Gli eletti alla Camera ed al Senato. Chi ha vinto e chi ha perso. Cosa significa per le prossime Regionali.
Le porte di Montecitorio si sono spalancate: le varcano Massimo Ruspandini, Chiara Colosimo e Sara Kelany per Fratelli d’Italia; Nicola Ottaviani e Giovanna Miele per la Lega; Ilaria Fontana per il Movimento 5 Stelle; Matteo Orfini del Partito Democratico è ancora in bilico; nulla da fare per Paolo Pulciani, bruciato sul filo di lana da una frazione di percentuale. A Palazzo Madama ci tornano Claudio Fazzone per Forza Italia; Nicola Calandrini per Fratelli d’Italia; Bruno Astorre per il Partito Democratico, ci entra lasciando la Camera il leghista Claudio Durigon. Sono loro gli eletti del basso Lazio nel primo Parlamento con la trazione a destra nella storia repubblicana.
Ha vinto Fratelli d’Italia, ha fagocitato gli alleati: assorbendo quasi la metà dell’elettorato leghista e di quello berlusconiano. Il centrosinistra ha spianato la strada: la mancata alleanza tra Pd e centristi di Calenda ha regalato alla destra tutti i seggi che altrimenti sarebbero stati in bilico. Parla per tutti il seggio simbolo della sinistra: quello del Centro di Roma. Lì si è candidato Carlo Calenda sfidando Nicola Zingaretti a fare altrettanto: il Pd s’è ben guardato dal partecipare a scommesse suicide ed ha piazzato un asso chiamato Emma Bonino. Lei ha passato l’asfalto sull’ex ministro umiliandolo: ma il seggio è andato al centrodestra; tra i due litganti è sempre il terzo a godere.
Gli eletti alla Camera
È Fratelli d’Italia ad avere vinto le elezioni. Manda alla Camera Massimo Ruspandini, senatore uscente di Ceccano transitato alla camera bassa in seguito al taglio dei posti in Senato; in compenso s’è tolto lo sfizio di prendere il 54,54% la percentuale tra le più alte in assoluto. Con lui entra Chiara Colosimo: consigliere regionale del Lazio e spina nel fianco del centrosinistra, a lei si devono le inchieste sulle mascherine e sulle assunzioni con le liste di Allumiere; Giorgia Meloni le ha consegnato il seggio di Latina dove era stata eletta cinque anni fa. Passa attraverso la lista proporzionale Sara Kelany avvocato di Sperlonga, padre egiziano, formazione politica con Forza Italia nell’amministrazione del sindaco Armando Cusani.
Ha vinto in trasferta il coordinatore provinciale della Lega Nicola Ottaviani: l’hanno candidato a Cassino nonostante fosse stato due volte sindaco di Frosinone; s’è ritrovato in un collegio nuovo, mezzo ciociaro e mezzo pontino, per nulla favorevole al Carroccio dal momento che Fondi, Gaeta e Formia sono feudi di Forza Italia. Ha vinto con il 54% secco.
Resta a Montecitorio il sottosegretario alla Transizione Ecologica Ilaria Fontana di Frosinone. È l’unica superstite della pattuglia grillina di cinque anni fa: passa attraverso la percentuale ottenuta al Proporzionale Frosinone – Latina.
Alla Camera va anche Giovanna Miele, consigliere comunale ex Forza Italia di Latina. È arrivata seconda alle spalle dell’onorevole Antonio Angelucci dominus della sanità provata nel Lazio. Su Giovanna Miele si erano concentrate le attenzioni del centrodestra per un’eventuale candidatura come sindaco di Latina in caso di caduta dell’amministrazione Coletta le prossima settimana.
In bilico fino alla fine l’ex presidente del Pd Matteo Orfini, capolista al proporzionale Frosinone – Latina. Resta fuori l’ex coordinatore provinciale di fratelli d’Italia Paolo Pulciani di Pofi: lo condanna il risultato del capogruppo a Montecitorio Francesco Lollobrigida; candidato in più collegi, la norma oggi dice che non può scegliere da dove entrare ma passa dal collegio dove ha preso la percentuale più bassa: quella dove alle sue spalle c’era Pulciani.
Gli eletti al Senato
In Senato rimane il coordinatore di Forza Italia del Lazio Claudio Fazzone, che ha dominato nel collegio; resta anche il coordinatore provinciale di Latina Nicola Calandrini passando dal proporzionale.
Ci entra lasciando Montecitorio il coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon di Latina, eletto nel collegio Senato nord. Il partito Democratico conferma il Segretario regionale Bruno Astorre, capolista nel proporzionale Frosinone – Latina.
Il punto politico
Il centrodestra si prende il Lazio. Sui collegi della Regione si è proiettata la netta vittoria su scala nazionale di Fratelli d’Italia, a cui si affiancano Lega e Forza Italia. È un risultato ancora più significativo se si considera che il centrosinistra guida ininterrotamente il territorio regionale da quasi 10 anni.
Con l’elezione di Nicola Zingaretti a Montecitorio si andrà al voto anche per la Regione. La data più realistica è verso la metà di febbraio: con un mese d’anticipo sulla scadenza naturale.
