Volare, volere e pensare

Il ritorno del progetto sull'aeroporto di Frosinone. Al di là del caso specifico è il ritorno di un dibattito sulla progettualità per il territorio. Dopo anni di grillismo nei quali sembrava peccato (le Olimpiadi di Roma bastano per tutto). L'esempio di Scalia. Che aveva ragione: la sua capacità di visione è rimasta insuperata

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Sono appena tornato da un viaggio di piacere, ho accompagnato mia suocera all’aeroporto”. Era la battuta di un vecchio stand up comedian americano, funzionava sempre. In genere aggiungeva: “non viaggio mai in aereo, il viaggio verso l’aeroporto mi fa venire il mal d’auto”. 

Io invece ho sempre adorato gli aeroporti: mi piace l’odore, il rumore, l’atmosfera, la gente che corre qua e la con le valigie, felice di partire, felice di tornare. Mi piace vedere gli abbracci, cogliere la strana commozione o indifferenza dei distacchi e dei ritrovamenti. L’aeroporto è il posto ideale per osservare le persone. L’aeroporto non è solo una costruzione materiale è una continua metafora.

L’appello di Scalia

FRANCESCO SCALIA. FOTO © RAFFAELE VERDERESE / IMAGOECONOMICA

Mi è tornato in mente leggendo l’appello fatto da Francesco Scalia qualche giorno fa quanto sia importante e caratterizzante per un territorio un aeroporto. E devo dire l’ho letto con attenzione ed anche con piacere. E l’ho condiviso per almeno due essenziali ragioni una più evidente, l’altra più profonda.

Esulano entrambe dalle interminabili polemiche che hanno caratterizzato questo argomento nel corso degli anni.

La prima è che Scalia ha ragione. L’aeronautica lascia l’aeroporto di Frosinone. Che di per sé è una notizia di una tristezza unica. Ma in chiave scalo civile libera una serie di soluzioni che nel tempo erano state usate a volte come grimaldello per scardinare tecnicamente il progetto originale.

Il raddoppio di Fiumicino, che è stata la vera mannaia sulle ambizioni frusinati, è stato bocciato. Che non è un avvenimento da poco.

Scalia, sempre molto corretto ed educato, non lo cita mai ma chiunque abbia fatto politica ad un certo livello sa bene che negli anni uno stesso proprietario ha fatto incetta di terreni intorno allo scalo di Fiumicino. Qual proprietario risponde al nome di Benetton. Ufficialmente per una azienda agricola ma in realtà progettando di monopolizzare il territorio per acquisire una posizione di rilievo in vista degli ampliamenti del Leonardo Da Vinci.

L’imbarazzo di Marrazzo

Piero Marrazzo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Ero in aula anche io quando l’allora presidente Marrazzo si dichiarò convintamente favorevole allo scalo ciociaro. E lo ribadì anche fuori dai canali ufficiali. Fino a quando arrivò una vocina dall’alto e la posizione cambiò repentinamente. Benetton non si toccava.

Ma la recente bocciatura forse non è casuale. Probabilmente i rapporti di forza, anche in virtù del caso ponte di Genova e autostrade non sono più gli stessi. E questo è un dato fondamentale se si vuole guardare oltre la formale ufficialità.

La Regione poi aveva già individuato Frosinone come sede aeroportuale. Fece eccezione solo la triste e grottesca pantomima della scelta momentanea di Viterbo che oltre al pronunciamento del consiglio regionale dal giorno dopo rimase lettera morta. In fondo era talmente assurda che non poteva essere altrimenti. In particolare in virtù della totale assenza di trasporti e di collegamenti.

Collegamenti che invece erano il punto di forza di Frosinone e che da allora se possibile sono ulteriormente migliorati con lo sviluppo dell’alta velocità e dei progetti che il presidente Gianfranco Battisti, orgogliosamente ciociaro, ha studiato con grande attenzione e concretezza. 

Il ritorno del dibattito

Insomma di ragioni nella missiva di Francesco ne trovo da vendere. Ma l’aspetto che mi ha più risvegliato l’interesse è il secondo che vi ho anticipato. Che trovo forse più convincente del primo che annovera tutte le buone ragioni tecniche.

Ed è questo: il ritorno ad un dibattito sulla progettualità nella nostra provincia. Su temi di grande respiro ed impatto. Sulle infrastrutture, sullo sviluppo. Ed arriva in un momento particolare, non casuale.

Checché ne dicano gli speranzosi militanti si sta per chiudere una, per fortuna breve e nefasta, stagione di grillismo in Italia. Che porterà alla fine anche del suo contraltare, il becero populismo che ha alimentato i dibattiti degli ultimi anni.

