Virginia riapre Albano, Sacco pronto a ridare la fascia

La sindaca di Roma va avanti con la riapertura di Albano. E Ama sollecita risposte dai due tavoli istituzionali aperti. Sui quali c'è anche il sito di Roccasecca. Il sindaco Sacco: "Se lo riaprono restituisco la fascia”

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Roma sprofonda nel caos rifiuti: la sindaca Virginia Raggi minaccia di firmare già domani l’ordinanza per la riattivazione della discarica di Albano. E nello stesso tempo a San Giovanni Incarico il sindaco Paolo Fallone riceve segnalazioni di insoliti movimenti al confine del suo Comune, proprio dove doveva sorgere l’ampliamento della discarica provinciale di Roccasecca. Quella chiusa per l’esaurimento di tutti gli spazi e per la quale la società Mad ha rinunciato a realizzare un nuovo maxi invaso. (Leggi qui La sottile vendetta di Lozza: arrangiatevi).

Riapre Albano

Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica

Il tam tam delle agenzie di stampa in serata lancia la notizia. Gli uffici di quella che un tempo era la Provincia di Roma stanno limando gli ultimi dettagli del provvedimento: Virginia Raggi ha dato l’input per riaprire Albano. L’impianto dovrebbe accogliere un totale di circa 1.000 tonnellate al giorno di scarti già lavorati dagli impianti di trattamento. Il provvedimento, stando alle indiscrezioni, ha una durata di sei mesi. La sindaca lo aveva minacciato già nei giorni scorsi (Leggi qui Rifiuti, per l’emergenza si va ad Albano).

Oggi i cittadini sono scesi in strada. E la sindaca ha scaricato la responsabilità sulla Regione Lazio. «I cittadini sono esasperati e l’inerzia della regione Lazio è intollerabile», ha detto Virginia Raggi ai suoi collaboratori commentando le proteste di oggi sulla Tuscolana. «Tutti i Comuni di un’intera regione non sanno dove portare i rifiuti che raccolgono. Ora basta. Vanno riaperti subito impianti e discariche. Lo faremo noi, a cominciare da Albano».

L’impianto di smaltimento dei Castelli Romani è chiuso dal 2016 dopo un incendio che ha distrutto il Tmb, cioè l’impianto che prendeva i rifuti ormai essiccati e li passava in un trito – vagliatore per separare i vari materiali. La discarica di Albano era al servizio diretto del Tmb, raccoglieva la parte di immondizie che non poteva essere riciclata. Ha ancora volumetrie autorizzate 250.000 metri cubi che possono essere utilizzate entro il 2024.

L’allarme di Ama

Foto: Imagoeconomica / Livio Anticoli

È Roccasecca ad avere mandato al collasso la raccolta a Roma. La decisione della Mad di Valter Lozza di rinunciare alla costruzione del V bacino ha lasciato la Capitale senza un posto dove portare i suoi rifiuti.

A confermarlo è l’azienda municipalizzata per la raccolta della spazzatura. «La situazione di crisi si è venuta a creare con la chiusura della discarica di Roccasecca». A questo vanno aggiunte le possibilità limitate degli altri impianti di accettare i rifiuti lavorati in arrivo. E non solo ci sono stati «eventi improvvisi che hanno limitato o bloccato la capacità delle lavorazioni di impianti laziali e anche di altre regioni». L’ultimo in ordine di tempo è l’impianto di Rida Ambiente ad Aprilia che oggi ha annunciato lo stop alle lavorazioni fino al 6 agosto per eseguire urgenti lavori di manutenzione.

Ama ricorda che «da circa tre mesi sono stati attivati due tavoli istituzionali molto importanti, presso la Prefettura di Roma e presso il Ministero della Transizione Ecologica: tavoli che nei prossimi giorni dovrebbero portare a soluzioni nel breve, medio e lungo periodo».

Roccasecca? Resta satura

Uno degli invasi della discarica di Roccasecca

A quei tavoli era stata portata anche la situazione di Roccasecca e ne era stata ipotizzata l’apertura d’autorità. Situzione contro la quale il sindaco Giuseppe Sacco ha già annunciato il ricorso in ogni sede.

Non ci sta, di fronte all’iniziativa di Ama che sollecita il tavolo sul quale c’è il nome di Roccasecca. Sa bene che la sua città non è totalmente fuori pericolo. Lo sarebbe da un punto di vista legale e giuridico. Ma l’esperienza insegna che per due volte si è riunito il Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi per scavalcare le norme e disporre l’invio dei rifiuti a Roccasecca.

Sacco la definisce «la scelta più semplice, politicamente parlando». Ma oggi non è replicabile perché la realtà è un’altra: la discarica roccaseccana è satura e non è stata ampliata. Di fatto non può più accogliere rifiuti. «La riapertura dovrebbe transitare per una requisizione – suppone il primo cittadino di Roccasecca -. Dopodiché non so chi dovrebbe essere ad incaricare qualcuno, tramite una gara di appalto, di realizzare il quinto invaso da affidare in gestione a chissà chi. Il tutto con fondi che in questo momento non vedo e dopo aver ristorato il proprietario a cui viene requisito il sito».

Sacco? Alle brutte restituisce la fascia

Il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco

Ma il rischio di un nuovo atto di forza c’è. E per il sindaco, stavolta, è difficile prendere una posizione «perché, in caso di atto di imperio, sarò il primo ad alzare le mani. – ha commentato questa sera – Io rappresento le istituzioni e, se dovesse requisire l’area, tutt’al più posso restituire la fascia e andarmene a casa». Non esclude affatto gesti eclatanti.

Accoglie favorevolmente, intanto, la riapertura della discarica di Albano. «Credo che la scelta sia giusta, perché è nell’Ato di Roma – commenta Sacco -. Ѐ la decisione più semplice che la sindaca Raggi potesse prendere, anche e soprattutto per ragioni economiche, visto che evita di portare i rifiuti fuori regione. Lo poteva fare tranquillamente qualche anno fa, avrebbe evitato tanti problemi sia a noi che a loro». Sia alla provincia di Frosinone che a Roma Capitale.

Ama? «Dacce li sordi»

Rifiuti romani e ciociari

Sacco ne approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa, per modo di dire perché pesa come un macigno, a fronte dell’intervento del gestore del servizio di igiene urbana della Capitale.

«Ama dovrebbe preoccuparsi di restituire al Comune di Roccasecca tre milioni di euro che gli deve dopo aver trasferito qui i rifiuti di Roma per tre anni – si scaglia il sindaco – Per colpa sua siamo costretti a procedere ad azioni giudiziarie, quando la norma prevede che avrebbe già dovuto pagare. Pensassero prima a pagare i rifiuti che ci hanno portato. Poi possiamo pure iniziare a ragionare».

La chiusura della discarica di Roccasecca, sì, ha generato una nuova emergenza rifiuti a Roma. Ma senza l’immondizia capitolina, quella ciociara avrebbe avuto spazio nel IV Invaso fino al 2026. Ed è ora che ognuno si faccia i siti suoi. (Leggi qui Nuova discarica: Pompeo dice no alla Regione).