vi esaltate». Qualcuno da fuori risponde: «Era più democratico Cesare Fardelli».


I PRIMI STRILLI

Da fuori si sente strillare. I sindaci hanno chiesto di invertire l’ordine del giorno. E di discutere prima il contratto capestro che molti di loro sono stati costretti a firmare. Prevede la possibilità che Saf riceva normalmente anche i rifiuti in arrivo da Roma e tutte le altre province italiane; oggi può farlo ma solo su ordine delle autorità, per evitare casi di emergenza.

Mauro Vicano va al primo braccio di ferro. Dice no all’inversione. Si deve discutere prima del Bilancio, poi della sua rielezione e solo alla fine del contratto.

I sindaci però non ci stanno. Oltre settanta di loro lo hanno già firmato. Ma sono venuti in Provincia con un’idea chiara: rimangiarsi quell’impegno. Perché tanti hanno firmato solo sotto la minaccia di un blocco totale dei loro camion carichi di spazzatura, di fronte ai cancelli Saf.

Il primo scontro lo vince il presidente uscente. Si inizia a parlare di Bilancio e si segue la scaletta che lui ha scritto. Uno a zero per Vicano.

 

IL RAID DEI SINDACI

Ma è a questo punto che matura la prima manovra a tenaglia. I sindaci prendono la parola. Iniziano a parlare del Bilancio. Ma tutti sottolineano quanto sia importante rivedere il contratto. Perché ha condizionato le cifre del conto economico che sono chiamati a votare. E perché condizionerà ancora di più le scelte future.

Di fatto, stanno parlando di Bilancio ma discutono del Contratto. Uno a uno e palla al centro.

 

RIFIUTI DA FUORI SI O NO

Il nodo è uno. Accettare o meno i rifiuti da fuori provincia. Significa ridiscutere l’intera politica dei rifiuti in provincia di Frosinone. E condizionare anche le scelte che farà il Comune di Roma: senza Colfelice, Virginia Raggi dovrà trovare qualcuno che le lavori la spazzatura se non vuole finire soffocata tra i sacchetti.

E’ il tema che Alessioporcu.it aveva anticipato (leggi qui il precedente ‘Saf, la vera sfida non è il bilancio e nemmeno la rielezione’). Al punto che il sindaco Nicola Ottaviani cita in aula questo blog. E dice. «Ha ragione Alessioporcu.it: qui oggi siamo chiamati a discutere del futuro delle nostre politiche sull’Ambiente. Non stiamo semplicemente esaminando un bilancio».

Mauro Vicano ha bisogno di 700 tonnellate di rifiuti al giorno per tenere in piedi l’impianto. I Comuni della provincia di Frosinone ne producono già molti meno, grazie alla raccolta differenziata. Lui vorrebbe prenderli da fuori provincia. Impegnandosi a ridurre di un terzo la quantità complessiva lavorata oggi. Insomma, scendere da mille tonnellate al giorno a sole 700 tonnellate.

 

LA POLITICA IN FRANTUMI

La politica finisce in frantumi dentro palazzo Iacobucci. Non esiste più centrosinistra né centrodestra. Non si riconosce più l’area di Scalia e quella di De Angelis. Non è chiaro con chi stiano gli uomini di Abbruzzese.

Proprio per questo l’altro giorno, con democristiana previdenza, il segretario provinciale del Partito Democratico Simone Costanzo aveva detto «Il Pd è estraneo a qualsiasi accordo sulla Saf: è competenza esclusiva dei sindaci». Aveva capito che se avesse solo provato a dare un ordine di Partito nessuno lo avrebbe rispettato. (leggi qui Saf, Costanzo: Estranei agli accordi per evitare il massacro)

Così, accade che la metà dei sindaci di centrosinistra che prende la parola, dica a Vicano che non lo rivoterà. Nonostante sia un uomo di area Pd. Sono contro la sua idea di gestione dei rifiuti, contro l’ipotesi di prendere stabilmente le immondizie da fuori provincia. Il sindaco di Colfelice mette sul piatto pure il tema delle assunzioni fatte nello stabilimento.

Non è una conta. E’ una specie di suk dove nessuno sta con nessuno. E le correnti non ci sono più.

 

MANCANO I NUMERI

A questo punto è chiaro che mancano i numeri. C’è il rischio che il bilancio non passi. E con lui decadrebbe anche il presidente Mauro Vicano con l’intero Consiglio d’Amministrazione. A governare arriverebbe un commissario.

«Questa cosa va impedita – spiega Nicola Ottaviani – perché significherebbe togliere ai sindaci il potere di fare quello che stiamo facendo oggi. Ossia, di riappropriarci della Saf e della politica sulla gestione dei rifiuti sui nostri territori. Caro presidente è impensabile che io adesso vada dai miei cittadini a dirgli che da domani devono impegnarsi a fare la raccolta differenziata per permettere a te di prendere da Roma i rifiuti che loro non mandano al tuo stabilimento».

 

LA TRATTATIVA

Nasce allora la trattativa. Vede insieme pezzi di centrodestra (quello che sta con Ottaviani) e pezzi di centrosinistra (soprattutto uomini di Scalia). La sintesi è che sono disposti a votare il Bilancio e confermare in carica il presidente. Ma il Contratto di Servizio deve cambiare. Niente rifiuti da fuori.

Vicano prova a trattare. E’ la sua specialità. Dopotutto è l’uomo che da direttore generale della Asl venne accolto dai trattori con sopra il manichino che lo rappresentava, appeso ad una forca. Ma uscì tra gli applausi. Nella trattativa tenta di inserire una parola con cui fare contenti (e fessi) un po’ tutti. La parola capestro che piace tanto a Vicano è “Gradualmente“. In pratica, la bozza di deliberazione dice che Saf si impegna a non ricevere più i rifiuti da fuori provincia e lo farà ‘gradualmente’.

I sindaci non ci stanno. E gli impongono una data. Una scadenza precisa. E’ Nicola Ottaviani con l’area del cassinate capitanata dal sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco a fissare la scadenza: «Arrivi al 31 dicembre ed a scadenza degli attuali contratti non li rinnovi».

Prendere o lasciare.

 

IL CONTRATTO? SI STRAPPA

E che fine fa il contratto che 75 sindaci avevano già firmato? Quello che autorizzava l’arrivo delle immondizie da fuori?

Giuseppe Sacco è pronto a farsi crocifiggere al centro della sala ma non si esce da lì se quel contratto non viene strappato e riscritto daccapo.

I sindaci gli danno ragione. E passa anche quel punto.

 

LA VOTAZIONE

Si va ai voti. Mauro Vicano viene rieletto presidente della Saf con 55 voti a favore ed un astenuto. Il bilancio passa di misura. Il collegio sindacale viene confermato. Cambia il consiglio d’amministrazione. Entra Marco Di Torrice di Ferentino (fa parte della guardia pretoriana di Francesco Scalia). E con lui entra in Cda Daniela Mancinelli di Pontecorvo (centrodestra, vicina al sindaco Anselmo Rotondo)

Vicano resta presidente. Ma il re e è nudo.

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