Cinque Stelle-Pd Sì alla fiducia. Ma la guardia è alta (di C. Trento)

I deputati Fontana, Frusone e Segneri sicuri: «Linea dettata dagli 80.000 della piattaforma Rousseau». Il senatore Bruno Astorre: «Le priorità sono il lavoro e il calo delle tasse»

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Oggi e domani si vota la fiducia al Governo giallorosso. Sì insomma, al Conte bis. Ma nonostante l’accordo, tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle la guardia rimane altissima. La foto di Luigi Di Maio alla Farnesina con tutti i ministri pentastellati ha fatto scattare l’allarme rosso nel Pd. “Non è che questo si è messo in testa di interpretare la parte di Matteo Salvini nello scorso esecutivo?”. Al Nazareno in diversi si sono fatti questa domanda. A voce alta.

Ha scritto il Corriere della Sera:

«Nicola Zingaretti ha chiesto ai dirigenti dem di non raccogliere le provocazioni, perché il governo ha tre giorni di vita e le tensioni sono già potenzialmente esplosive… Al Nazareno è già allarme rosso e Goffredo Bettini, tra i primi a sostenere l’intesa con Grilli & Co, fiuta il pericolo di replicare lo schema della rissa perpetua, che ha ucciso il governo gialloverde: “Guai se inizia il ping pong delle dichiarazioni…” ».

In questo clima, però, Democrat e Cinque Stelle dovranno votare la fiducia. A Montecitorio nessun problema, mentre a Palazzo Madama i numeri ballano. E non mancano dubbi e tensioni nei Cinque Stelle. Gianluigi Paragone ha detto che negherà la fiducia all’esecutivo Conte, Mario Giarrusso sta riflettendo.

L’onorevole Ilaria Fontana con il sindaco di Cassino

Per quanto riguarda i parlamentari locali, hanno tutti le idee chiare. Nel Movimento Cinque Stelle non ci sono dubbi. Ilaria Fontana, eletta deputato nel collegio maggioritario Camera Sud, spiega: «Ottantamila iscritti alla piattaforma Rousseau hanno tracciato la linea da seguire in Parlamento: come portavoce del Movimento Cinque Stelle sarò fiera ed onorata di dar voce alla loro scelta dando la fiducia a questo nuovo esecutivo, partecipando alla seduta come dovere di ogni eletto, dicendo sì ad un programma tutto da realizzare che aspetta solo di correre più veloce che mai. Perché un portavoce, una volta che la maggioranza e la base si esprimono, mette da parte le proprie idee e continua il cammino dando voce alla collegialità (in questo caso, bisogna dire, un vero e proprio plebiscito)».

«Cosa penso di chi sarà fuori a manifestare? L’articolo 21 della Costituzione dice che tutti hanno diritto di manifestare liberamente. Quindi non sarò io ad esprimere giudizi nei confronti di chi decide di esplicitare il proprio pensiero in piazza. Però è pur vero che una riflessione mi viene: proprio chi un mese fa chiedeva i pieni poteri staccando la spina a questo governo, oggi si ritrova in piazza con tutta la sua incoerenza e irresponsabilità politica. Senza mai aver fornito una vera spiegazione a proposito del gesto compiuto».

Luca Frusone, al secondo mandato, è stato eletto nel collegio proporzionale. Rileva: «Certamente sarò in aula a votare la fiducia al governo. L’opposizione naturalmente è libera di andare in piazza, ma potrebbe partecipare più attivamente ai lavori dell’aula. Sottolineo che in questo ultimo anno e mezzo non abbiamo avuto un’opposizione costruttiva, ma soltanto qualche “scenata” a favore delle telecamere».

L’onorevole Enrica Segneri a Montecitorio

In questo ultimo anno e mezzo, particolare non trascurabile, all’opposizione c’è stato soprattutto il Partito Democratico. Anche Enrica Segneri è stata eletta nel collegio proporzionale. Afferma: «Sarò certamente in aula già dalle 11 per il discorso di insediamento del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Dopodiché si voterà la fiducia nel pomeriggio: naturalmente dirò sì. Per quanto riguarda la manifestazione delle opposizioni fuori Montecitorio, dico che hanno sicuramente diritto a manifestare il proprio dissenso. Ma spero che poi possa attuarsi un’opposizione costruttiva, che non penalizzi a priori il buon andamento dei lavori parlamentari. Questo perché a pagare le conseguenze di eventuali rallentamenti sarebbero soltanto i cittadini italiani. E a fronte della perdita di tempo di questi mesi, causata dalla Lega, non ce lo possiamo proprio permettere».

Sui banchi del Partito Democratico al Senato ci sarà sicuramente Bruno Astorre, segretario regionale, vicinissimo politicamente sia a Dario Franceschini (leader di AreaDem) che al segretario Nicola Zingaretti.

Bruno Astorre – Foto © Imagoeconomica

Argomenta Astorre: «Valuto il voto di fiducia un atto impegnativo, che abbiamo assunto nel superiore interesse dei cittadini e del popolo italiano. Ci sono delle priorità precise: il lavoro, l’abbassamento delle tasse, evitare l’aumento dell’Iva nel 2020. Esiste adesso un programma di governo condiviso e forte. Certamente non nego le differenze che ci sono fra noi e il Movimento Cinque Stelle. Siamo forze contrapposte che però hanno trovato una sintesi. Per quanto riguarda la manifestazione in piazza di Lega e Fratelli d’Italia, in democrazia tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero nelle forme che ritengono più opportune. Ci mancherebbe altro».

Per il resto, è davvero troppo presto per ipotizzare eventuali accordi tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico che vadano oltre l’intesa di Governo. Sicuramente Nicola Zingaretti ci sta lavorando, nella prospettiva delle regionali dei prossimi mesi. Intanto i nomi degli assessori regionali Gian Paolo Manzella e Lorenza Bonaccorsi restano “caldissimi” per quel che riguarda la partita dei sottosegretari. Il Lazio si candida a laboratorio giallorosso per intese a cascata.

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