I dati del Senato, dove si è votato su base regionale, parlano chiaro. Il cartello di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, FI e Noi Moderati) ha raccolto il 44,91% pari a poco più di 1,2 milioni di voti.
Il cartello Progressista ha totalizzato il 26,12%. Mentre il Movimento 5 Stelle ha tenuto, totalizzando una media regionale del 14,75%. Si ferma a quota 8,5% l’alleanza centrista tra Azione di Carlo Calenda ed Italia Viva di Matteo Renzi.
Cinque anni fa, alle Regionali la coalizione guidata da Nicola Zingaretti riuscì nel bis (pur non avendo la maggioranza in aula) malgrado il contemporaneo crollo nazionale del Pd a trazione renziana. All’epoca Zingaretti ci riuscì per tre motivi: la capacità di tenere unito il campo progressista-civico (che al tempo non aveva visto ancora nascere Azione né Italia Viva); l’effetto traino della figura del governatore (che prese più voti della somma di quelli conseguiti dalla sua colazione); il centrodestra spacato da due candidature presidenziali (Stefano Parisi e Sergio Pirozzi).
Al contrario, stavolta, l’incapacità delle forze alternative al centrodestra di costruire un fronte unico ha contribuito in modo decisivo alla loro sconfitta su base nazionale e conseguentemente anche nel Lazio. Dove su 36 deputati e 18 senatori eleggibili, il centrodestra ha fatto il pieno vincendo tutti i collegi uninominali (tranne 2) tra Camera e Senato e lasciando agli sconfitti poco più di 10 parlamentari.
Prospettive Regionali
Un quadro che offre alla coalizione trainata da FdI un importante vantaggio in vista delle prossime elezioni Regionali. Il leader della Lega, Matteo Salvini, punta a un accorpamento della tornata di Regionali con quella delle comunali ad aprile. Il che sposterebbe in avanti il voto in Lazio, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Molise.
Tutto dipenderà da quando Nicola Zingaretti rassegnerà le dimissioni. Dal momento della proclamazione (che avverrà ad ottobre) avrà due mesi per dimettersi da governatore. E dal giorno delle sue dimissioni decorreranno i 90 giorni entro i quali tenere le elezioni; durante i quali le redini della Regione passeranno nelle mani del suo vice Daniele Leodori. Verosimilmente la data è metà febbraio.
Il centrodestra è fuori dalla Regione dal 2012 quando si dimise Renata Polverini. La partita è aperta. Tutte le possibilità di uno storico tris stanno in quello che Bruno Astorre ha chiamato Modello Lazio, cioé l’alleanza Pd-Progressisti, M5S, Azione e Italia Viva. È quella generata in questi anni da Nicola Zingaretti.
La proiezione di Astorre
I numeri dicono che il centrosinistra è in partita. Li ha illustrati su Facebook Bruno Astorre, basandosi sui dati usciti dal Senato. Sommando i voti presi dalla lista Democratici e Progressisti (26,13%) con quelli del M5S (17,74%) e di Azione-Italia Viva (8,54%): “Modello Lazio è al 49,41%, Centrodestra 44,90%. con un margine di oltre 100mila voti potenziali sugli avversari.
Resta da capiore che partita vorrà giocare il terzo polo. In mattinata il coordinatore provinciale di Frosinone Antonello Antonellis ha ricordato che Calenda non è disposto a sedersi ad un tavolo già apparecchiato dal Pd. E che per lui il candidato ideale è l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Bruciato però dalla recente condanna della Corte dei Conti.
Anche Germano Caperna della cabina di regia regionale di Italia Viva ha espresso le sue perplessità.
Più possibilista il capogruppo del M5S Loreto Marcelli che ha ribadito la posizione già presa dall’assessore Roberta Lombardi: si al tavolo del Modello Lazio, prima l’alleanza, poi il programma e solo alla fine il nome del candidato presidente.
I nomi in campo
Il vice presidente regionale di Fratelli d’Italia Antonio Abbate ha confermato che sarà il suo Partito ad esprimere il candidato governatore per il centrodestra. Che sarà un politico e non un esponente della società civile. I rumors parlano di Nicola Procaccini già sindaco di Terracina e parlamentare europeo in carica.
Circolano i nomi dei giornalisti Nicola Porro di Rete4 e Gennaro Sangiuliano direttore del Tg2 e soprattutto quello del manager e presidente dell’Istituto del Credito Sportivo, Andrea Abodi, nel caso non ricevesse incarichi ministeriali o di sottogoverno. Ma anche del direttore regionale della Croce Rossa.
Il centrosinistra ha stoppato la discussione che si era aperta (e che aveva portato a più di qualche frizione interna) tra primarie sì-primarie no per concentrarsi sul voto delle politiche. Si ripartirà dal “Manifesto” che stavano redigendo tutte le forze appartenenti al “Modello Lazio”, tranne Azione che ha deciso di restare fuori dal tavolo di coalizione in attesa di capire quale sarebbe stato il candidato espresso da Pd-5S-IV, e dai due candidati (fin qui) alle (mai convocate ufficialmente) primarie: Daniele Leodori e l’assessore alla sanità, Alessio D’Amato.