Una stagione in cui non si è parlato di grandi progetti e di grandi opere perché pareva fossero quasi un peccato. Perché i soldi avrebbero dovuto essere spesi per altro e poi si è scoperto non sono stati spesi per nulla di utile. E perché questi nuovi Savonarola promettevano pubblica fustigazione a chi avesse osato pensare di investire fondi pubblici in qualcosa che non fosse la triste e deprimente normale amministrazione. Che poi si è scoperto che nemmeno quella sapevano fare, ma questo è un altro problema. 

Citare il caso delle olimpiadi romane è quasi pleonastico. Ma i soggetti che hanno detenuto il potere in questo periodo erano fatti così. 

Ma adesso che gli italiani sembrano convinti di condannarli all’estinzione o perlomeno alla inutilità è arrivato il momento giusto di parlare nuovamente di cose serie.

L’ingiustizia su Francesco

E secondo me il dibattito di questi giorni ha squarciato almeno parzialmente quella specie di velo di Maya, avrebbe detto Schopenhauer, che ha stordito l’intero panorama politico italiano e ne ha condizionato il dibattito e le scelte.

Ora visto che meritatamente non ricopro più alcun incarico politico mi permetto di dare un giudizio che magari in antiche vesti ufficiali non avrei potuto dare così liberamente su Francesco Scalia che invece immeritatamente non occupa posizioni di prestigio che gli sarebbero onorevolmente spettate.

Francesco Scalia (Foto © Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Di politici bravi questa provincia ne ha avuti tanti e tanti ne ho incontrati, ma la visione politico progettuale che ha avuto Scalia è rara da trovare.

È vero abbiamo dibattuto tutti molto aspramente, io compreso, su questi argomenti che citerò. Forse ci sono stati errori ed inconvenienti. Ma dal punto di vista ambientale, infrastrutturale ed industriale c’è stata una visione.

La Sora Ferentino ne è un esempio, come l’alta velocità. Pensate come sarebbe stata oggi  la nostra provincia con un interporto degno di questo nome ed un aeroporto. E non parlo delle polemiche sulla loro gestione, ma della valenza vera di questi progetti ambiziosi per un territorio. Della progettualità. Della visione. Dello sviluppo.

Lo sviluppo scomparso

Ecco lo sviluppo una parola scomparsa dai dibattiti. In una provincia in cui rischia seriamente di sparire la più grande industria del territorio e non si ascolta la voce di un parlamentare o un consigliere regionale neanche a pagarla.

Allora ben venga questo dibattito che partendo da questi argomenti magari torni a creare una discussione seria sul progetto futuro della Ciociaria. Sullo sviluppo e non sulla depressione. E si può fare solo cancellando tutti i fantasmi e le polemiche del passato ed iniziando una discussione nuova.

Francesco De Angelis

Certo oggi gli unici abilitati a recitare un ruolo saranno Francesco De Angelis con l’importante incarico che è stato chiamato a ricoprire in ambito dello sviluppo del territorio ed il presidente della provincia Antonio Pompeo. Ad entrambe non manca intelligenza, capacità e progettualità.

Per questo il dibattito sarà più sulla volontà di riaprire determinati cassetti, sul coraggio di tornare su questi argomenti.

Soprattutto alla luce delle importanti funzioni di coordinamento che sono assegnate alla provincia nell’ambito del Pnrr che costituisce una ulteriore e fondamentale occasione da sfruttare disponendo di risorse ingenti e immediatamente fruibili.

Il Sottosegretario che non c’è

Diciamocelo infine, in momenti come questi si avverte forte la mancanza di rappresentatività ai livelli più alti di governo. E mi riferisco ad un assessore regionale del territorio e soprattutto a ministri o sottosegretari ciociari che ormai mancano da troppo tempo sui tavoli che contano. E non me ne voglia il sottosegretario Ilaria Fontana, delegata ad una importantissima funzione, per la quale provo sincera simpatia personale, ma il cui apporto di governo alla nostra provincia è semplicemente non pervenuto.

Mi torna in mente infatti che la più bella frase sugli aerei l’ho sentita pronunciare da Henry Ford, che fu invece grande costruttore di automobili. Usava dire : “quando tutto sembra andare male ricorda che gli aerei decollano contro vento, non con il vento a favore”.

Ilaria Fontana (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Per questo, quando ci saremo scrollati di dosso questa inutile antipolitica, avremo bisogno di coraggio e scelte coraggiose. È per questo che mi è piaciuta la coraggiosa lettera di Scalia. È per questo che sarà ora di tornare ad un dibattito anch’esso coraggioso sui temi fondamentali dello sviluppo della provincia senza distinzioni di partito perché altrimenti si perderanno pure le imminenti e fondamentali occasioni che si presentano.

È questo secondo me il carattere distintivo di una classe dirigente che possa fregiarsi di questo nome. Di dirigere, di indicare una direzione.

Altrimenti dovremo di nuovo ricorrere a Nietzsche che con triste sarcasmo soleva dire: “Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare”. 

E invece di coraggiose e fiere aquile sembreremo tutti indistintamente dei bei pollastri da cortile.

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